Il bel calcio della Dea

Gasp crea, Borelli fa correre

Gasp crea, Borelli fa correre
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L’Atalanta gioca un bel calcio, le scelte di Gasperini vanno considerate ormai completamente vincenti, nonostante la battuta d'arresto a Torino, e la formazione nerazzurra continua a essere la vera rivelazione del campionato di Serie A. E tutti quanti, tifosi e addetti ai lavori, guardando le partite dei nerazzurri si fanno da settimane la stessa domanda: ma quanto corre la Dea? Vedendo giocare la squadra orobica la sensazione di potenza, forza fisica e velocità è francamente impressionante, Gomez e compagni surclassano gli avversari in quasi tutte le zone del campo riuscendo spesso a vincere i duelli con gli altri giocatori. Dal primo minuto fino al 95’.

Il tecnico di Grugliasco è ovviamente l’uomo copertina, ma nel suo staff ci sono collaboratori di grandissimo valore di cui non si parla quasi mai. Uno di questi, in particolare, risponde al nome di Domenico Borelli e dallo scorso mese di luglio è il preparatore atletico dell’Atalanta. Sul sito ufficiale nerazzurro si legge che il gruppo che si occupa della preparazione fisica della squadra è composto anche da Luca Trucchi, Francesco Vaccariello e Andrea Riboli, ma il punto di riferimento è proprio Borelli.

 

 

Chi è Domenico Borelli. Arrivato a Bergamo la scorsa estate con Gasperini, Domenico Borelli è un classe 1959 e ha una lunga esperienza nel mondo dello sport. Dopo aver conseguito il diploma ISEF, nel 1983 il professore crotonese inizia ad insegnare e contemporaneamente allenare la squadra di atletica leggera della città calabrese. Professionalmente parlando, l’uomo che fa correre l’Atalanta ha dunque un background legato al mondo della corsa in pista. Nel calcio Borelli ha iniziato ad allenare le formazioni giovanili del Crotone. Nella stagione 1994/95, quando la prima squadra arriva in serie D e lui è alla guida della formazione Juniores, gli viene chiesto di iniziare a dedicarsi alla preparazione atletica dei più grandi. Sposato con Caterina e padre di tre figli maschi (Raffaele, Marco e Alessandro), Domenico Borelli resta in rossoblù fino al 2010, quando passa con mister Lerda prima al Torino e poi al Lecce. Il ritorno a Crotone parte con una nuova esperienza nelle giovanili, il passaggio in prima squadra con Juric coincide con la grande stagione culminata con la storica promozione in Serie A e la chiamata di Gasperini (conosciuto proprio a Crotone nella stagione di C1 2003/04) per l’inizio dell’avventura bergamasca.

 

 

Il segreto della Dea: l’intensità. Il lavoro di Borelli con l’Atalanta non ha particolari segreti. La preparazione estiva è stata organizzata con tre settimane piene di sedute con tante ripetute e lavoro classico di base. Secondo qualcuno questo tipo di schema era un po’ anacronistico, ma il tempo sta dimostrando come l’impostazione del lavoro di Borelli sia vincente. La percezione di freschezza che si ha oggi vedendo l’Atalanta dipende molto dalle richieste del mister, dalle sollecitazioni della gara e da come i giocatori interpretano il ruolo, ma è innegabile che serva una grande condizione fisica per andare al massimo. Il credo di Borelli passa da autostima e consapevolezza, requisiti fondamentali per pensare di andare sempre in pressing alto sugli avversari come fa, ad esempio, il centrale difensivo. L’esigenza di gioco comporta questo tipo di sforzi e bisogna lavorare giorno per giorno con grande intensità per essere costantemente al massimo della forma. Non si può avere tutto e subito, è impensabile parlare di intensità senza arrivarci con un lavoro continuo. Nessuno può sapere quale sia il livello massimo che un giocatore può raggiungere. Si può intuire, si può prevedere grazie all’esperienza, ma nessun può dirlo con certezza matematica.

 

 

Spingere sempre e al massimo. L’Atalanta lavora sempre al massimo. Non basta fermarsi a un livello buono, altrimenti non si vince nemmeno una partita. Se un giocatore che ha un picco di velocità di 33 km/h si fermasse a 30 km/h, non prenderebbe nemmeno una palla. L’intensità è decisiva. Il mantra del preparatore atletico della Dea è chiarissimo. Il calcio è fatto di accelerazioni e di decelerazioni, lì si fa la differenza: in 90 minuti un calciatore corre circa 10-11 chilometri, ma la distanza non è significativa perché chiunque potrebbe coprirla. Tutto sta nell’intensità con cui questo viene fatto. Statisticamente, durante i 90 minuti per oltre 50 minuti si sta fermi. Poi ci sono fasi di corsa leggera e pochi momenti di grande sforzo. Le abilità personali sono decisive per arrivare prima sulla palla, così come forza e abilità. Con gli allenamenti aerobici di base e quelli sulla forza, si costruisce dunque una condizione che lo staff deve poi monitorare e valutare anche nelle fasi di recupero. Capire quando un giocatore ha bisogno di staccare o di rallentare è fondamentale per evitare infortuni e cali di forma.

 

 

Il gruppo e le statistiche. Analizzato il credo del preparatore Borelli, passiamo alle caratteristiche del gruppo orobico. Dal punto di vista fisico, i giocatori atalantini hanno buone qualità e nonostante le statistiche della Lega dicano che la media di chilometri percorsi sia tra le più basse della Serie A, il lavoro dello staff che fa capo a Borelli è allenare qualità che magari in passato non sono state stimolate. L’esempio migliore è Petagna che è cresciuto tantissimo a livello generale rispetto a quanto aveva fatto vedere con la maglia dell’Ascoli. Nessun segreto: con Gasperini, già nel 2003/2004 il professore crotonese lavorava nello stesso modo e la base è rimasta quella. Settimanalmente, le sedute centrali dal punto di vista atletico sono quelle del martedì e del giovedì, mentre in generale le giornate sono così strutturate: al mattino riunione con il mister, poi lavoro sul campo (diverso in base alla giornata) e a fine allenamento verifica dei dati GPS con volumi e intensità per verificare se gli obiettivi sono stati centrati. La squadra ha sempre avuto un grande approccio, qualche giocatore è migliorato nel tempo ed è migliorato molto nel rendimento. I segreti sono sempre intensità, corsa e forza.

 

Kessiè

 

Kessie, Spinazzola e i 18 km. Ogni giocatore è diverso e il ruolo determina le caratteristiche che vengono più stimolate. Gli esterni, ad esempio, devono avere attitudine alla corsa e lì si esaltano. Non c’è previsione sul futuro, la partita spartiacque stando ai report dello staff nerazzurro è stata quella contro il Crotone, ma anche con il Genoa ci sono stati picchi di altissima intensità. I volumi del lavoro vanno contestualizzati, dipende da come il giocatore arriva a fare i chilometri che percorre. Se perdi sei portato a spingere, se vinci magari vai più in velocità perché ragioni in contropiede. Mister Gasperini è un convinto sostenitore della tesi che le medaglie si vincono in settimana e si ritirano la domenica. Per il preparatore Borelli vale lo stesso motto. In una settimana di lavoro, i giocatori dell’Atalanta arrivano a percorrere circa 18 km a testa. La velocità massima raggiunta in partita è di 34 km/h, toccata da D’Alessandro e Conti. E se Kessie ha doti fisiche impressionanti, è Spinazzola uno di quelli con più margini di miglioramento dal punto di vista atletico. Parola di Borelli, osate non fidarvi?

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