Un inquietante tour

Jazzland, il luna park fantasma casa di alligatori e memorie tristi

Jazzland, il luna park fantasma casa di alligatori e memorie tristi
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Sono trascorsi esattamente dieci anni da quando l’uragano Katrina si è abbattuto sulla Costa del Golfo americana, devastando città come New Orleans e provocando una delle emergenze umanitarie più difficili nella storia degli Stati Uniti. Dal 23 al 31 agosto 2005, per circa una settimana, il paese ha dovuto fare fronte a uno degli uragani atlantici più gravi, in quanto a numero di vittime. Il suo passaggio ha distrutto case, negozi e divelto infrastrutture, provocando danni materiali enormi. L’allora presidente George W. Bush aveva avvertito: «Ci vorranno anni, prima che tutti i danni provocati da Katrina vengano riparati». L’uragano del 2005, non a caso, è entrato nella top five dei cataclismi più violenti mai abbattutisi sugli Stati Uniti, insieme a Andrew (1992), Allison (2001), Charley (2004) e Ike (2008). Katrina ha drammaticamente evidenziato le condizioni di povertà di alcuni Stati americani, come il Mississipi e la Louisiana, nonché le condizioni di disagio socioeconomico di alcune parti della popolazione, soprattutto quella afroamericana. A New Orleans, in particolare, si sono sentiti moltissimi casi di uomini e donne rimasti sott’acqua perché non avevano mezzi per fuggire.

 

 

Ma oggi, nella ricorrenza del suo decimo anniversario, si ricorda il flagello naturale anche perché ha creato nuovi luoghi dell’abbandono. Più delle difficoltà economiche seguite a quell’agosto 2005, sono le aree dismesse a rappresentare ciò che Katrina è stata per il popolo americano. Queste zone non sono mai state risanate per mancanza di interesse o di fondi, o di entrambe le cose. Tra queste, c’è anche il parco di divertimenti Jazzland, a qualche chilometro da New Orleans. È rimasto sotto l’acqua per mesi e mesi, anche dopo la fine dell’uragano. La compagnia che era subentrata ai proprietari originari, la Six Flags, è riuscita a tenere attivo l’impianto solo per tre stagioni. Ora il parco è diventato il covo di alligatori e di altri rettili, oltre che il simbolo di tutte le aree della Louisiana che non sono state in grado di tornare alla vita di prima.

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Il decennio di abbandono ha trasformato Jazzland, rendendolo una località alquanto inquietante. Il fotografo Steph Lawless, che aveva già eseguito scatti di centri commerciali americani abbandonati, ha fornito un’ampia documentazione dello stato in cui versa il parco divertimenti (qui le sue foto). Benché le strutture siano ancora in piedi, l’erba ha spaccato l’asfalto e ruggine e muffa sono visibili ovunque. Così come gli alligatori lunghi 3,5 metri.

Nonostante i tentativi fatti per sistemare la zona, le azioni di riqualifica più efficaci, per così dire, sono derivate dal fatto che Jazzland è stata scelta come location per girare alcune scene di Jurassic World e dell’ Alba del Pianeta delle Scimmie, film che non sono esattamente noti per l’assenza di tensione. Il parco è diventato, insomma, uno scenario adatto a visioni apocalittiche e fantascientifiche. Oltre ai registi e ai fotografi, il luogo attrae anche urban explorer (esploratori urbani), che hanno eseguito dei video delle loro imprese nel parco abbandonato. Per chi non lo sapesse, l’Urban Exploration è un vero e proprio hobby nei paesi anglosassoni e consiste nel recarsi in luoghi poco noti o addirittura in rovina (come Jazzland), all’interno di grandi città. Lo scopo è quello di documentare con fotografie e video le aeree più misteriose delle metropoli moderne.

 

 

Al momento, la città di New Orleans sta cercando un nuovo modo per sviluppare Jazzland, che ricopre ben 150 acri. Si è parlato di costruire un parco acquatico (ironia della sorte), con uno studio di registrazione all’interno. Alcuni, però, propongono di trasformare l’area in un centro commerciale, ma pare che l’idea non abbia riscosso grande successo. Prima che venga presa una decisione, tuttavia, passerà ancora molto tempo e Jazzland continuerà ad essere un parco fantasma. Nonostante lo stato di incuria, infatti, il parco non è completamente distrutto; al contrario, tutto è ancora intatto. Come ha raccontato il fotografo Lawless al New York Daily News: «Puoi vedere dove le persone facevano la coda, i negozi di souvenir e la ruota panoramica. Spero che il mio lavoro contribuisca a cambiare la situazione. Non voglio che le persone pensino che questa sia soltanto una parte abbandonata dell’America. Questa è ancora la casa di alcune delle persone più povere del Paese».

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