Un romanzo

Annibale Battaglia di Mozzo racconta la sua Annarella, tra amore e avventure

L’ultima fatica del novantenne del Borghetto è un omaggio alla moglie, conosciuta a Napoli durante uno dei suoi viaggi di lavoro

Annibale Battaglia di Mozzo racconta la sua Annarella, tra amore e avventure
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di Dino Ubiali

Annibale Battaglia, 90 anni ad alta tensione. Si può riassumere così la vita di quest’uomo, residente al Borghetto di Mozzo, che ha recentemente dato alle stampe la sua ultima fatica letteraria. Il romanzo di Annarella è un omaggio alla moglie, una storia d’amore che definisce «romanzata» perché parla anche di un’avventura accaduta alla moglie prima di conoscerlo, come Uccelli di Rovo.

Dietro lo sguardo arguto e la schiettezza bergamasca di Annibale Battaglia, classe 1936, si cela una vita intera di esperienze, viaggi e una passione tardiva per la scrittura che ha dato voce a memorie personali e familiari. Lo incontriamo per ripercorrere le tappe di un’esistenza ricca, che lo ha portato da operaio specializzato a tecnico giramondo, fino a diventare autore di libri dove la realtà si intreccia con il romanzo.

Nato a Bergamo, a Colognola, da Angelo Battaglia, caporeparto e falegname alla Caproni, e Maria Nervi, Annibale cresce in una famiglia numerosa. Il padre, un “pezzo grosso” della Caproni, lavorava le ali e le fusoliere ancora in legno, un’eredità storica che Annibale ha poi ritrovato in una foto dell'Istituto Luce, finita nel suo libro Ali bergamasche.

La sua carriera inizia prestissimo: a 11 anni già smonta sveglie come orologiaio, a 14 entra alla Magrini, azienda leader nell'elettrotecnica. Qui, pur iniziando con mansioni umili nel montaggio di interruttori di media tensione, la sua sete di conoscenza lo spinge oltre, fino a iscriversi alla scuola serale di elettrotecnica alla Corridoni. «Volevo capire a cosa servissero» racconta.

Questa determinazione gli permette di comprendere a fondo gli schemi complessi, distinguendosi nel suo reparto. La sua bravura e intuizione lo portano presto al reparto prototipi, dove risolve un problema cruciale su interruttori da 30.000 volt che «bruciavano in giro»: un'impresa che gli vale il passaggio a impiegato nel ’60, un traguardo significativo per un operaio.

Il lavoro alla Magrini si trasforma ben presto in un passaporto per il mondo. Annibale diventa un collaudatore e tecnico esperto, chiamato a risolvere problemi complessi negli impianti elettrici più remoti (...)

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