Il fisarmonicista Azzola

«Chauffe Marcel!», un modo di dire nato in verità in Val Seriana

«Chauffe Marcel!», un modo di dire nato in verità in Val Seriana
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Foto di Giovanni Brambilla

 

Chi ha un minimo di dimestichezza con la storia della televisione italiana non può non ricordare il celeberrimo incipit «Fiato alle trombe, Turchetti!», con cui Mike Bongiorno negli Anni Settanta (affiancato da Sabina Ciuffini) apriva le puntate del telequiz Rischiatutto, citando il celebre regista Piero Turchetti.

Chauffe Marcel! Qualcosa di simile avviene anche in Francia con la frase «Chauffe Marcel!», entrata nel gergo comune, molto più delle trombe di Turchetti, per invitare qualcuno a lanciarsi con ardore in una qualsiasi azione, non necessariamente su un palcoscenico o in tv. Un daje transalpino che quest’anno compie cinquant’anni. A rendere celebre quel deciso intercalare fu infatti, nel 1968, lo chansonnier Jacques Brel, con la canzone Vesoul, dedicata all’omonima città dell’Haute Saone. Un invito facilmente reperibile a metà delle incisioni d’epoca, con cui Brèl chiedeva ai propri musicisti di aumentare l’intensità e la “temperatura” (chauffér, scaldare) dell’esecuzione.

Un bergamasco alla corte di Brel. Lo chiedeva però, citando forse un motivetto dei primi Anni Sessanta del duo comico Dupont Pondu, a un musicista in particolare, figlio di un muratore di Pradalunga e di una giovane donna di Valbondione: Marcel Azzola. Marcel era infatti, già nel 1968 ed ancor oggi a 91 anni, un fisarmonicista (in francese accordeonist) d’eccezione, nelle cui vene scorre sangue bergamasco, pur con quel cognome ovviamente pronunciato con l’accento sull’ultima vocale. Il Marcèl del modo di dire transalpino resta, e resterà per sempre, inesorabilmente lui.

 

https://www.youtube.com/watch?v=guaEg2U89p8

 

La formazione e l'ascesa. Giuseppe Azzola, padre di Marcel, era un muratore della Valle Seriana, che nei giorni di festa dirigeva una piccola orchestra locale, composta da una ventina di mandolini. Nei primi Anni Venti si trasferì in Francia in cerca di lavoro, ma anche per fuggire alle camicie nere dei fascisti, per i quali non nutriva particolare simpatia. Fu presto raggiunto dalla moglie Angelina, originaria di Valbondione, stabilendosi nel quartiere parigino di Menilmontant, dove Marcel nacque nel 1927.

I primi approcci con la fisarmonica si legano all’incontro di papà Giuseppe con la famiglia Rossi, titolare di un bistrot in cui si esibivano giovani artisti, facendo sbocciare anche il talento del figlio Joe Rossi, pure acclamato fisarmonicista. L’ascesa di Marcel fu rapida, ma non certo facile, anche a causa della guerra: dalle prime lezioni con Attilio Bonhommi (probabilmente un Bonomi storpiato) a quelle con Medard Ferrero, dal primo concorso a Suresnes nel 1938 all’esibizione mondiale del 1947 a Losanna in cui è finalista, sino al premio internazionale a Stradella nel 1949.

 

 

Il successo e un concerto in patria. Negli Anni Cinquanta Marcel Azzola ha accompagnato i grandi nomi della canzone francese, quali Edith Piaf, Tino Rossi, Yves Montand, Barbara, Juliette Gréco, Jean Sablon, Francis Lemarque, Gilbert Bécaud e Jacques Brel. Azzola ha registrato musiche da film per Bertrand Tavernier, Claude Sautet, Claude Lelouch e Simone Signoret. In Francia, nel 2007, è stato nominato Commendatore delle Arti e delle Lettere, mentre nel dicembre 2012 ha tenuto alcuni concerti in Bergamasca, in coppia con la pianista Lina Bossatti. Memorabile il concerto di Capodanno al Teatro Sociale in Città Alta con replica nella chiesa parrocchiale di Valbondione, paese natale della madre. In quell’occasione celebrò anche Gaetano Donizetti, eseguendo la parte impegnativa del tenore ne L’Elisir d’Amore. Una storia artistica di altissimo livello nata in Val Seriana, sulle vie dell’emigrazione e le note di una fisarmonica. Chauffe, Marcel!

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