Caso Spinazzola, lezione di stile
Ci sono episodi che segnano una svolta nella vita di un club, ne attestano la nuova dimensione, dimostrano che cosa significhi essere diventati una grande società. Il caso Spinazzola, la vittoria della linea dura dei Percassi che hanno esatto il rispetto dei patti, la resa della Juve dopo giorni e giorni di braccio di ferro e di alta tensione sull'asse Bergamo-Torino, certificano che l’Atalanta è un modello da imitare anche fuori dal campo.
Nell'estate degli ammutinamenti, dei contratti ignorati, dei certificati medici, degli allenamenti disertati, addirittura del rifiuto di rispondere alla convocazione a una partita ufficiale di campionato, l’epilogo della vicenda è una vittoria che vale molto più di tre punti. È una lezione di stile. È il segnale che il rispetto delle regole e degli accordi è possibile quando si mostra la fermezza necessaria per ottenerlo.
Ora tocca a Spinazzola. Grazie all'Atalanta e a se stesso ha conquistato la Nazionale e, peraltro, se fosse andato a Torino, avrebbe pure rischiato di perderla, visto che non sarebbe stato sicuramente un titolare fisso. Sotto la guida di Gasperini, invece, il giocatore potrà ribadire in nerazzurro tutto il suo talento e tutta la sua voglia di consacrarsi protagonista del calcio nazionale.
L’Atalanta ha usato il bastone e la carota, non l’ha multato anche se avrebbe potuto benissimo farlo (il Borussia ha stangato il ribelle Dembélé con 150 mila euro), ha scelto la strada della pazienza e della fermezza. Ha vinto. Qua la mano, Spinazzola: la squadra, la società, i tifosi non vedono l’ora che lei ricominci a volare sulla fascia, come sa fare benissimo. La Juve può attendere, la Dea no.