È Stella d’Argento al merito sportivo del Coni

Storia della Edelweiss Albino Il fiore del basket femminile

Storia della Edelweiss Albino Il fiore del basket femminile
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Settembre 1961. Sul Bollettino parrocchiale di Albino si legge: «Con mercoledì 5 settembre l’attività di pallacanestro verrà ripresa e le giocatrici troveranno nel cortile l’attrezzatura nuova fiammante di cui gentilmente il reverendo Prevosto ha voluto far dono al nostro oratorio». Il Prevosto è don Antonio Milesi, appena trasferito dalla parrocchia della Malpensata, che decide di far provare anche alle ragazze albinesi quello sport che l’Italia aveva da poco scoperto e apprezzato con il 4° posto degli azzurri alle Olimpiadi di Roma 1960.

 

18 giugno 1972 1a classificata interregionale - dirigenti, sindaco franco bertacchi prevosto don antonio milesi

 

È l’inizio di un’avventura che dalle pendici della Val Seriana porterà il basket bergamasco fino alle vette nazionali. Oggi, giunta al 54° anno di competizioni ufficiali, l’Edelweiss Fassi Albino è la più antica società sportiva di pallacanestro di tutta la bergamasca, anche considerando le compagini maschili. E non è solo la più antica, ma la più forte ed altolocata: quest’anno milita in Serie A2, il secondo campionato italiano, prima di tutte le squadre bergamasche.

La storia. Ma andiamo per gradi. Albino non è certo una metropoli, e a vedere le cime da cui svetta oggi la società (quelle cime ove si coglie la “Stella Alpina”, Edelweiss, appunto, in tedesco), la storia sembra più una "favola sportiva", per come è iniziata. Le prime partite infatti si svolgono all’aperto, in un cortile del Convento di Sant’Anna con fondo in cubetti di porfido, perché la palestra non è altro che uno stanzone del convento, dove vi è spazio per un solo canestro. Le ragazze però giocano bene, e dopo i primi due anni nella F.A.R.I. (Federazione Attività Ricreative Italiane, associazione nata in seno all’Azione Cattolica), le neroverdi si affiliano alla FIP, la Federazione ufficiale. Codice Fip 000182, uno dei più vecchi. I risultati sono buoni: primo campionato di Promozione nel 1965, ascesa fino alla Serie B nel 1972, con le giovanili che ottengono la partecipazione alla fase finale allieve dei Giochi della Gioventù a Roma.

Crisi e rinascita. Ma con i successi arrivano anche altre difficoltà: la Edelweiss si deve spostare all’Italcementi di Bergamo, perchè ad Albino non vi sono palestre omologate. Anche le casse languono, il campionato di Serie B è impegnativo, e nel 1974 si giunge sull’orlo del baratro: quasi tutte le giocatrici della prima squadra si ritirano, il decennale coach Silvano Carrara rassegna le dimissioni e la dirigenza chiede lo scioglimento. Ed è allora che interviene provvidenzialmente Franco Bidasio, che prende le redini della società insieme a Mario Birolini, decide di partecipare al Campionato di Serie B e fa scendere in campo le giovanili. Ragazze che non avevano più di 16 anni. Sembra un’assurdità, ma Bidasio riesce a convincere l’allora allenatore del vivaio Gaetano Salemi puntando dritto al cuore: «Avresti il coraggio di restare indifferente davanti al rischio che un gruppo di ragazze debba smettere di giocare?». La scelta quasi istintiva ma allo stesso tempo protettiva, familiare, dettata dal cuore e volta alla valorizzazione del proprio vivaio risulterà essere in futuro la cifra sportiva della società bergamasca.

Rischiano di arrivare in Serie A. Contro ogni pronostico, le ragazze non solo si salvano, ma sfiorano la promozione in Serie A. La Gazzetta dello Sport titolerà: «Le sedicenni del miracolo». Miracolo e provvidenziali sono termini che calzano a pennello per una società che inizia la sua storia in oratorio, nelle pertinenze di una Chiesa; tra il sacro e il profano è anche uno degli aneddoti più curiosi dei primi anni della storia Edelweiss. Negli anni Sessanta la più forte giocatrice della Stella Alpina è Maria Lucia Carrara, a cui però Don Milesi chiede di prendere la presidenza dell’Azione Cattolica: lei rifiuta, dicendo che «lascerebbe tutto meno che la pallacanestro». Maria Lucia è così forte che pochi anni dopo viene convocata in nazionale. La compagna Mariella Bosis, venutolo a sapere prima delle altre, le comunica la notizia: «Ti hanno convocata in nazionale, pagano 350mila lire alla squadra, hai il posto di lavoro e l’appartamento tutto spesato!». Maria Lucia però lascia tutti di stucco: «È l’ultimo mese che gioco, a gennaio vado a Roma per essere missionaria». Il primo no a Don Milesi era divenuto per lei occasione di un successivo incontro vocazionale, tenuto segreto: Maria Lucia Carrara abbandonava così la capitale della bergamasca cestistica alla volta della capitale della cristianità.

18 giugno 1972: i dirigenti col sindaco Franco Bertacchi e il prevosto Don Antonio Milesi
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Andrea Mismetti, presidente dal 1986 al 2011
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Formazione della Edelweiss che ha giocato a Roma nel 1972
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Maurizio Manara, Presidente dal 1976 al 1979 e allenarore dal 1978 al 1981
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Stagione 1974-1975
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Suor Maria Lucia Carrara, un tempo giocatrice, dal 1963 al 1966
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La trasferta a Udine del 27 maggio 1968
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Lucia Carrara
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Dalla presidenza Mismetti al progetto Ororosa. L’Edelweiss continua così la sua strada prendendo come bussola del proprio cammino la scelta di Bidasio: investire fortemente sul settore giovanile e dedicare molta attenzione ai rapporti umani, gestiti con professionalità ma allo stesso tempo cura, attenzione ai singoli, passione ed affetto come in una grande famiglia, qualità indispensabili se si vuol tenere coesa e mandare avanti una piccola realtà locale. Qualità che di certo non mancano ad Andrea Mismetti, l’uomo che per 25 anni (1986-2011) assume la Presidenza della Società, traghettandola nelle sfide del nuovo millennio e divenendone il volto; a lui è dedicato il libro che l’Edelweiss ha dato alle stampe nel 2013 in occasione del proprio cinquantenario. La squadra rimane a buoni livelli: tanti campionati in Serie B, fino a raggiungere la Serie A2 nel 1981, e sfiorarla di nuovo nel 2000; le giovanili nel frattempo si rendono sempre protagoniste nelle finali nazionali Allieve. La squadra si tinge anche di azzurro, riuscendo a mandare in Nazionale giocatrici come Manuela Turrazzi, Camilla Morlotti, Chiara Pezzoli, Elisa Silva e Giulia Gatti, dopo che ad aprire la strada era stata Lucia Carrara. Si tinge di metallo prezioso nel 2002, quando la Edelweiss riceve dal Coni la Stella d’Argento al merito sportivo.

L'impegno per il settore giovanile. Ma il successo che alla società di Albino piace più ricordare il suo impegno nel settore giovanile, culminato dal 2008 nel Progetto Ororosa, una rete di collaborazione tra le principali società bergamasche di basket femminile. Il progetto nasce con lo scopo di non disperdere le atlete che si iscrivono ai centri minibasket e non trovano poi realtà dove continuare a giocare, proponendo loro un percorso tecnico comune che permetta di crescere nei propri campionati junior, per giungere una volta terminate le giovanili nel campionato senior adeguato alle proprie capacità, senza lasciare nessuno per strada. Ancora, come una grande famiglia. È per questo che negli ultimi anni ASDF Don Colleoni Trescore, Polisportiva Promoserio, Pallacanestro Costa Volpino, Casigasa Parre, Betis Excelsior ed Almenno San Bartolomeo lavorano insieme uniti dallo slogan “Un gioco per tutti e per tutti un gioco”. Ben sette sono le squadre afferenti al progetto: due senior in Serie C ed in Promozione, cinque nel settore giovanile, divise tra categorie Under 18 ed Under 16. Un lavoro di successo, perchè negli ultimi tre campionati (in cui la squadra è passata prima dalla B alla serie A3 fino all’attuale A2) grande è stato il contributo delle ragazze provenienti dal sodalizio rosa.

Under 15 a Rovereto nel 2013
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Stagione 1980-1981
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Stagione 2010-2011
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Stagione 2011-2012
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Stagione 2012-2013
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1992
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Stella d'argento al merito sportivo del 2002
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Graziella Morandi, presidente della Edelweiss
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L’Edelweiss oggi. Discorso che ci conduce così all’attuale campionato. La squadra di Albino, sponsorizzata Fassi Gru (Scorpion Bay invece lo sponsor tecnico), vede nel suo roster 2015-16 numerose atlete Ororosa: Irene Celeri, Chiara Lussana, Alice Carrara e Giulia Vincenzi sono tutte figlie del vivaio bergamasco. Non solo: prima c'erano state le riconferme importanti di Laura Fumagalli, Maria Locatelli (la capitana), Eleonora Isacchi e Simona Devicenzi, con la preziosa "carta" Selene Marulli ancora da giocare e l’aggiunta di Jessica Penna. Insomma, si è voluto dare alle giovanili un ruolo sempre più decisivo, inserendo nel roster ufficiale altre tre atlete "made in Ororosa": Alessia Panseri e Giovanna Birolini, entrambe classe 1998 in forza alla Scorpion Bay Under 18 élite, insieme a Michela Birolini, classe 1995 e gradito rientro dopo il doppio tesseramento con la Serie C di Trescore. L'arrivo di coach Michele Pasqua, nuovo in ambito femminile ma volto stimato e di grande esperienza tra gli uomini, è stato solo uno degli ultimi tasselli di un puzzle che si è completato grazie agli innesti d’assoluto valore di Elisa Silva, bergamasca doc che rientra ad Albino dopo alcune stagioni spese tra A1 e A2, e Gordana Bedalov, talentuosa pivot croata dai trascorsi importanti nelle massime Leghe (due Scudetti in patria) e un trascorso nei College USA.

L'ultima gara, finale thrilling. Un mix di freschezza ed esperienza, coordinato da una società che lavora in gruppo, dalla Presidente Graziella Morandi al GM Fulvio Birolini fino all’ultimo dei magazzinieri, e che dopo la salvezza dello scorso anno ha deciso di fare altri passi avanti e porre le basi per una più solida permanenza nel secondo campionato nazionale. Che è partito bene: le prime due giornate hanno visto Albino battere in trasferta Tortona con un netto 66 a 46 nel primo incontro, e sconfiggere Marghera nella seconda partita… forse. Sì perchè nel secondo incontro, disputato per la prima volta nel Palazzetto di Torre Boldone dopo che negli ultimi anni la casa dell’Edelweiss era stata il parquet di Alzano, è andato in scena un finale thrilling. Nell'ultimo quarto arbitri e ufficiali di campo mandati dalla Federazione hanno commesso un errore macroscopico, attribuendo quattro punti in meno alle ospiti e quattro in più per le biancorosse. Nonostante anche la dirigenza di casa, favorita dall’errore, avesse segnalato il disguido, i refertisti hanno continuato a sostenere di essere nel giusto, facendo sì che la partita proseguisse in un clima surreale, con tutto il Palazzetto (tranne gli arbitri) consapevole di giocare con un punteggio errato, e falsando di fatto la partita. Marghera ha presentato ricorso, e la situazione è ancora sub iudice. Un episodio sconveniente ma che in parte ha contribuito a rendere ancora più frizzante il clima attorno ad una squadra che sembra avere tutte le carte in regola per disputare un campionato tenendo alto il nome ed i colori che rappresenta.

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