Colpo di fulmine

Katalin, BergAmore a prima vista Col sogno di portar qui l’Ungheria

Katalin, BergAmore a prima vista Col sogno di portar qui l’Ungheria
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«Quando passeggio per Bergamo, ho sempre gli occhi e la testa all’insù. Bergamo mi piace perché è una città dove la bellezza sta in alto. In Città Alta, ma non solo: per le strade adoro guardare le finestre e le facciate dei palazzi storici illuminate dal sole». Katalin Lakatos, per tutti Kata, è fatta così: piedi ben piantati a terra, ma testa e occhi azzurri che vagano, curiosano. È una donna dotata di quella sana incoscienza di chi, ogni tanto, distoglie lo sguardo dalla retta via per permettersi di sognare. O forse è semplicemente coraggiosa, perché ce ne vuole tanto di coraggio per decidere, a 32 anni, di lasciare tutto (lavoro, famiglia, amici) e partire per un Paese sconosciuto credendo ciecamente nell’amore. Kata lo ha fatto, cinque anni fa: da Budapest è arrivata qui, a Basella di Urgnano, dove oggi vive insieme a Daniele, suo marito, e al piccolo Marco, il loro bambino di tre anni. Con Bergamo, così come con Daniele, è stato amore a prima vista. E ora il suo desiderio è portare nella sua nuova città quanti più ungheresi possibili.

 

 

Quando sei venuta qui per la prima volta?

«Cinque anni fa, per festeggiare l’addio al nubilato di un’amica. Una ragazza italo-ungherese che viveva a Levate ci ha ospitate».

Come è stato l’impatto?

«Mi ricordo l’emozione che provai quando arrivai in centro città: mi guardai attorno e rimasi a bocca aperta. Pensai: “Voglio vivere qua”. Non pensavo che appena sei mesi dopo quel desiderio si sarebbe realizzato...».

Soltanto sei mesi dopo?

«Sì. In quella breve vacanza, la ragazza che ci ospitava organizzò una serata con degli amici. “Venite che ci sono qui cinque mie amiche”. Corsero subito (ride, ndr). Tra quei ragazzi c’era anche Daniele».

Che oggi è tuo marito.

«Esatto. In due giorni, prima il mio cuore è stato rapito da Bergamo, poi da lui. Comunicammo poco, perché io sapevo solo l’ungherese e lui solo l’italiano, ma scattò immediatamente qualcosa. In certe cose le parole non servono. Chiaramente però non pensavamo che saremmo arrivati dove siamo oggi. Passammo una bella serata, poi io sono tornata a Budapest e lui è rimasto a Bergamo».

Non per molto, pare.

«Due giorni dopo, mi scrisse. “Ciao bella”. E io pensai: “Ma cosa vuole?”. Sai, all’estero sappiamo che voi italiani siete un po’ furbi (ride, ndr). Mi disse che non riusciva a dimenticarmi e che voleva venire a trovarmi a Budapest. E così fece. Per tanti mesi ci scrivemmo tutti i giorni e, quando si poteva, veniva lui da me o andavo io da lui».

Come vi parlavate?

«Usavamo Google Translate! Anche se non è affidabile (ride, ndr). È stato un periodo... strano. Riuscire a capirsi così bene con una persona senza parlare la stessa lingua è qualcosa che non mi riesco ancora a spiegare. Poi, a dicembre, Daniele mi chiese di venire in Italia per vivere insieme».

Accettasti subito?

«Ci pensai, ma neppure tanto. Se fosse andata male, almeno avrei comunque imparato un po’ di italiano (ride, ndr)».

Non dev’essere stato facile...

«All’inizio tutto bellissimo. Sai, l’amore, la novità... Poi, col passare del tempo, sono arrivate anche le difficoltà. Per fortuna c’era Daniele. Ma ero sola, lontana dai miei, non conoscevo la lingua».

Che lavoro facevi in Ungheria?

«Per quasi dodici anni ho lavorato al Ministero e al Comune di Budapest. Una professione che qui non posso fare purtroppo, perché dovrei sapere molto bene l’italiano. Dovevo trovare un’altra strada».

 

 

L’hai trovata?

«Gli ultimi cinque anni sono stati un viaggio che mi ha permesso di conoscermi a fondo. Ora so molto meglio chi sono, cosa voglio. Questo mi ha dato la possibilità di capire che vorrei esprimere tutta la mia creatività. Da qui è nata l’idea di “BergAmore”».

Ovvero?

«Raccontarmi e raccontare agli ungheresi Bergamo e le sue bellezze. Riuscire a farli innamorare di questa città e di questa terra come me ne sono innamorata io. Vorrei fare un po’ da assistente turistico. “BergAmore” sarà un sito, presto online, scritto in ungherese e pensato per portare qui gli ungheresi».

Ma gli ungheresi conoscono Bergamo?

«No, nonostante da Budapest ci sia il volo diretto per Orio. È davvero un peccato. Tutti “sfruttano” Orio per poi andare a Milano, io invece voglio rendere Bergamo una destinazione».

Perché un ungherese dovrebbe venire a Bergamo?

«Perché è una città romantica, piena di cultura, musica e sapori. Per me, oltre che amore, Bergamo è armonia. A Bergamo senti davvero la vita. A Milano non è la stessa cosa. Quando prendo la funicolare per Città Alta mi sembra di essere un’astronauta che sale verso le stelle e va a visitare un altro mondo che è tutto un “wow!”. Questo è quello che ho provato la prima volta che sono stata qui e che vorrei raccontare agli ungheresi».

Hai parlato di sapori: piatto bergamasco preferito?

«Adoro la polenta! Non ho mai assaggiato invece la versione dolce, quella gialla col cioccolato. Ma rimedierò presto, promesso. Ah, e impazzisco per i vostri formaggi!».

Ok, esame superato. Quindi: la città ti piace, la cucina anche. Ma i bergamaschi?

(Ride, ndr) «Eh, è più dura».

Siamo un po’ chiusi caratterialmente, vero?

«Sì, diciamo che non siete proprio estroversi. Si dice così, giusto? Io sono molto estroversa, voi invece state molto sulle vostre. Però, piano piano, sto imparando a conoscervi. Ma non ho mai avuto problemi, anzi. Tutti mi hanno sempre messa a mio agio».

Alla fine, quindi, ti sei innamorata anche un po’ dei bergamaschi.

(Ride, ndr) «Ma certo! Per questo il sito si chiamerà “BergAmore”. Per noi ungheresi, Italia è sinonimo di Amore. Io mi sono spinta ancora più in là: Bergamo è Amore. E non lo dico a caso, basta conoscere la mia storia».

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