Con la Dea segnò pure a Lisbona

Che fine ha fatto Cantarutti

Che fine ha fatto Cantarutti
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Attaccante dotato di grande fisico e capace di far giocare bene la sua squadra, protagonista di gol importanti e trascinatore dei nerazzurri in un famoso Verona-Atalanta del 23 marzo 1986. Aldo Cantarutti, centravanti classe 1958 nato a Manzano (Udine), ha giocato dal 1985 al 1988 con la maglia nerazzurra della Dea e in 60 presente ha messo a segno 15 gol. Di questi, almeno quattro sono ben impressi nella mente di tutti i tifosi atalantini e ben tre sono arrivati proprio contro il Verona, avversario dell’Atalanta domani, nella quarta giornata di campionato di Serie A.

La maglia buttata e poi tornata in campo. Aldo Cantarutti, ripartiamo da quel giorno di fine marzo: una super tripletta e poi quella maglia buttata nel settore ospiti che venne subito restituita. «Mi ricordo perfettamente quel giorno. Quella maglia l’avevo buttata ai tifosi perché mi ero auto-cambiato. C’erano state delle piccole problematiche con Sonetti, avevo fatto questa scelta ma immediatamente mi dissero che non si potevano più fare sostituzioni perché le avevamo già finite. Ho dovuto chiedere ai tifosi di restituirmi la maglietta, mancavano ancora un po’ di minuti e sono riuscito a finire la gara: dopo il fischio finale, felice per la tripletta, regalai per davvero quel cimelio alla gente che ci aveva seguito. L’ho fatto quel giorno a Verona come lo feci poi a Lisbona: tutte occasioni importanti».

Quei tre gol. Una bella tripletta, tutti i gol sono arrivati in modo molto diverso. Ce li racconta? «Sono stati tutti e tre dei bei gol. Una giornata prolifica, molto soddisfacente dal punto di vista personale. In occasione del primo gol ho sfruttato un cross dalla fascia di Donadoni e ho segnato con una deviazione in anticipo sul mio marcatore, che era Fontolan. La seconda marcatura è arrivata con una bella mezza rovesciata al volo in area di rigore, la tripletta l’ho infilata con un colpo di testa che ha sorpreso Giuliani: il cross era di Prandelli, ho colpito talmente forte che pensavo di aver bucato la rete. E’ stata davvero una super domenica».

 

 

Mauricio Pinilla, il Cantarutti di oggi? Oggi, in maglia atalantina, c’è un giocatore che segna veramente gol spaziali ma che, ogni tanto, parte per la tangente e combina sciocchezze evitabili. «Mauricio Pinilla è un giocatore che conosco molto bene. Già 10-12 anni fa lo seguivo con grande interesse, andò all’Inter e poi al Celta di Vigo ed era una grande promessa. Una volta caduto in basso, ripartì alla grande proprio come uno di quei cavalli di razza da competizione. Devo dire che è un cavallo un po’ pazzo, dovrebbe riuscire a controllarsi di più ma per l’Atalanta è un giocatore molto importante. Se fosse un elemento completo, sia dal punto di vista tecnico che caratteriale, giocherebbe altrove. Credo che a Bergamo si debba tenere molto stretto uno come Pinilla».

 

 

Quel gol a Lisbona. Domanda secca: quel gol segnato a Lisbona rappresenta il punto più alto della sua carriera atalantina? E ancora, ha qualche rimpianto per gli anni vissuti a Bergamo «È stato sicuramente uno dei periodi più favorevoli sia per la società che per il sottoscritto. Una serata magica. Rimpianti? Non me li ricordo nemmeno, i momenti difficili. Se anche ci fossero dei rimpianti, non ci penso nemmeno in quanto ogni situazione, bella o brutta che sia, va vissuta e gestita al momento in cui accade. Dopo, restano solo i ricordi, e dei rimpianti nessuno se ne fa nulla».

L’Atalanta di oggi. Il campionato è appena iniziato, come vede la squadra di oggi? «Seguo l’Atalanta sempre con grande affetto. Reja è bravo a mettere in campo le sue squadre, poi però ci vogliono i giocatori giusti e da questo punto di vista penso che la Dea abbia una buona squadra, anche quest’anno. In difesa i giocatori che sono arrivati hanno permesso di sistemarsi molto bene, sono fiducioso. Forse manca qualcosa in attacco, è una mia sensazione. Credo che sia molto importante capire se Denis è ancora in grado di garantire una o forse due stagioni sul livello delle ultime. Dietro a Pinilla servono garanzie, l’argentino è un po’ in fase calante ma la sua tenuta sarà molto importante per tutta la squadra«.

Il record di Denis. A Denis manca solo un gol per diventare il più prolifico di sempre con la maglia dell’Atalanta. «Denis mi ha sorpreso. Prima che andasse al Cesena, nel 2002, me lo segnalarono proprio per l’Atalanta, ma non era pronto. Aveva qualità ma lo vedevo un po’ grezzo. Devo ammettere che oggi, a distanza di anni, mi ha sorpreso molto per come è riuscito a venire fuori e a crescere. I gol e i numeri parlano per lui, negli ultimi 3-4 anni è una bella realtà della stagione».

 

 

Che fine ha fatto Aldo Cantatutti. Veniamo ai giorni nostri, cosa fa nella vita di tutti i giorni Aldo Cantarutti? «Ultimamente mi dedico a tutto quello che non ho potuto fare da giovane. Mi piace vivere la campagna, proprio da poco ho lasciato la mia terra dove ho raccolto e bruciato alcuni rovi. Ho una bella casa che però va sistemata, mi ci dedico con grande passione sia per quanto riguarda il giardino che per la struttura. Abbiamo smesso da qualche anno, noi giocatori di una volta. Ma non siamo ancora pensionati».

Conterraneo di Reja. È rimasto a Bergamo? «Sono tornato in Friuli, qui dalle parti di Udine. Sono conterraneo di mister Reja, abitiamo molto vicini. Ci conosciamo molto bene, è un uomo che vive ancora di calcio ed è sempre sulla breccia. A quasi 70 anni, lui è uno che se non ha un campo su cui misurarsi è un pesce fuor d’acqua. Questa è una grande risorsa per chi allena, che sia a Bergamo o a Roma o a Napoli».

Collaborare oggi con la Dea? Ma oltre ad occuparsi di campagna e di verde, col calcio ha smesso del tutto? «Ho lavorato nel calcio e tuttora seguo un po’ di partite e di giocatori. Qualcuno crede ancora in me, non collaboro più con grande enfasi ed entusiasmo ma mi capita di vedere elementi interessanti. Collaborare con l’Atalanta? L’ho fatto per 10 anni, era l’epoca di Vieri, Inzaghi, Mirkovic e molti altri. Qualche merito ce l’ho anche io, ma lo dico con grande modestia. Sartori mi conosce bene, non si sa mai».

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