Bruno Barcella, il bergamasco che aiuta a salvare vite sotto le bombe dei russi
Ha 31 anni ed è uno specializzando in Medicina d’ermergenza-urgenza. Offre formazione ai popoli colpiti da catastrofi umanitarie
di Marta Belotti
«Ti rendi conto quando i colpi iniziano a rimbombare nella notte, ma non sai mai quando finiranno». Sono stati giorni difficili quelli trascorsi nella città di Odessa, in Ucraina, dal bergamasco Bruno Barcella, specializzando in Medicina d’emergenza-urgenza a Pavia, e dai colleghi Flavia Resta, Valentina Angeli e Giovanni Cappa, che hanno partecipato con lui alla missione nel Paese in guerra.
Dal 2 al 7 marzo, i quattro studenti hanno tenuto dei corsi di gestione avanzata del trauma, con un focus particolare sulle emorragie, lì dove serve di più, in una Ucraina ancora sotto continuo attacco russo.
Global Medical Trainers
Il 31enne bergamasco fa parte - è stato anche uno dei fondatori - di Global Medical Trainers, un gruppo di specializzandi in Medicina d’emergenza-urgenza agli ultimi anni di studio, che organizza trasferte a titolo volontario per offrire formazione su questo tipo di interventi tanto importanti nelle catastrofi umanitarie.
I corsi sono di vario livello e possono rivolgersi alla cittadinanza, ma anche a laureandi o professionisti, in base alle necessità. Il progetto è in parte autofinanziato, in parte sostenuto da chiunque voglia dare una mano con una donazione, ma soprattutto è supportato dal Rotary (distretto 2050), da Flamor Srt, dall’Università degli studi di Pavia e da 3d4Mede Lot Polish Airlines.
Quella avvenuta a inizio mese non è stata la prima trasferta in Ucraina per Barcella, che insieme ai suoi colleghi Cappa, Resta e Angeli ha ricevuto a dicembre 2023, a Pavia, la Benemerenza di San Siro, massima onorificenza cittadina. La motivazione sta proprio nelle spedizioni organizzate in Ucraina.
«Mai così vicino agli attacchi»
«È la prima volta che mi sono trovato così vicino ai bombardamenti e agli attacchi dei droni. Non avevo mai visto la contraerea alzarsi e gli scontri essere tanto vicini», racconta (...)