Vanessa, una pianista stellare

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A soli undici anni esordisce in duo pianistico con Pascal Rogé, descritta subito come «il maggior talento naturale che ho incontrato in tutta la mia vita di musicista e insegnante». Vanessa Benelli Mosell, giovanissima pianista toscana, ha alle spalle un curriculum professionale stellare per aver suonato nelle sale concertistiche più prestigiose del mondo. Allieva anche di quel genio della musica che risponde al nome di Karlheinz Stockhausen, la concertista ha collezionato riconoscimenti importanti ed è stata protagonista di esecuzioni di grande spessore molto apprezzate da critica e pubblico. Tra qualche giorno esce un suo prezioso disco inciso per Decca dal titolo (R)Evolution.

 

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Vanessa, di cosa si tratta?

«È un album incentrato sulla musica del ventesimo e ventunesimo secolo che include tre compositori: Igor Stravinsky, Karlheinz Stockhausen e il giovane quarantenne Karol Beffa, rappresentante della non-avanguardia francese contemporanea. Trovo interessante cercare delle correlazioni tra loro e tracciare se possibile un'evoluzione del linguaggio musicale. Spesso la realtà, non solo musicale, subisce e nel contempo è parte attiva di evoluzioni, rivoluzioni ed involuzioni inevitabili nel cammino umano».

Una emozione speciale  incidere per Decca?

«Sono particolarmente felice di aver realizzato il progetto di Stockhausen proprio con Decca assieme a una "première" mondiale della Suite di Karol Beffa, oltre che un "musthear" come Petrushka di Stravinsky».

Un lavoro che sarà presentato in concerto dal vivo anche nei nostri teatri...

«Lo spero proprio. Quest'album rivela una delle mie passioni, quella per l'arte contemporanea: il mio studio con Stockhausen in Germania ha stimolato ulteriormente il mio naturale interesse per le avanguardie che spero di riuscire a trasmettere».

Lei viaggia molto. Qual è il paese che in assoluto la attrae?

«L'Italia, senza alcun dubbio. Con i suoi mille difetti, non riesco a dimenticarla, è un po' come il primo amore anche se da otto anni non ci vivo più ormai. Però più la guardo da lontano, più riesco a vedere questo mio Paese con occhi nuovi e clementi. D'altra parte continuano a significare per me molto tutti quei posti in cui ho vissuto finora: la Russia, il Regno Unito e la Francia».

Quale compositore interpreta con maggiore entusiasmo?

«Cerco di mettere passione in ogni opera che interpreto esaltando le caratteristiche degli autori. In concerto interpreto da Scarlatti fino ai contemporanei: e ogni volta è come compiere un viaggio nel tempo, un po' come guardarsi nello specchio del tempo e scoprire chi siamo e da dove veniamo».

Quali consigli darebbe ai giovani esordienti che come lei hanno intrapreso questa affascinante carriera?

«L'educazione musicale rappresenta un aspetto fondamentale per chi vuole beneficiare di una cultura completa, all'insegna della Bellezza. L'essenziale è non smettere mai di credere e guardare alla vita con gratitudine, lucidità e fiducia».

 

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