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Quelli di Liberi e Uguali a Bergamo che hanno detto di no a Gori

Quelli di Liberi e Uguali a Bergamo che hanno detto di no a Gori
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In copertina, da sinistra: Matteo Errico, Greta Ravasio (al centro) e Bruna Kola (ultima).

 

In un video del 2013, tornato a circolare sui social negli ultimi giorni, si vede l’allora segretario del Pd Pierluigi Bersani che, in una conferenza stampa a sostegno del candidato governatore alla Lombardia Umberto Ambrosoli, dichiara: «La sinistra, se vuole battere Roberto Maroni deve correre unita». Cinque anni dopo le cose vanno diversamente: Bersani è uno dei vertici di Liberi e Uguali, partito di sinistra fondato dagli scissionisti del Pd, che ha deciso di non supportare il candidato dem alla Lombardia, Giorgio Gori.

Perché Gori no? La decisione non è stata semplice e lo confermano anche i dieci candidati al Consiglio regionale di LeU della Bergamasca, ovvero Riccardo Ceriani (53 anni), Luca Pontani (54), Marco Bresciani (37), Bruna Kola (25), Matteo Errico (26), Annita Borriello (59), Greta Ravasio (23), Mariagrazia Bonicelli (58), Giovanna Galli (75) e Alfredo De Marchi (73): «La decisione è stata presa nell’ultima assemblea regionale - spiega Ravasio, un passato da giovane attivista del Pd -. Non tutti eravamo d’accordo, ma la stragrande maggioranza sì».

 

 

Tra i bergamaschi, è Bresciani quello ad aver “combattuto” di più per far vincere la linea del supporto a Gori: «Io sono tra i firmatari dell’appello a sostegno di Gori - spiega -. Non tanto a lui come figura politica, ma perché credo in un centrosinistra unito. E se lo vogliamo, non serve solo la sinistra, cioè noi, ma anche il centro, cioè loro. Detto questo, si è scelta un’altra strada e mi adeguo». Più dura nel giudizio sul sindaco bergamasco Kola, ex Sel: «Il mio giudizio su Gori è tranciante: lo reputo un imprenditore e nulla più». Sulla stessa linea anche Pontani: «È l’altra faccia di Maroni, non rappresenta la mia, la nostra idea di sinistra».

Delusi dalla Giunta Gori. A fare un quadro un po’ più completo dei motivi per cui LeU non vede in Gori un degno rappresentante è Ceriani, anche lui con una lunga militanza tra le fila del Pd: «Non si può dire che la sua Giunta, a Bergamo, abbia fatto male. Ma da un’amministrazione di centrosinistra, francamente, mi sarei aspettato un’altra scala di priorità. Periferie e sostegno alle persone in difficoltà dovevano essere i primi punti del programma. Non nego che qualcosa sia stato fatto, ma le misure sociali attuate mi sono sembrate uno zuccherino a quella parte di elettorato più di sinistra e nulla più». Pontani, Borriello e Kola, invece, sottolineano come «i temi del...»

 

Per leggere l’articolo completo rimandiamo a pagina 9 di Bergamopost cartaceo, in edicola fino a giovedì 25 gennaio. In versione digitale, qui.

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