Carlo Calenda, il neo ministro che da piccolo recitò in Cuore
Tra il padre economista e la madre regista ha imboccato decisamente la strada del primo. Anche se sua mamma, niente di meno che Cristina Comencini, aveva tentato di instradarlo verso il mondo dello spettacolo sin da piccolo. L’esordio pubblico di Carlo Calenda, neo ministro dello Sviluppo economico, annunciato ieri da Matteo Renzi a Che tempo che fa, è stato infatti su un set. E non su un set qualunque, né con un ruolo marginale. Infatti nel 1983, a dieci anni, ha avuto la parte di Enrico Bottini da ragazzo, protagonista di Cuore, girato per la tv dal nonno Luigi Comencini, con Johnny Dorelli e Giuliana De Sio (il ruolo di Edoardo adulto è stato poi affidato a Laurent Malet).
Ma nonostante queste premesse Calenda ha poi scelto senza incertezze il filone paterno. La carriera è stata rapida anche su quest’altro binario: nel 1998, a 25 anni era già in Ferrari con i ruoli di responsabile gestione relazioni con i clienti e con le istituzioni finanziarie. È lì che coltiva il rapporto cruciale della sua biografia lavorativa: quello con Luca Cordero di Montezemolo. Infatti dopo un passaggio in Sky, nel 2004 viene chiamato nella squadra della Confindustria guidata dal presidente della Ferrari, in qualità di assistente del presidente stesso e poi come direttore dell’area strategica e affari internazionali. Il suo link con Montezemolo è andato via via rafforzandosi, sino ad assumere il ruolo di coordinatore politico di "Italia Futura", il think tank messo in piedi dallo stesso Montezemolo nel momento dell’ascesa di Mario Monti sulla scena politica. Calenda tenta l’avventura politica con Scelta civica, nel 2013 ma finisce anche lui nel flop elettorale del movimento politico messo in piedi dall’ex rettore della Bocconi.
Avrebbe potuto essere il rapido declino della sua ambizione politica. Invece per Calenda la sconfitta si trasforma in un trampolino: Enrico Letta lo chiama nel suo governo come viceministro allo Sviluppo economico. E, cosa ancor più rilevante, Matteo Renzi nel febbraio 2014, quando strappa la presidenza del Consiglio a Letta junior, lo conferma nel ruolo. Quindi Calenda è uno che è passato oltre le batoste elettorali e ha superato indenne anche le rottamazioni… Nel 2015 completa il suo percorso di conversione al renzismo iscrivendosi al Pd.
In questi anni la fiducia con Matteo si è consolidata, tanto che c’è la sua regia nell’offensiva che il presidente del Consiglio ha messo a punto per difendere le imprese italiane sui mercato di mezzo mondo e che lo ha portato in un anno ad accumulare 50mila chilometri in viaggi aerei. Ad inizio 2016, contravvenendo le regole che vorrebbero in quel ruolo un diplomatico, Renzi nomina Calenda come Rappresentante permanente dell'Italia presso l’Unione Europea. «L'incarico», si leggeva nel comunicato del Governo, «è frutto di una misura eccezionale, adottata in circostanze particolari, si svolgerà naturalmente in piena e positiva collaborazione con la Farnesina e con le sue strutture». La “misura eccezionale” è naturalmente riferimento al braccio di ferro ingaggiato da Renzi con Bruxelles, rispetto alle politiche di austerity che fermano la crescita. E, ora a poco più di tre mesi, ecco il nuovo salto: per un posto delicatissimo come quello macchiato dalle leggerezze dell’ex ministro Federico Guidi, Renzi chiama un uomo che ormai fa parte della sua stretta cerchia e che gode della fiducia anche del gotha dell’industria italiana. Il piccolo Enrico Bottini ne ha fatta di strada...