La tragedia

Chi era il ragazzo morto in Australia Spirito libero, poeta, grande sportivo

Chi era il ragazzo morto in Australia Spirito libero, poeta, grande sportivo
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Pochi giorni fa, il 6 febbraio, aveva postato in Facebook una sua foto tra le onde. Stava facendo il bagno, e scriveva «Merry febbraio». Perché in Italia il bagno a febbraio non si fa. Era orgoglioso e pieno di energia vitale, Francesco Marrozzo, 25 anni. Desideroso di intraprendere nuove esperienze, e soprattutto lavorare, dall’altra parte del mondo. Ma il destino ha deciso diversamente. Un furgone guidato da un 18enne ha impedito che il suo futuro, quello tanto cercato, fin nella scelta di andare in Australia con l’amico Sami Remadi, fosse scritto. Stava viaggiando con Sami sull’Hyundai appena acquistata da un concessionario, Francesco, quando venerdì pomeriggio un terribile incidente ha messo la parola fine alla sua vita. Sami, 23 anni, era alla guida: è stato portato al Royal Perth Hospital. Ieri è stato dimesso. Resterà in Australia: vuole lavorare nell'azienda agricola che aveva accettato di assumere lui e l'amico. La madre Alessia Simeone è partita domenica pomeriggio da Loreto per raggiungerlo. Francesco sedeva sul lato passeggero - secondo il racconto di Sami stava dormendo, al momento dello schianto - e per lui non c’è stato niente da fare. È morto sul colpo. La polizia sta portando avanti le indagini per ricostruire nei dettagli la dinamica dell’incidente: sentirà anche il racconto di Sami, appena possibile.

 

 

Da via Ghislandi a Perth. Non trovava altro che lavori saltuari, a Bergamo, Francesco. Ha fatto il pony pizza per Le Voci del Mare, via San Bernardino, per tre anni. Poi il benzinaio. Così la decisione di partire il 29 gennaio, dalla sua casa di via Ghislandi alla volta dell’aeroporto di Malpensa. Destinazione Perth, capitale dello stato dell’Australia occidentale. Due giorni dopo era partito anche l’amico con l’amico di sempre, Sami – si erano conosciuti al liceo linguistico Leonardo Da Vinci -, anche lui in cerca di maggior fortuna. L’incidente è avvenuto sulla South West Highway, nel sud-ovest dello Stato: i due ragazzi stavano andando a visitare l’azienda agricola che li aveva assunti. «Era molto entusiasta di affrontare questa nuova avventura – ha raccontato a L’Eco di Bergamo Stefano Marozzo, papà di Francesco -. Avevano trovato una casa da condividere insieme ad altri ragazzi e avrebbero cominciato a lavorare lunedì. Francesco era un ragazzo molto capace e appassionato di sport: è stato anche campione regionale di scacchi nelle categorie scolastiche. Inoltre giocava a calcio sin da piccolo ed era iscritto nella squadra dell’Olimpia. Dopo il diploma al liceo linguistico aveva superato il test d’ammissione per la facoltà di Scienze Motorie ma ha rinunciato perché voleva trovare un lavoro». La mamma Lorenza Benatti insegna, mentre la sorella Teresa, 17 anni, frequenta la quarta superiore al Secco Suardo. Per problemi di salute, i genitori hanno deciso di non andare in Australia: attendono di sapere dal Consolato quando la salma potrà essere rimpatriata. La madre di Sami mercoledì o giovedì effettuerà il riconoscimento di Francesco. Stefano e Lorenza hanno anche dato ad Alessia i vestiti da mettere alla salma del figlio.

Tempi lunghi per il rimpatrio. Per il rimpatrio della salma ci vorrà tempo. E soldi. Giovedì dovrebbe essere fatta l'autopsia. La polizia sta cercando testimoni dell’incidente per chiarire la dinamica e sta svolgendo una serie di accertamenti tecnici per stabilire di chi sia la colpa. Serviranno 13mila dollari australiani (circa 9.400 euro) solo per riportare Francesco a Malpensa: un altra botta per una famiglia che non ha grandi possibilità economiche: il papà è impegato statale, la madre, come già detto, insegnante. «Per fortuna abbiamo tanti parenti che ci stanno aiutando. Anche in Comune sono stati molto gentili e ci hanno dato una mano con le pratiche», ha detto Stefano. C'è anche bisogno di un avvocato, però.

Tanti interessi. Ha giocato per anni nell’Olimpia 7P di Bergamo. Faceva il difensore ed era considerato una sicurezza per fare gruppo: quello che si dice un uomo spogliatoio. Era sempre corretto con tutti. E la sua squadra, sabato, ha messo il lutto al braccio e ha osservato un minuto di silenzio prima del calcio d’inizio. In suo onore, prossimamente, si pensa di organizzare un torneo di calcio per ricordarlo. «Era uno spirito libero. Un ragazzo per bene, semplice – ricorda Marco Secomandi, l’allenatore –. Sempre tranquillo, di compagnia. Giocava come difensore, ma per necessità quest’anno aveva fatto anche il portiere». Faceva molto sport ma scriveva anche poesie, che condivideva con gli amici su Facebook.

Sami, nato in Tunisia. L’amico sopravvissuto, Sami, è nato in Tunisia e a soli 3 anni è arrivato in Italia dove è cresciuto. Dopo il liceo linguistico, si è iscritto a Roma a Ingegneria Energetica. Ma dopo un anno ha lasciato ed è tornato a Bergamo. Poi Marketing alla Iulm di Milano, ma senza troppa convinzione: aveva voglia di lavorare. L’ha fatto, per due anni, in un’azienda che vende birra artigianale. Ma voleva qualcosa di più, di diverso. «Francesco era un ragazzo col cuore d’oro – racconta Yassine, fratello di Sami, a L’Eco -, era uno degli amici più onesti e sinceri di mio fratello, non l’ho mai sentito dire una cattiveria contro nessuno. Era un ragazzo fantastico e tutti gli volevano bene, infatti aveva tantissimi amici. Ci mancherà moltissimo e cercheremo di stare il più vicino possibile alla sua famiglia».

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