Pompiere, allevatore, idraulico, guardiano del faro...

Il 77enne scozzese che ha 20 lavori

Il 77enne scozzese che ha 20 lavori
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In Italia la disoccupazione è un problema di non poco conto. Soprattutto tra i giovani, la crisi scoppiata nel post-2008 continua a farsi sentire nel mercato del lavoro, con la disoccupazione giovanile che, a dicembre 2015, era ferma al 37,9 percento contro il 22 percento di media europea, terza peggiore del Vecchio Continente dietro soltanto a Grecia (48,6 percento) e Spagna (46 percento). Un problema non solo economico, ma anche psicologico e culturale per i giovani italiani. Le cause, stando all’analisi de Il Sole 24 Ore, sono ricondotte al sistema scolastico, ai cattivi collegamenti fra scuola e impresa, ad una diffusa mentalità anti-impresa e alla criminalità organizzata.

 

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[Billy Muir]

 

Un uomo, 20 lavori. Spostando la nostra attenzione verso i Paesi più a Nord dell’Europa, il tasso di disoccupazione cala drasticamente. Fino ad arrivare sull’isola di North Ronaldsay, la più settentrionale delle Isole Orcadi, in Scozia, dove c’è talmente tanto lavoro che il 77enne Billy Muir è ancora oggi costretto a fare 20 diverse professioni per portare avanti l’intera comunità locale, composta da circa 50 persone. Sull’isola nessuno ha solo un lavoro, ma nessuno ne ha tanti come Billy, che al giornalista del Guardian che l’ha incontrato per raccontare la sua storia ha raccontato come, nella sua vita, ci siano stati periodi in cui ha svolto anche più professioni di quelle che svolge attualmente e che solo l’età (e le preoccupazioni della moglie Isobel) lo freni dal sobbarcarsi ulteriori impegni e fatiche.

Billy, nonostante il peso degli anni, è iperattivo. Non sta fermo un secondo, è un mare in piena di commissioni, lavori, cose da fare e ricordi. Ricordi di una vita passata in quest’isoletta nell’estremo Nord, battuta per gran parte dell’anno da vento gelido e onde dell’oceano. Nella sua casa mostra al giornalista del Guardian le numerose lettere ricevute dalla Corona britannica come segno di ringraziamento per i numerosi anni passati a svolgere le più svariate mansioni: vigile del fuoco, guardiano del faro, allevatore delle rare pecore mangiatrici di alghe dell’isola, custode degli edifici storici. Eppure sono tante altre le professioni che Billy ha svolto e continua a svolgere a North Ronaldsay. In realtà, piuttosto che elencare ciò che fa, è molto più semplice dire ciò che il 77enne non fa: non fa l’infermiere e neppure il prete. Per il resto ricopre ogni mansione: dal vigile del fuoco al tecnico del traffico aereo, dal responsabile delle turbine eoliche all'amministratore locale, dallo spazzino al benzinaio, dal muratore all’agricoltore, dall’allevatore all’idraulico, dal guardiano del faro al gestore dell’agriturismo. «E in passato ho fatto molto di più» racconta con orgoglio.

 

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[Teigan Scott]

 

Una comunità con un solo bambino. Del resto, se si vuole vivere in questa isola del Nord, non c’è alternativa: chiunque è costretto a svolgere almeno due lavori. E così il veterinario è anche il pescatore, il falegname è pure responsabile delle pompe funebri. Ma anche per gli elevati standard di North Ronaldsay il signor Muir è… estremo. La comunità locale lo vede come un eroe, tranne la moglie Isobel: «Vorrei che si fermasse, che andasse in pensione» racconta, scatenando l’indignazione del marito. «Pensione? No, no, no. Sono troppo giovane per la pensione». Isobel prova a convincerlo che, se lasciasse qualche lavoro, di sicuro qualche giovane prenderebbe il suo posto, ma il problema è proprio questo: in quest’isolotto delle Orcadi, di fatto, non esiste una nuova generazione. La popolazione stanziale è di circa 50 persone, poi ci sono circa 20 persone che a North Ronaldsay hanno una seconda casa. Di queste 70 persone, la maggior parte è in età pensionabile. Il signor Muir, quindi, è in parte costretto a fare tutti questi lavori, perché se non li facesse lui non li farebbe nessun altro.

Ed è difficile pensare che, in futuro, le cose possano cambiare. Attualmente su tutta l’isola c’è soltanto un bambino: Teigan Scott, 10 anni, unico alunno della scuola primaria locale, dove lavorano due insegnanti. Teigan vive sull’isola con la madre Maureen e il padre David da 5 anni. La prima, fino a poche settimane fa, faceva la badante, ma ora anche l’ultima donna di cui si prendeva cura è morta. Il secondo, invece, costruisce le strade, si occupa del cimitero, è pompiere e si prende cura dell’osservatorio degli uccelli locale. Teigan ha due sorelle maggiori, ma una studia a Glasgow e l’altra, di 14 anni, sta tutta settimana a Kirkwall, la cittadina più grande di Mainland, l’isola più estesa delle Orcadi, dove frequenta la scuola. Nessuno si aspetta che Teigan resti a lungo a North Ronaldsay. Le stesse figlie dei Muir, nonostante abbiano tentato in ogni modo di costruirsi una vita sull’isola, alla fine hanno deciso di andarsene per mettere su famiglia.

 

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Una vita difficile. Del resto l’isola non è neppure uno dei luoghi più ospitali: è fredda, anzi gelida, priva di alberi o prati rigogliosi. Spruzzi di erba su rocce e scogli. Non ci sono negozi, non ci sono pub, non ci sono le poste. La spesa viene fatta in comunione una volta a settimana e viene portata con uno dei voli che uniscono l’isoletta alla città di Kirkwall, distante circa mezz’ora di volo. È vero, negli ultimi 30 anni è arrivata l’energia elettrica in ogni casa, i ripetitori telefonici e addirittura la connessione a Internet (per quanto pessima), ma la vita moderna che tutti noi abbiamo in mente è ben distante da quella che si vive a North Ronaldsay. Proprio tutto questo è la causa dello spopolamento di un’isola che, nel 1800, contava circa 400 abitanti e che a inizio ‘900 arrivò addirittura ad averne 500. Da allora un lento declino, fino alla cinquantina di oggi. Eppure qualche coraggiosa famiglia che decide di trasferirsi su questa isolata terra del Nord c’è ancora, come gli Scott, i genitori di Teigan. Cinque anni fa arrivarono a North Ronaldsay insieme a un’altra famiglia, che durò soltanto un anno, poi scappò. Gli Scott, invece, resistono ancora. E spiegano che, a loro parere, un problema di non poco conto è il prezzo delle case: la vicina isola di Papa Westray, infatti, è riuscita a ripopolarsi (sebbene più piccola) attuando una politica di case a costi stracciati, o quasi. E così, dai 65 abitanti del 2001, oggi ne conta 90.

Billy Muir, però, pare non interessarsi molto di questi problemi. A 77 anni, quando gli si chiede se non pensa che la comunità di North Ronaldsay possa morire, alza le spalle: «Il pericolo c’è, ma cosa possiamo farci? La vera sfida è creare nuovo lavoro. Magari qualcuno arriverà sapendo che qui c’è da fare». Sempre che Billy accetti di farsi da parte e lasciar spazio a qualcuno di più giovane. Cosa che, al momento, non ha la minima intenzione di fare.

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