Andrea Bonanomi, originario di Ponte San Pietro, ha vinto la maratona più cara del mondo
Si tratta della Antarctic Ice Marathon, andata in scena il 13 dicembre. Il 36enne ha battuto tutti a temperature ben al di sotto dello zero. Partecipare costa 22.900 dollari, più i voli per Punta Arenas, in Cile
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di Laura Ceresoli
Andrea Bonanomi, atleta 36enne originario di Ponte San Pietro, ha portato l’Italia sul gradino più alto del podio nella ventesima edizione della “Antarctic Ice Marathon”, che si è svolta lo scorso 13 dicembre. Con un tempo di 3 ore, 23 minuti e 37 secondi, ha battuto il cinese Yusheng Ni e il russo Alexsei Fedoseev. Tra le donne, la statunitense Liesl Muehlhauser (3h29'16") ha preceduto la canadese Issy Hendry e l'altra americana Rachel Weinberger.
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Andrea Bonanomi con Liesl Muehlhauser, vincitrice della gara al femminile
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Andrea Bonanomi dopo il traguardo
Bonanomi, 36 anni, dopo un'esperienza di lavoro a Singapore oggi vive e lavora a Brisbane, in Australia. Ha svolto la maratona in condizioni estreme, con temperature ben al di sotto dello zero e un panorama unico fatto di ghiacci infiniti.
La manifestazione è però conosciuta per un motivo particolare e non legato alle condizioni meteorologiche assai rigide: è una delle corse più costose al mondo.
Il prezzo di iscrizione è infatti di 22.900 dollari, a cui vanno aggiunti i voli di andata e ritorno per raggiungere il punto di partenza a Punta Arenas, in Cile. Tuttavia, il prezzo non ha scoraggiato gli 87 partecipanti da tutto il mondo, che si sono messi alla prova su diverse distanze.
Bonanomi racconta così le emozioni vissute dall'altra parte del mondo:
«Dal primo momento in cui si approda in Antartide, posto lunare desertico e magico, ci si sente così piccoli. Lì capisci davvero quanto il silenzio di quell'area possa far rumore e insegnarti ad apprezzare il viaggio di questa vita che ci può riservare tante fortune. Bisogna solo avere gli occhi giusti per riuscire a vederle. Ora sono in viaggio tra Perù e Cile, in rotta verso l'Italia per festeggiare il Natale con i miei familiari. Al momenti vivo in Australia ma conto di tornare definitivamente in Italia ad aprile 2025».
Ha poi aggiunto:
«Ho inseguito questo traguardo per sei anni, superando momenti difficili come il lockdown a Singapore e in Italia durante il Covid, che ormai sono un brutto ricordo. Correre in Antartide è una sfida unica: l'altitudine influisce sulla respirazione, il riflesso solare obbliga a coprirsi completamente e il freddo e il vento non danno tregua. La difficoltà maggiore è stata dormire al campo base con 24 ore di luce al giorno, là il prossimo tramonto sarà tra 70 giorni. La gara è andata bene: ho guidato gli ultimi 30 chilometri in solitaria e sono felice di aver vinto. In futuro voglio continuare con le lunghe distanze, alternandole al Pentathlon moderno. I miei obiettivi? Partecipare alla "777" nel 2026, sette maratone in sette giorni in sette continenti. E tornare a correre 100 chilometri in Antartide».