Premiato dalla Regione

Iniziò tutto con una moka, che bella storia il bar Company di Stezzano!

Il locale è tra le 33 nuove attività storiche e di tradizione della Bergamasca riconosciute dalla Lombardia. Da oltre 57 anni con gli stezzanesi. La titolare Tecla Pesenti: «Una bella notizia che ci risolleva il morale. Ci mancava il virus!». Gli anni di Ceser, il lutto e la forza di nonna Gina

Iniziò tutto con una moka, che bella storia il bar Company di Stezzano!
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di Laura Ceresoli

C'è anche il bar Company tra le 33 nuove attività storiche e di tradizione di Bergamo e provincia riconosciute da Regione Lombardia. Una bella soddisfazione per la titolare Tecla Pesenti che da decenni tira le fila di questo locale amatissimo a Stezzano. Un bar che è riuscito ad andare avanti nonostante la crisi e alcune vicissitudini che l’hanno messo alla prova. «Ci mancava solo Coronavirus - esclama Tecla -. Per fortuna è arrivata la bella notizia di questo riconoscimento, almeno ci siamo risollevati il morale». Già, perché l'emergenza sanitaria delle ultime settimane rischia di danneggiare il giro di affari di parecchi esercizi commerciali della zona. Quando incontriamo Tecla è venerdì sera (28 febbraio, ndr). È l'ora dell'aperitivo, ma nel locale non bazzica nessuno: «Restiamo comunque aperti fino alle 21.30 ma con servizio al tavolo, per evitare contaminazioni di cibi al banco, ma in questo periodo è dura - dice -. Il giro d'affari è calato, anche se la gente non è malata si mette comunque in quarantena. Arrivano giusto i clienti di vecchia data, ma altre persone in giro non se ne vedono. Il problema è che le bollette le dobbiamo comunque pagare, dobbiamo sostenere tante spese».

Nel 2018 il bar Company di Stezzano ha festeggiato i suoi trent'anni di attività in via Santuario, ma la sua storia si spinge ben più lontano. «Se non fosse stato per un cambio di sede, quest'anno festeggeremmo 57 anni», precisa la Pesenti. Era infatti la fine degli anni quaranta quando Luigina Teani, la nonna di Tecla, pensò di aprire una piccola bottega alimentare in via Piave, poco lontano dal centro storico. L’idea del bar scaturì qualche tempo più tardi, su suggerimento di alcuni clienti che, tra un salume e l’altro, chiedevano a Gina di poter sorseggiare un buon caffè. Così la donna acquistò una moka, di quelle di una volta con quattro tazzine, e iniziò a servire il caffè all’interno del negozio. Negli anni successivi si attrezzò con una macchinetta professionale per l’espresso. Nel 1962 l'attività è stata trasferita in via Santuario, all’interno di un complesso condominiale in cui, oltre alla salumeria, venne aperto un bar, un forno e un’edicola. Quattro attività, insomma, con un'anima sola. La gestione del bar venne affidata al figlio di Luigina, Cesare Pesenti. «Per tutti i clienti era il bar del Ceser - ricorda Tecla -. Arrivavano da tutta la Lombardia. Mio papà era un sommelier e preparava ottimi cocktail, serviva vino pregiato».

Negli anni settanta Cesare muore, a soli 44 anni. La moglie, rimasta vedova con quattro figli minorenni, non voleva più continuare l'attività. Ma la forza di nonna Gina le ha dato il coraggio. Così, subito dopo il funerale di Cesare, ha spronato l'intera famiglia ad andare in via Stezzano per rialzare la saracinesca. «Una dozzina di anni fa mia sorella ha chiuso la salumeria ed è andata a lavorare in un minimarket come dipendente - conclude Tecla -. Mia mamma ha venduto il chiosco dell’edicola, mio fratello ha chiuso il forno. Adesso è rimasto solo il bar che gestisco con l’aiuto dei miei figli Nicholas e Roberta».

Poi ritorna alla mente il riconoscimento del Pirellone, e il volto di Tecla si illumina di nuovo.

L’articolo completo a pagina 47 del numero di PrimaBergamo in edicola fino al 12 marzo, oppure sull'edizione digitale QUI.

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