Basta, vi prego, con don Matteo

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Don Matteo non si discute: è il più grande successo Rai dell'anno. L'hanno venduto anche in Russia. Manca che lo vendano alla Chiesa Patriottica Cinese e l'affare diventa planetario. Ma siamo in estate, e non avendo di meglio da offrire - per quanto appena detto - l'emittente di Stato ci ripropone Don Matteo quotidianamente, quasi fosse insulina per diabetici.

E questa scelta è intollerabile. Il pattern (lo schema) degli episodi è fisso come lo sguardo di chi ha appena subito uno schock: omicidio; arresto e incarcerazione di un presunto colpevole; intervento del prete; individuazione dell'assassino.

Questo procedimento presenta almeno due vantaggi. Facilita la soluzione del caso anche ai bambini meno dotati, in quanto basta sottrarre dalla somma dei personaggi della puntata tutti quelli che hanno a che fare col presunto colpevole e i ruoli fissi (Natalina, Pippo, i familiari del maresciallo Cecchini, ...) e quello che resta è l'omicida - che può essere intenzionale o solo sfortunato.

Consente agli spettatori di occuparsi d'altro: dei casi variabili di quella vera corte dei miracoli che è la "famiglia" di don Matteo, del versante erotico-affettivo del capitano dei Carabinieri, del paesaggio umbro.

Le parole confortanti del prete all'assassino in procinto di essere portato via dai gendarmi sul finire dell'episodio costituiscono "il messaggio" che la Rai vorrebbe inviare ai telespettatori: sappiamo che siete cattivi, ma vi conviene pentirvi di cuore e tutto si aggiusterà (salvo, ovviamente, il mancato pagamento del canone).

Ebbene, proprio quest'ultimo aspetto della vicenda è quello che la rende intollerabile. Per la Rai è facile giustificare il basso livello di una produzione gettando sul tavolo i dati dell'auditel in combinazione con l'alto livello spirituale dei suoi messaggi. 

Ma dovrebbe anche accorgersi, la nostra cara Rai, che nessun vantaggio ne viene al pubblico né sull'un versante né sull'altro: basta infatti che le Forze dell'Ordine mettano dentro qualcuno perché tutti si dimentichino del pattern del prete detective e si dedichino immediatamente a quella efferata attività ludica che è l'inveire contro il malcapitato a prescindere.

Ma non è una novità nemmeno questa. È solo l'esito scontato di una proposta culturale che di culturale non ha proprio niente, neanche le citazioni finali. 

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