Lo strano hobby di Lorenzo Corna che dipinge con... i fiammiferi!
Tutti abbiamo un hobby. L'impiego del nostro tempo libero è qualcosa di molto importante nella vita quotidiana, uno spazio che possiamo dedicare a noi stessi o passare in compagnia di amici. C'è chi colleziona monete, chi preferisce andare in bici, chi ama leggere. Ognuno cerca (o inventa) il proprio passatempo, molto spesso in base alla bravura o alla pazienza di cui ciascuno di noi è più o meno dotato. È anche il caso di Lorenzo Corna, classe 1955 e residente a Osio Sopra da sempre, che di hobby e pazienza ne sa davvero qualcosa. Da più di trent'anni il suo passatempo sono i fiammiferi. Il classico «zolfanello», ormai relegato nei ricordi e soppiantato da decenni dall'accendino. Come si può farne un hobby? Lorenzo c’è riuscito, unendo ogni singolo fiammifero fino a dare vita a forme, disegni e poi quadri, che nel corso degli anni sono diventati sempre più elaborati e complessi. Ed è proprio a questo punto che un hobby può diventare un’arte, dettata dall’esperienza ma soprattutto da tantissima passione.
Dove ha preso spunto l’idea e da quanti anni?
«La passione è nata all’inizio del 1980. Ero sposato da poco, non ero ancora papà e avevo del tempo libero a disposizione. L’idea non è stata tutta farina del mio sacco. Casualmente proprio in quegli anni conobbi Severo Abati, che usava i fiammiferi per fare dei quadri. Ho preso spunto da lui e mi sono messo all’opera. Da allora non ho più smesso, e ormai sono quasi quarant’anni…».
Come vengono realizzati i quadri?
«Tutto dipende, per prima cosa, dal tipo di opera che devo realizzare, se il soggetto rappresenta un volto, un dipinto oppure un paesaggio. Scelto il tema riporto il disegno su una tavola di legno grezzo, che servirà da base per il futuro quadro. La seconda parte consiste nel preparare i fiammiferi, che vanno tinti con appositi colori e asciugati. Poi a uno a uno vengono incollati. Ogni quadro è praticamente diverso».
Non vengono usati solo fiammiferi nei suoi quadri…
«I fiammiferi sono sicuramente l’elemento base delle mie opere. Con il tempo ho iniziato ad aggiungere, per rifinire alcuni particolari e solo per alcuni quadri, i chicchi di riso. Negli ultimi anni ho invece iniziato a utilizzare la tecnica della pirografia. Con il pirografo volevo portare qualcosa di nuovo nei miei lavori, e alla fine si è rivelato un hobby a sua volta».
La sua opera più lunga?
«Come tempo è sicuramente il quadro che raffigura l’aquila in volo. Per completarlo sono serviti più di cinquemila fiammiferi e quasi un anno di lavoro».
Il recupero della materia prima un tempo era sicuramente più facile…
«Purtroppo anche i miei quadri hanno un costo. Un tempo il recupero degli zolfanelli era molto più semplice. C’era sempre qualche anziano del paese che li utilizzava per i vecchi fornelli a gas o per accendere la stufa di casa. Ormai sono stati dimenticati per il ben più comodo accendino. Così una volta al mese mi reco dal tabaccaio e acquisto una decina di scatole. Sono poi indispensabili una vasta gamma di colori per tinteggiare i fiammiferi, colle, pennelli, lucidi vari e protettivi. Insomma, una piccola falegnameria».
Quante opere in questi anni?
«Difficile dirlo. Sicuramente più di cento quadri fatti solo con i fiammiferi. Poi ci sono le opere in pirografia, che vanno dai tavoli in legno, agli sgabelli, persino vecchi bauli».
E tutta la fantasia? Dove la trova?
«Anche quella non è tutta opera mia. Gli spunti maggiori me li dà mia moglie. E da qualche anno a questa parte, anche la mia nipotina».