Ultima chiamata per Spinazzola

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Peccato. È un vero peccato che Leonardo Spinazzola non abbia capito che cosa siano l’Atalanta, Bergamo e, soprattutto, i Percassi. Lo conferma il post di stamane su Instagram, i cui primi due like non casualmente sono siglati dall’agente del calciatore, Davide Lippi e dall’ex compagno di squadra Andrea Conti, un altro signore che si è congedato dalla Dea nei modi e nelle forme meno eleganti a sua disposizione.

Ognuno è artefice del proprio destino ed è, deve, essere libero di inseguire i propri sogni. Spinazzola giustamente ricorda gli "anni di prestiti e di sacrifici”, fermo restando che il vocabolo sacrificio per un calciatore professionista di serie A assuma un significato diverso rispetto, per esempio, a un disoccupato, a un cassintegrato, a un precario, a un giovane italiano costretto a espatriare per trovare lavoro. E qui non si tratta di demagogia o di moralismo: si tratta semplicemente di attenersi ai fatti.

Nell’arco degli ultimi cinque anni solari, Spinazzola ha cambiato per sette volte maglia: Empoli, Lanciano, Siena, Atalanta, Vicenza, Perugia, Atalanta. Per sua fortuna, a Bergamo ha trovato l’allenatore, la squadra, la società e l’ambiente giusti per affermarsi, alla buon’ora. A Bergamo, Spinazzola non è arrivato per caso, ma dopo che Juve e Atalanta hanno sottoscritto un contratto di prestito biennale, in scadenza il 30 giugno 2018.

Esattamente sei giorni fa, addì 22 agosto 2017, Giuseppe Marotta, amministratore delegato e direttore generale della Juventus, presentando Matuidi ha affermato, due punti aperte virgolette: «Spinazzola è un giocatore di nostra proprietà, un nostro patrimonio. Abbiamo l'esigenza di un profilo come il suo all'interno del nostro gruppo, ma abbiamo assunto un impegno biennale con l’Atalanta che vogliamo onorare, perché c’è anche un aspetto morale. Spinazzola conosce le necessità della Juventus e sa benissimo che questa può essere un'occasione importante: è normale che faccia pressione per venire da noi, ci son treni che passano una volta sola nella vita. Questo però cozza con la programmazione dell'Atalanta, che giustamente ha programmato la sua stagione tempo addietro. Come finirà? Il giocatore rimarrà a Bergamo e poi starà all'Atalanta rigenerarlo».

Alla domanda: non crede che, non rispondendo alle convocazioni dell'Atalanta e allenandosi a parte, Spinazzola si stia comportando in modo scorretto? Marotta ha risposto:

«No. Intanto tengo a precisare di avere parlato con i Percassi: il rapporto tra noi è buono, ormai in questo calcio ci sono continue dinamiche di giocatori che non si presentano agli allenamenti. Il comportamento di Spinazzola secondo me è naturale, spontaneo. Lui sa benissimo di poter indossare con merito la maglia della Juventus, e il ché non è poco. In questi giorni gli abbiamo parlato, facendogli capire che siamo fiduciosi. Poi è chiaro che da un anno all’altro può cambiare tutto, non possiamo garantire nulla per il futuro».

Sorvoliamo su alcune estemporanee parole di Marotta che suscitano tenerezza: provi un giocatore della Juve a non appalesarsi a Vinovo per la preparazione o a rifiutare la convocazione ufficiale per una gara di campionato, poi vediamo come reagisce la società campione d’Italia alle "continue dinamiche di calciatori che non si presentano agli allenamenti”.

Sorvoliamo sulla richiesta di Marotta all’Atalanta di “rigenerare” un giocatore che, da un mese a questa parte, ha fatto di tutto perché la situazione contrattuale degenerasse.

Sorvoliamo sul fatto che l’Atalanta sia sta tecnicamente danneggiata dalla condotta di Spinazzoa, assente sia contro la Roma sia contro il Napoli, dov’è andato in tribuna perché manifestamente in condizioni di forma insufficienti e tali per via di una preparazione sostenuta sull’ottovolante, non certo per colpa dell’Atalanta.

Anche ammesso e non concesso che su tutto questo si possa sorvolare, rimangono, incontrovertibili, i dati di fatto.

Sei giorni fa, Marotta dichiara ufficialmente che Spinazzola rimane a Bergamo «perché abbiamo assunto un impegno biennale con l'Atalanta che vogliamo onorare, perché c'è anche un aspetto morale».

Sei giorni dopo, Spinazzola scrive su Instagram che se ne vuole andare. Dimentico non soltanto delle parole del Numero Due bianconero, ma anche di quelle pronunciate da Antonio Percassi venerdì’ 25 agosto scorso, a Montecarlo: «Spinazzola? Per noi è perdonato, rimane all'Atalanta. Però dobbiamo recuperarlo da ogni punto di vista».

Forse è la stessa cosa che intende fare Ventura, sebbene sia singolare come il ct della Nazionale, in vista di una gara decisiva peri il mondiale, quale sarà Spagna-Italia, chiami un calciatore che ha rifiutato la convocazione del suo club per la prima giornata di campionato, dopo non essere andato in campo durante il precampionato né contro il Valencia né contro il Venezia, dopo non avere disputato manco la seconda di campionato, dopo non avere collezionato una presenza in una gara ufficiale, dopo essersi allenato a parte sino alla scorsa settimana.

Caro Spinazzola, reiteriamo l’invito: qua la mano e ricominciamo daccapo. Ma è l’ultima chiamata.

Sul colletto della divisa atalantina c’è una scritta: “La maglia sudata sempre”. E non è un modo di dire.

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