No, non è finita per niente Ricordatevi gli eroi del '63

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No, non è finita. Non è finita per niente. L’impresa di guadagnare la finale di Coppa Italia, dopo ventidue anni, è ancora possibile. Bisogna crederci e l’Atalanta ci crede. Perché, se è vero che il primo tempo è stato appannaggio della Juve, è altrettanto vero che nella ripresa la Dea abbia suonato un’altra musica e che la detentrice del trofeo se ne sia accorta. E se, alla fine il migliore in campo dei campioni d’Italia è stato Buffon, questo significa che la squadra di Gasperini possa presentarsi allo Stadium, il 28 febbraio, per tentare l’impresa.

In fondo, è vero o non è vero che in campionato l’Atalanta ha appena firmato la quarta vittoria esterna consecutiva? Di fronte, ieri sera, aveva la squadra che contende lo scudetto al Napoli; che di scudetti ne ha vinti gli ultimi sei, consecutivamente, aggiungendovi tre Coppe Italia di fila e due finali di Champions nelle ultime tre edizioni; che con la gara di Bergamo ha portato a 14 le ultime gare ufficiali disputate subendo un solo gol.

E allora, su la testa, Atalanta. Gomez ha sbagliato il terzo rigore sui cinque calciati sinora fra campionato e coppe; Buffon si è superato sia sul penalty del capitano sia sul tiro di Toloi che avrebbe potuto pareggiare se sulla propria strada non avesse incontrato il portiere quarantenne più forte del mondo, un fenomeno capace di rientrare dopo 45 giorni e di parare subito un tiro dagli undici metri. D’altra parte, Gigi di cognome non farebbe Buffon. Come se non bastasse, rimarcate lo stato di grazia di Gonzalo Higuain, alla quattordicesima rete stagionale, spina nel fianco della difesa nerazzurra. Ma Berisha non è mai stato seriamente impegnato dopo il gol a freddo dell’argentino e l’ultimo quarto d’ora finale è stato un arrembaggio a tinte nerazzurre.

Il muro juventino ha retto anche l’ingresso di Musa Barrow. Dopo la partita, dagli studi di Rai Sport ho chiesto a Gasperini che cosa pensasse del capocannoniere del campionato Primavera e la risposta del tecnico mi è bastata per capire che il diciannovenne gambiano stia già scalando le gerarchie della prima squadra. Ieri sera ha giocato il primo quarto d’ora dell’esordio ufficiale, ma, presto, altre occasioni si presenteranno all’ultimo gioiello di Zingonia.

No, non è finita qui. E gli Eroi del ’63 che occhieggiavano dallo splendido, gigantesco ritratto inalberato in Curva Nord, sono lì a ricordare che nulla è impossibile. Questa Atalanta lo sa bene. E lo sa anche la Juve.

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