L'addio

Azzano San Paolo dice addio a Fabio, che aveva ancora una marea di cose da fare

Crevena è scomparso alcuni giorni fa, aveva soltanto 64 anni. Un uomo pieno di iniziative, benvoluto da tutti. La figlia: «In ospedale era lui a darci coraggio»

Azzano San Paolo dice addio a Fabio, che aveva ancora una marea di cose da fare
Pubblicato:

di Laura Ceresoli

Fabio Crevena aveva un cuore buono. E forse non bastano neppure le parole di chi lo ha conosciuto a descrivere quanto abbia fatto per la comunità di Azzano San Paolo.

Il suo altruismo si notava nei piccoli gesti: quando offriva un fiore a tutte le donne nel giorno della loro festa, quando si impegnava a donare il sangue per l'Avis, a promuovere biciclettate o eventi benefici per rendere vivo il suo paese, oppure a organizzare le cene con i coscritti.

Il 7 dicembre un male incurabile al fegato lo ha strappato all'affetto dei familiari che ora, a fatica, riescono a trattenere le lacrime quando ricordano i bei momenti trascorsi insieme a lui. Aveva solo 64 anni. Troppo presto per un uomo come Crevena, che di cose da fare ne aveva ancora tantissime.

«Mio padre aveva un carattere allegro e socievole - racconta la figlia maggiore Veronica, 30 anni -. Quando uscivamo insieme a lui, ogni due metri si doveva fermare a salutare qualcuno che conosceva, persino al mare. Forse perché ha cambiato vari lavori. Prima era alla Magrini, poi per un periodo è stato trasfertista. Era una persona speciale. Anche nell'ultimo periodo, in cui la malattia stava prendendo il sopravvento, non si lamentava mai, anzi. Quando era ricoverato all'ospedale era lui a infondere coraggio agli altri. Ha lasciato il segno. Infatti molti dei pazienti che ha conosciuto in quei giorni sono venuti al funerale».

«Amava anche lo sport - continua Veronica -. Il mio fidanzato gioca nell'Azzano basket e mio papà non si perdeva mai una partita. In passato è stato anche aiuto allenatore nel Volley Azzano, ha praticato karate, avrebbe voluto fare il tassista ad Azzano per i malati e diceva sempre che avrebbe voluto comprare la “moto grossa”. Era un tuttofare. Amava anche dipingere o aiutarmi con i lavoretti per la scuola primaria in cui insegno».

Continua a leggere sul PrimaBergamo in edicola fino a giovedì 21 dicembre, o in edizione digitale QUI

Seguici sui nostri canali