Intervista alla figlia Laura Adele

Mio padre Vittorio Feltri (che è tutto il contrario di come appare)

Mio padre Vittorio Feltri (che è tutto il contrario di come appare)
Pubblicato:
Aggiornato:

di Ettore Ongis

Vittorio Feltri ha quattro figli: le due gemelle Laura Adele e Saba Laura (in onore dello scrittore Umberto Saba), avute dalla prima moglie, Maria Luisa, morta quando le bambine erano ancora in tenera età, e altri due figli, Mattia e Fiorenza, avuti dalla seconda moglie, Enoe. Laura Adele Feltri a Bergamo gestisce un’agenzia immobiliare in via Cucchi, ma in pochi sanno che quel marchio, Casafeltri, ha a che vedere con il famoso giornalista, perché in casa Feltri, quella di papà, la regola è che ognuno deve “farsi da sé”. Laura ce l’ha fatta in campo immobiliare, Saba lavora in Telecom, Mattia, corsivista de “La Stampa”, è diventato una delle firme più prestigiose del giornalismo italiano e Fiorenza gestisce una farmacia a Milano, dove vive. Da qualche mese, anche Vittorio Feltri e la moglie si sono trasferiti armi, bagagli e gatti nel capoluogo lombardo, lasciando la casa di Ponteranica sulla Maresana.

Quando parla di suo padre, Vittorio Feltri, a Laura si illuminano gli occhi. Lui lo sa e la tratta come se fosse ancora una ragazza, anche se ormai è una donna.

Che padre è stato Vittorio Feltri?

«È stato un padre giovane che si è trovato subito a fare i conti con quattro figli. Per prima cosa ha cercato di dare a tutti un’educazione, iscrivendoci in scuole private dove eravamo seguiti molto bene. Il suo lavoro non gli permetteva di esserci spesso. Negli anni del terrorismo stava lontano per lunghi periodi e quando tornava eravamo tutti felici, anche se quando era con noi imponeva delle regole».

E che padre è oggi?

«Al di là dell’aspetto burbero e rigido, in casa è un genitore accogliente. Il classico papà che dice al mondo che i figli gli rompono le scatole ma poi tutti i sabati chiede: “Stasera ci sono i ragazzi?”. Praticamente l’opposto di come appare. Ha lo stampo dei padri di una volta che brontolano, si lamentano perché i figli si fanno i cavoli loro e poi si mette a giocare a carte, a raccontargli barzellette, aneddoti, a cantare».

Vittorio Feltri canta?

«Eccome. Non solo: ci insegna a farlo usando il diaframma. Tutti in casa cantiamo. L’unica stonata sono io e mi impongono di muovere solo la bocca (ride)».

E chi suona?

«Lui. Suona il pianoforte. Gli piace molto. In ogni casa in cui abbiamo vissuto ce n’è sempre stato uno. Adesso lo suona anche mia nipote Marta, la figlia di Saba, ed è lei che di solito si mette alla tastiera. Ma se glielo chiediamo, lui non si tira indietro».

Che cosa cantate?

«De André e Gaber e Battisti. Sono stati la colonna sonora della famiglia quando eravamo ragazzi. A lui è sempre piaciuto storpiare i testi per farci divertire».

E a tavola di che cosa si parla?

«Un argomento forte è la salute. Mio padre è ipocondriaco e facciamo tavolate sulle patologie di ciascuno. Lui le sviscera come se fosse un medico: “Portami gli esami del sangue”. Una volta mi ha sollevato di peso perché avevo il colesterolo un po’ alto e mi ha costretto a sottopormi a un esame suppletivo perché temeva che fossi a rischio di infarto. Mi ha detto: “Non comprendi che sono preoccupato che tu possa morire, curati e fammi stare tranquillo”. Questo è mio padre».

Apprensivo...

«Per non parlare degli aerei, di cui ha il terrore: “Sei sempre in giro con l’aereo e io e tua madre siamo qui in ansia”».

Ha provato a dirgli che oggi l’aereo lo prendono tutti?

«Sì, ma non c’è verso. E quando gli racconto che vado in vacanza nei villaggi turistici mi interroga: “Ma poi stai lì nel villaggio?”. “Sì”. “E allora perché non vai a Busto Arsizio in una piscina, non è uguale?”. Inventerebbe di tutto pur di non farmi prendere l’aereo».

Parla del suo lavoro?

«È una persona riservata, ma se glielo chiediamo ci racconta degli aneddoti. La vicenda Bossetti ce l’ha spiegata nei dettagli».

Lui è convinto che il muratore di Mapello sia vittima di un’ingiustizia.

«Sì, sostiene che non ci sono prove certe e che sia rimasto un ragionevole dubbio sulla sua colpevolezza».

Tra di voi ha un figlio prediletto?

«Ha sempre detto che avrebbe amato di più il figlio che gli avrebbe rotto meno le scatole. Avendogliele rotte tutti e quattro, credo che siamo sullo stesso piano. Ognuno, a seconda dei momenti, è più o meno vicino a lui».

È uno di quei padri che chiamano una volta al giorno?

«No, ci si manda dei messaggi. Lui deve rispondere a tutto il mondo e ci ha sempre detto: “Cercate di capirmi, evitiamo di dilungarci”. Poi però il sabato sera la sua casa è sempre aperta per noi. È una tradizione».

Natale l’avete passato insieme?

«Io sono andata in Portogallo con il mio ex marito Giovanni, con il quale lavoro da sempre e ho un bellissimo rapporto, il resto della famiglia era presente con gioia».

In uno dei suoi recenti tweet, Feltri scrive che «il bello del Natale è che viene una volta l’anno e dura solo un giorno».

(ride) «Lo ribadisce spesso ma non lo pensa veramente. Dice sempre: “Chi vuole c’è, chi non vuole non c’è”, ma poi è il primo ad andare a comprare leccornie alimentari per farci contenti. E lo annuncia in anticipo: “Allora a Natale io compro questo e quest’altro...”».

E coi bambini come la mettiamo? Pare non li sopporti...

«Siamo stati una famiglia numerosa e in casa c’era sempre casino, da ragazzi ospitavamo anche un cugino. Adesso arriviamo in massa. A lui piacciono i bambini che se ne stanno un po’ calmi, che non corrono di qua e di là. Per fortuna, con gli iPad spariscono per lunghi tratti. Ogni tanto litigano e lui allora si stranisce, ma non è vero che non li sopporta. Come tutte le persone che hanno una vita frenetica desidera un po’ di calma, almeno in casa».

A voi figli ha mai dato un ceffone?

«Mai. Il suo modo di affermare l’autorità avveniva schiarendosi la voce e modulandola. Ti guardava a distanza di una spanna e capivi immediatamente quale fosse l’andazzo».

Metteva soggezione.

«Allora come adesso. Io come molte figlie femmine sono innamorata di mio padre, lo considero il mio eroe e gli eroi ti mettono sempre in soggezione. Vorrei essere come lui. Col passare del tempo è diventato molto più comprensivo: “Bene, hai fatto una cazzata, adesso rimedia, parliamone e vediamo di risolvere”. In ogni caso, se hai un problema, lui c’è: ti fa una serie di domande e spezzetta la questione fino a farti intravvedere una via d’uscita».

E chi sono le due ragazze che studiano materie umanistiche rese famose da Crozza?

«Mia figlia Federica e Marta, la figlia della mia gemella: hanno frequentato Lettere con indirizzo comunicazione multimediale e marketing, che secondo lui sono facoltà inutili. Nella sua visione esistono solo indirizzi come Legge, Medicina, Ingegneria. La realtà, invece, è che che le nostre figlie hanno una marcia in più grazie ai loro studi, anche se forse di questo non si convincerà mai. Il suo timore era che non trovassero lavoro».

Come vi ha cresciuti?

«Puntando tutto sulla nostra indipendenza. A volte anche spingendoci fortemente. Credo che questo dipenda dalla sua infanzia, ha perso il padre da bambino, sua madre per mantenere la famiglia doveva lavorare moltissimo, era l’ultimo di tre fratelli e si è fatto letteralmente da solo».

Per voi è stato un vantaggio essere figli di un padre importante?

«Il fatto di chiamarsi Feltri rende l’approccio più facile, c’è la curiosità di sapere chi sei, di vedere se sei all’altezza del cognome che porti e ovviamente tutti si aspettano il triplo da te. I bergamaschi sono tosti, ti mettono alla prova e solo dopo averla superata, li senti dire: “Sai che Laura, la figlia di Feltri, non se la tira ed è una brava consulente immobiliare”? Mattia è quello che ha dovuto superare più prove, essendo anche lui giornalista. Si è affermato grazie alle sue doti e di questo mio padre è molto fiero».

E vostra madre?

«È l’unica che gli tiene testa. “Ti sei fatto un amico anche oggi”, gli dice quando legge alcuni suoi articoli. E lui le concede tutto, perché lei c’è sempre stata. E perché ha la capacità di trasmettergli il sentire delle persone. Lui va in televisione, tutti lo osannano, lei lo chiama e gli dice: “Sì, però… ricordati che c’è anche la gente semplice...”. È una grande consigliera, gli ha aggiustato il tiro su tante piccole cose che poi si sono rivelate importanti. Io credo che mio padre non sarebbe riuscito ad arrivare dov’è senza di lei».

È una donna all’apparenza mite.

«Ha i modi gentili ma è tosta e pragmatica, e non potrebbe essere diversamente, ha sposato mio padre che in dote le ha portato due bimbe e poi ne hanno avuti altri due con lui. Si è trovata una famiglia numerosa con un marito dedito al lavoro. Donne come mia madre non ne esistono più. Anche professionalmente ha fatto una carriera importante: ha lavorato vent’anni per Berlusconi, accanto a Confalonieri, era la responsabile del palinsesto. Legge moltissimo e ama la lirica. E a noi per sdrammatizzare dice: “Sapete com’è vostro padre, ci lascia sempre tranquilli”».

Immagino che sia molto legata anche a lei.

«Certo, e sono infinitamente riconoscente per tutto ciò che ha fatto per me e Saba. Le devo moltissimo e spesso non glielo dimostro. Giustamente mi rimprovera di andare poco a trovarla e ha ragione. Di questo le chiedo pubblicamente scusa, a lei dovrei dare molto di più».

I tweet di Vittorio Feltri sono diventati leggendari.

«Ha il gusto della battuta: belle, sagaci, alcune forse fin troppo, ma lui è così».

Altre sono schiette al punto da apparire brutali.

«Mio padre è un uomo sincero. Anche se può sbagliare, per essere così devi crearti una corazza. Pure con noi è sincero. C’è stato un periodo in cui ero giù. Un giorno mi ha preso e mi ha cazziato: “Hai sbagliato tutto, non venire a piangere da me perché te l’avevo detto...”. Poi ha cambiato registro e mi ha indicato come uscire da quel momento difficile. Mi ha spiegato che il lavoro è la cosa più importante della vita perché con quello ti puoi risollevare sempre. Ricordo che me lo disse in una maniera così accorata che non ho più dimenticato quell’insegnamento».

È sincero anche quando chiama “negri” i neri e “froci” i gay?

«Li chiama così, ma in casa ha una domestica di colore. Quando parla dell’immigrazione, la sua è un’idea politica, poi nella vita è generoso e lontano anni luce dall’essere razzista. Se viene a sapere che una persona, a prescindere dal colore della pelle, con cui è in contatto ha un problema, gli offre il suo aiuto. Le faccio un esempio, ma ne potrei farne altri mille; un uomo della sua scorta desiderava diplomarsi e lui lo ha aiutato in tutti i modi: dopo aver studiato insieme, mio padre lo interrogava come fosse davanti alla commissione. Ovviamente si è diplomato con ottimi voti».

E i gay?

«Già dagli Anni Settanta una coppia gay, amica carissima dei miei genitori, frequentava regolarmente casa nostra; uno lavorava in banca, l’altro era il parrucchiere di mia madre. Per noi erano amici, persone di famiglia, l’orientamento sessuale non è mai stata una componente rilevante».

Le parole sono importanti.

«Mio padre è molto attento alle parole, non ama l’ipocrisia e le battaglie falsamente ideologiche. Se ti rispetto, “ti posso chiamare anche negro”. Al contrario, posso usare parole politicamente corrette e non rispettarti. Un esempio su molti: le persone della scorta di mio padre sono per lo più del Sud d’Italia, ragazzi a cui lui vuole molto bene, quelli che poi lui folcloristicamente chiama “terroni”. Con loro abbiamo festeggiato matrimoni, battesimi e comunioni e ha sempre voluto che sedessero ai nostri tavoli, sia in queste occasioni che abitualmente. Tant’è vero che non ha mai accettato che lo aspettassero fuori dal ristorante in macchina, come spesso vedo fare ad altri personaggi importanti con la scorta».

Mi sta dicendo che è un uomo buono?

«È un uomo generoso e giusto, anche se lui non lo dirà mai. Nei giudizi appare anche cinico perché la sua immagine ormai è questa. La vita gli ha insegnato che se hai la scorza ti rispettano, altrimenti ti prendono sottogamba. È un uomo molto buono».

Quali sono le sue passioni?

«La lettura, i cavalli e i gatti».

I gatti?

«Ama i gatti perché sono come lui. Gli piacciono le coccole, darle e riceverle, ma anche l’indipendenza. Così è con noi».

Seguici sui nostri canali