55 gare in nerazzurro

Che fine ha fatto Zoran Mirkovic

Che fine ha fatto Zoran Mirkovic
Pubblicato:
Aggiornato:

Ha giocato 55 partite in maglia atalantina, 52 in serie A e 3 in Coppa Italia. I suoi compagni di allora lo ricordano come un ragazzo gentile ed educato, sempre pronto a dare una mano in difesa ma anche a centrocampo. Oggi vive a Belgrado, prova a diventare allenatore ma ammette che almeno due o tre volte l’anno torna a Bergamo. Nel 2007 è stato alla festa per il Centenario con il presidente Ruggeri, nel 2012 è salito sul palco della Festa della Dea con Bertuzzo e Rivalta. Lui è Zoran Mirkovic, difensore serbo classe 1971 che ha giocato in nerazzurro tra il 1996 e il 1998. Due stagioni diametralmente opposte: la prima condizionata dalla tragedia di Pisani e dall’exploit di Inzaghi (capocannoniere con 24 gol)  e la seconda chiusasi con la retrocessione in serie B. Lo abbiamo rintracciato nella sua città natale, poco prima dell’allenamento. Ci ha parlato di Atalanta, di Juventus ma non solo. E si è confermato un gran signore.

 

 

Il ricordo di Bergamo. «Devo dire che anche oggi, quasi 20 anni dopo, ho un grandissimo ricordo di Bergamo e dell’Atalanta. Sono arrivato nel 1996 dal Partizan di Belgrado. Con la Dea ho vissuto la prima esperienza importante nel calcio e nel campionato più bello e difficile del mondo. In quel periodo il calcio della serie A era il migliore in assoluto, in Italia giocavano i più bravi e per me venire lì significava fare un salto grande per la carriera». Dallo scudetto con il Partizan di Belgrado (il secondo in tre stagioni), Mirkovic è arrivato in Italia con la consapevolezza che il passaggio in serie A, a quel tempo, era una tappa obbligata per chi voleva diventare un grande calciatore. In maglia nerazzurra, le sue prestazioni, sono sempre state molto positive. «In Italia l’Atalanta è una realtà molto importante, il settore giovanile è forse ancora oggi tra i migliori in circolazione. È la politica del club, la realtà è sicuramente diversa rispetto ad esempio  a quella della Juventus. Ma io sono onorato di aver indossato per due anni la maglia nerazzurra e di aver contribuito ad un pezzetto di storia del club».

 

 

L’infortunio a inizio avventura. L’avventura italiana di Mirkovic, tuttavia, non iniziò nel migliore dei modi. Domenica 8 settembre 1996, a Cagliari, ci furono subito grandi problemi: «Mi infortunai subito alla prima giornata. Fu un problema che mi costrinse a restare fuori per quasi tre mesi, ho saltato circa 10 partite. Una volta rientrato, contro il Parma in trasferta, sono tornato titolare e in quel periodo ho vissuto forse i momenti più belli in maglia nerazzurra. Ripensando a quel Parma e ai suoi giocatori c’è da essere orgogliosi dello 0-0 conquistato. In porta c’era Buffon, dietro Thuram e in avanti Chiesa e Crespo. La squadra, dopo quel prezioso pareggio, per sei partite di fila non prese gol, per otto gare consecutive conquistò un risultato positivo. Fu un gran filotto».

 

 

L'amicizia con Pisani. Quel momento complicato, tuttavia, permise a Mirkovic di scoprire un amico vero: Federico Pisani. «A causa di quell'infortunio fui costretto a fare tante sedute di riabilitazione in palestra. Quel periodo coincise con la nascita di un’amicizia con un ragazzo splendido e il cui ricordo mi accompagnerà per sempre: Federico Pisani. Lavoravamo fianco a fianco nella palestra di Marco Rota. Lui rientrò la settimana dopo di me contro il Piacenza, vincemmo 4-0. Quella tragedia del 12 febbraio 1997 che strappò Chicco all’affetto dei suoi familiari, dei suoi amici più e di tutti noi resta uno dei momenti più brutti di tutto il mio passato. Qualcosa che non dimenticherò mai».

 

 

La Juventus e il pubblico di Bergamo. Dalla Dea alla Juventus, il salto in avanti di Mirkovic fu decisamente importante. «Dopo l’esperienza con l’Atalanta passai alla Juventus, una delle prime cinque squadre del mondo. Mi sono tolto grandi soddisfazioni, abbiamo sfiorato una finale di Champions League contro il Manchester United e con un pizzico di sfortuna fummo costretti a vedere in tv la partita contro il Bayern. Credo che oggi la Juventus parta sfavorita nella finale contro il Barcellona, ma sono convinto che nella partita secca la squadra di Allegri possa farcela. Nella Juve non ci sono dei fenomeni come Messi o Cristiano Ronaldo, però il gruppo è forte e con grande organizzazione. È una partita tutta da giocare». Dopo il pronostico sulla finale di Champions League, Mirkovic torna a parlare di Atalanta e il suo ricordo della tifoseria bergamasca è lapidare. «È stato splendido. Ho giocato 20 anni a calcio, 16 anni li ho passati tra i professionisti ma da nessuna parte ho visto una fedeltà alla maglia così intensa come quella che ho apprezzato a Bergamo. Abbiamo vissuto momenti belli e altri meno, ma i tifosi ci sono sempre stati vicini. Sempre. Ho grandissimo rispetto per i tifosi della Dea».

 

mirkovic

 

Che fine ha fatto Zoran Mirkovic? A quasi 20 anni di distanza dalla sua prima esperienza in Italia con la maglia atalantina, il difensore serbo dimostra un attaccamento al mondo del calcio molto comune ai suoi ex colleghi. Dopo il campo, Mirkovic è stato anche dietro una poltrona e addirittura al vertice di una delle squadre più importanti del suo Paese. «Sono rimasto nel mondo del calcio perchè senza non ci posso stare. Adesso vivo a Belgrado con mia moglie Sanela e la nostra piccola Uma di appena 20 mesi. Ho smesso di giocare nel 2006 e tra il 2007 e il 2008 ho avuto un ruolo istituzionale con la squadra nazionale della Serbia. Subito dopo l’avventura come dirigente, sono passato alla presidenza del Partizan di Belgrado tra il 2008 e il 2010. Credo che per uno come me sia impossibile stare lontano dal campo». Il richiamo dell’erba e dello spogliatoio, tuttavia, è troppo forte e tra pochi mesi potremmo rivedere l’ex terzino dell’Atalanta alla guida di qualche squadra professionistica. «In questi ultimi mesi sto cercando di diventare allenatore professionista a tutti gli effetti: il corso specifico è appena cominciato e intanto resto in campo vicino ai calciatori seguendo come mister in seconda una formazione di serie B che gioca qui a Belgrado e che si chiama Fk Sindjelic. È una nuova sfida, voglio misurarmi anche con la panchina dopo che ho lavorato come dirigente e come presidente».

Seguici sui nostri canali