Compie oggi 90 anni

Auguri Bauman, grande sociologo "liquido" e fragile, cioè umano

Auguri Bauman, grande sociologo "liquido" e fragile, cioè umano
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È l’uomo che ha appicciato al nostro tempo l’aggettivo che non riusciamo più a toglierci di dosso: “liquido”. Amore, identità, vita, paura: sono tutte esperienze “liquide”. Che ci scappano dalle mani, che non consolidano mai in forme stabili e conosciute. Lui è Zygmunt Bauman. Ed è senza paragoni il sociologo più letto, più intervistato, più ascoltato del nostro tempo. A dispetto dei 90 anni che oggi compie, ha ancora un’attività frenetica. Non si nega a nessun appuntamento e a nessun giornalista. Solo quest’anno sono usciti sei libri a sua firma. La sua presenza a un convegno assicura il sold out a prescindere.

Ma qual è la forza di questo intellettuale nato nel cuore della Polonia il 19 novembre del 1925? La sua forza è la semplicità. Sa esprimere visoni complesse con percorsi e immagini del tutto comprensibili anche dal grande pubblico.

 

 

Di esperienza Bauman ne ha tanta alle spalle. Infatti per un po’ è stato convinto comunista, con tanto di carriere accademica nella polonia sovietizzata. Poi ad un certo punto il feeling si ruppe, perché le sue origini ebraiche avevano iniziato a esser viste come un problema. L’università di Varsavia lo lasciò senza cattedra, e lui decise di emigrare in Israele.  Da allora il suo pensiero si è spinto sulle frontiere della libertà, senza risentimenti verso il passato, ma con un’apertura intellettualmente generosa sule ferite del nostro tempo. Il segreto di Bauman è quello di non sentirsi diverso dal mondo che analizza. Lui stesso si considera un sociologo “liquido”, quindi non arroccato su categorie interpretative solide. «Un sociologo degno di questo nome», dice quasi parlando di sé,  «parla con la “gente”, legge romanzi, guarda la televisione e non si limita a teorizzare insieme ai suoi colleghi. Mostra come la vita personale e la biografia individuale siano intimamente connesse agli eventi storici e ai processi strutturali». Al contrario, il rischio a cui ancora oggi è esposta la sociologia è quello di limitarsi all’autoreferenzialità, a trincerarsi nel gergo iniziatico degli addetti ai lavori che si parlano, prevalentemente di questioni astratte e quantitative, «dimenticando che i loro veri interlocutori sono le persone e che il dialogo va imbastito e coltivato con loro, non nell’acquario dei sociologi».

 

 

Liquido è sinonimo, tra le altre cose, anche di fragile. Bauman in tutti questi anni ha cercato di leggere dentro la fragilità che contrassegna la vita d’oggi non per metterci sul lettino dello psicoanalista, ma al contrario per scovare in questa condizione “fluida” qualcosa che possa trasformarsi in energia, in ricchezza, in un di più di libertà. È un sociologo che non fa sconti ma non condanna. Per questo la gente lo ama, e sente che le sue parole aderiscono alla propria vita.

È anche un sociologo senza schemi l’ebreo Zygmunt Bauman. E in una recente intervista rilasciata ad Avvenire ha espresso un giudizio su papa Francesco, che è sintomatico della sua libertà intellettuale e anche umana. «Papa Francesco», ha detto, «non ha bisogno delle mie domande. Ogni giorno egli se ne esce con risposte a domande che io sto ancora cercando, e con successo a metà, di articolare». E Francesco conquista tutti, anche lui perché «come lessi nel libro di Emil Ludwig Figlio dell’Uomo. La storia di un profeta. non propone «un’altra litania di prescrizioni o normative, né promette tormenti infernali ai disobbedienti, ma annuncia la Buona notizia: porta la speranza”».

 

Intervista ad Avvenire sulla speranza. Leggi qui.

Intervista a Repubblica per i 90 anni. Leggi qui.

Iintervista a Repubblica sui migranti. Leggi qui.

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