Avviso ai giocatori della Dea Chi non la merita, se ne vada

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E’ l’ottovolante, l’habitat naturale dell’Atalanta che batte il Bologna e vince finalmente una partita dopo tre mesi e mezzo, si esalta con il Milan, ma a Torino si sveglia tardi. La Dea non ha trovato il tris di vittorie inutilmente cercato nello stadio Olimpico che si chiamerà Grande Torino, per decisione unanime del consiglio comunale (ma quanto ci vuole a Palazzo Frizzoni per intitolare ufficialmente e per sempre ad Achille e Cesare Bortolotti l’impianto di Viale Giulio Cesare?).

Assodato che i nerazzurri rivolgano un pensiero riconoscente a Chievo e Inter per avere tenuto il Carpi a 8 punti di distanza e il Frosinone a 9, la domanda del giorno è: perché? Perché questa Atalanta non sa che cosa sia la continuità di rendimento? Perché a Torino ci ha messo mezz’ora per entrare in partita? Perché la squadra non capisce che non bisogna rilassarsi mai sino a quando non sia stata raggiunta la salvezza aritmetica? E’ possibile passare in soli sette giorni dalla superpartita con il Milan alla sottopartita di Torino?

Va bene, Diamanti non c’era e la sua assenza ha pesato molto. Ma non basta per spiegare il ko grazie al quale i granata sono virtualmente salvi. Anche l’Atalanta lo è, considerato il vantaggio sulla terz'ultima posizione quando mancano 6 giornate alla fine. Però, per favore, basta con questi alti e bassi, basta con le distrazioni, basta con la supponenza. Ed è un vero peccato che, proprio nel momento in cui l’Atalanta ritrova un grande Cigarini, debba già perderlo per squalifica nel prossimo turno, quando a Bergamo si presenterà la Roma.

I tifosi nerazzurri non meritano un finale di stagione inversamente proporzionale all’entusiasmo, alla spinta, all’energia che essi hanno saputo dare alla squadra nel passaggio più delicato del torneo. Forse è il caso di ricordarlo a un gruppo di giocatori sotto esame. Quando il campionato sarà finito, non ci dovranno essere esitazioni: chi non merita l’Atalanta, se ne vada altrove. Per venire a Bergamo, ci sarà la fila.

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