Io non ho paura

Mattia, che a 19 anni ha riaperto l'edicola davanti alla chiesa delle Grazie

«Era il mio sogno e per realizzarlo ho messo via i soldi per tre anni lavorando da un fruttivendolo. Mi piace alzarmi presto e parlare con la gente»

Mattia, che a 19 anni ha riaperto l'edicola davanti alla chiesa delle Grazie
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di Heidi Busetti

Partiamo con la domanda sbagliata. «Tu sei del millenovecento...?». E infatti veniamo bloccati immediatamente da una risposta che spiazza: «Duemilaeuno». Duemilache?! Ci stiamo ancora chiedendo come sia possibile che i Millenials siano già adulti quando Mattia si presenta. Il suo nome, per intero, è Mattia Bellusci ed è un diciannovenne che ha realizzato il suo sogno più grande: fare l’edicolante, per stare a contatto con la gente, in mezzo alle persone dall'alba fino al tramonto.

«Era diverso tempo che avevo in testa questo progetto, e da tre anni ho iniziato a mettere via i soldi per concretizzarlo. Facevo il fruttivendolo qui in centro e conosco praticamente tutti. Con mio padre mi sono attivato per trovare il posto giusto e quando abbiamo saputo di quest’edicola (di fronte alla Chiesa di Santa Maria delle Grazie, in Porta Nuova, ndr), abbiamo colto l’occasione al volo».

Residente in città, Mattia è un ragazzo pratico che “viaggia a mille”. Atalantino sfegatato, ama Bergamo e non poteva chiedere di meglio che un lavoro che gli permettesse di continuare a frequentare la sua gente. «Sono uno che ha tanta voglia di lavorare e mi piace alzarmi la mattina presto. Ecco perché questo mestiere fa per me: posso parlare con la gente, comunicare tutto il giorno, praticamente il top!». Anche se la sveglia suonerà alle cinque del mattino, perché i giornali arrivano per le cinque e mezza tutti i giorni, sette giorni su sette. «Siamo i secondi in fila, partendo dalla stazione, quindi da noi le copie arrivano prestissimo. La chiusura invece è alle otto di sera, con due ore di pausa, dalle 12 alle 14».

Vicino a Mattia c’è il padre, con un vassoio di caramelle. «Ne volete una?», impossibile rifiutare. In tempo di Covid qualsiasi gesto umano non solo è gradito, ma necessario. Così, accettiamo. «Sono proprio felice - prosegue Mattia, linguaggio sbrigativo e asciutto, ma molto concreto, tipico dei figli della terra orobica - vado d’accordo con tutti e rispetto il prossimo. Anche con il vicinato mi trovo molto bene, questa mattina sono stati in parecchi a incoraggiarmi! È una zona difficile, lo so bene perché ho lavorato fin da quando avevo 16 anni da un fruttivendolo qui vicino, ma piano piano mi farò strada. Mio padre mi è stato vicino, mi ha dato una mano con le pratiche burocratiche. Così dopo tre anni di lavoro, con fatica e sudore ho messo da parte il necessario. E alla fine, ce l’ho fatta!».

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