Era settembre 1960

«La posso aiutare con la valigia? E non ci siamo più lasciati»

«La posso aiutare con la valigia? E non ci siamo più lasciati»
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Si è spento qualche settimana fa, a 82 anni e dopo una lunga malattia, Umberto Mazzoleni. La sua storia personale si interseca in modo importante con la vita e la crescita del paese di Mozzo. Giovane vicesindaco fino al 1970 e poi primo cittadino fino al 1975, Mazzoleni ha lasciato un’impronta nella visione dello sviluppo di Mozzo.

 

 

Infanzia e formazione. Nato il 30 maggio del 1935, figlio unico di Lina Mazzoleni, cresce alle Crocette di Mozzo, proprio all’ingresso del paese di fronte alla ex-trattoria Gatti. Completa il suo percorso scolastico alla scuola di avviamento, come disegnatore particolarista. Diverse le esperienze professionali, prima alla Rumi, poi alla Franco Tosi, alla Face Standard e alla Dalmine, sezione tubi speciali. Conclude il suo percorso lavorativo al Credito Bergamasco, dove diventa responsabile della sezione cassette di sicurezza valori della sede centrale di Bergamo.

«Posso portarle la valigia?». La moglie Anna Maria Amaglio racconta del loro primo incontro: «Stavo ritornando dal mare, mentre scendevo dal treno alla stazione di Bergamo; un giovanotto alto, biondo mi appare e in modo molto garbato mi dice: “La posso aiutare con la valigia?” Era il 10 settembre del 1960 e da quel giorno Umberto e io non ci siamo più lasciati. Il 15 settembre dell’anno dopo ci siamo sposati. Nel 1962 nasce Stefano, nel 1965 Giovanni Luca e infine la piccola Marzia, nel 1967. Piccola per modo di dire, perché in famiglia sia il papà Umberto che la mamma Anna Maria guardavano tutti dall’alto della loro importante statura. «Quello che ha fatto mio padre per il nostro paese è soprattutto grazie a mia mamma» ricorda uno dei figli. La conferma che dietro a un grande uomo c’è sempre una grande donna.

 

 

L'espansione di Mozzo. «Il paese alla fine degli anni Sessanta era in espansione – interviene Stefano, il più grande dei figli –. Oltre al centro con Piazza Trieste, via Todeschini e la via Piatti, stava iniziando lo sviluppo delle zone rurali periferiche. Mio padre ci raccontava che era importante che i residenti e i nuovi cittadini, che venivano da fuori, si sentissero inseriti e parte attiva della comunità. La Dorotina, il Pascoletto e il cimitero erano stati divisi dal resto del paese dalla nuova statale Dalmine-Villa e la collina divideva il Borghetto dal Centro. Iniziò in quegli anni, per volontà del sindaco e della sua amministrazione, la progettazione del sottopasso della Dalmine-Villa per collegare la parte del paese vicina a Ponte San Pietro con il centro». «La statale tra l’altro iniziava, con l’incremento del traffico, a mietere le prime vittime: chi per andare al cimitero, chi per recarsi nei nuovi quartieri che si stavano nel frattempo sviluppando. Verso il Borghetto, al di là della collina, invece vennero fatte delle verifiche geologiche per fare una galleria sotto la collina. A causa di problemi tecnici, la zona individuata per fare il tunnel era piena di grotte sotterranee e il manufatto avrebbe potuto far crollare la collina stessa; anche a causa del malcontento in paese, il progetto venne accantonato».

Ma per Mazzoleni gli obiettivi non si limitavano solo a rendere i collegamenti tra i quartieri più agevoli. Dedicò grande impegno al miglioramento dell’istruzione per i ragazzi. Nel periodo del suo mandato venne progettata e realizzata la scuola media, con l’ampliamento dello stabile delle scuole elementari: le scuole medie fino ad allora erano ospitate nel vecchio oratorio e nella scuola materna. Ma l’intuizione più importante, che poi prese forma negli anni successivi alla sua amministrazione, fu quella di individuare la zona agricola davanti alle scuole per lo sviluppo scolastico del futuro. Infatti l’attuale zona dove ci sono le scuole medie a forma circolare, il parco Lochis, la biblioteca, è frutto della sua visione che vincolò quelle aree per l’istruzione, la cultura e lo sport del paese. Sua fu anche l’intuizione del Parco delle Cornelle, che in un primo tempo era sul territorio di Mozzo, in zona ora artigianale di via Tavani, ma successivamente fu trasferita sul territorio di Valbrembo a causa di contrasti sul progetto in paese. «I dieci anni di amministrazione incisero sullo sviluppo del paese di cui oggi i cittadini possono godere i frutti» conclude il figlio.

 

 

Il grazie della comunità. Il Comune aveva organizzato per sabato 11 novembre 2017, presso la sala consiliare, un evento nel quale il sindaco Paolo Pelliccioli avrebbe conferito a Umberto Mazzoleni, un particolare riconoscimento per l’impegno civile dimostrato negli anni in carica. «Lui e la sua amministrazione – si leggeva sul sito – ebbero la capacità di perseguire una politica innovativa, facendo scelte strategiche che ancora oggi rappresentano motivo di identità, quale il centro vitale e culturale per il paese. Gli va riconosciuto “il valore dell’etica del servizio pubblico” e l’importanza del senso di “civil servant”, l’integrità, la responsabilità, il disinteresse e la neutralità verso l’amministrazione pubblica; l’impegno nel perseguire l’interesse pubblico ed il bene Comune». Purtroppo a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, il sindaco e la giunta sono stati obbligati a rinviare la cerimonia.

Questo è il percorso di vita di un uomo che si è speso per il bene della comunità, senza risparmiarsi dedicandosi al massimo per i suoi concittadini. «È stato definito visionario – conclude il figlio –, ma la definizione che più mi sento di attribuirgli è quella di un uomo comune, di umili origini, ma con un cuore grande, un cuore che accoglieva tutti i suoi concittadini. Un cuore che ha smesso di battere il 10 marzo, ma che resterà sempre pulsante nelle persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo».

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