Il Presidente di Vivendi

Chi è esattamente Vincent Bolloré che s'è preso Mediaset Premium

Chi è esattamente Vincent Bolloré che s'è preso Mediaset Premium
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Vincent Bolloré è il grande vincitore dell’accordo siglato venerdì 8 aprile tra il gruppo francese Vivendi e Mediaset per lo scambio di Premium, il canale che in Italia, sul digitale terreste, trasmette sport, film e fiction. I due colossi dei media hanno effettuato un mutamento azionario e di governance. In pratica, c'è stato uno scambio del 3,5 percento del pacchetto azionario, ma, per via della differenza di valore, l’89 percento di Premium è passato ai francesi. A essere interessato in modo particolare sarà lo sport, il canale Premium che detiene i diritti sulla Champions League. A capo di tutto c'è stato, appunto, Vincent Bolloré, che è il Presidente di Vivendi.

 

 

Impero di famiglia. Ma chi è questo finanziere bretone che ormai da anni sta investendo in Italia, avviandosi a diventare il nuovo re del panorama mediatico del Belpaese? Nato il 1 di aprile di 65 anni fa, Vincent Bolloré è a capo di un gruppo famigliare con sede a Parigi, con 55mila dipendenti e quasi 11 miliardi di fatturato, che spazia dall’energia all’agroalimentare ai trasporti e alla logistica. Si stima abbia un patrimonio personale che si aggira sui 7 miliardi di euro e di sicuro è uno degli uomini più potenti di Francia. Tra i suoi interessi c’è anche l’Africa, dove gestisce i porti di Congo, Nigeria, Mozambico, specialmente dove ci sono i terminal del petrolio, gode di concessioni stradali e ferroviarie in Costa d’Avorio e Burkina Faso, possiede piantagioni di palme per la produzione di olio e di alberi della gomma in Liberia, Camerun, Nigeria.

Amore per l’Italia. L’Italia per lui è territorio di conquista già noto: nel 1999 comprò le azioni detenute dalla banca d’affari francese Lazard in Mediobanca e da lì al 2002, quando entrò nel cda di Mediobanca, il passo fu breve. Fu proprio a quell’epoca, quando era alla guida delle Assicurazioni Generali di cui Mediobanca era il maggiore azionista, Antoine Bernheim (banchiere di Lazard e ceo di Generali) fece incontrare Bolloré a Silvio Berlusconi. I due si conoscevano dato che al Cavaliere, per lanciare LaCinq fece comodo l’aiuto di Bernheim. Inoltre tra Bolloré e Berlusconi c’è una comune amicizia: trattasi di Tarek Ben Ammar, finanziere franco tunisino con la grande dote del mediatore d’affari, che tra Mediaset e Vivendi potrebbe uscire come il vero deus ex machina dell’accordo di cessione.

 

 

La storia si ripete. Adesso sembra che la storia si stia ripetendo. Non a Parigi ma alle porte di Milano: Berlusconi pare che voglia, grazie a Vivendi, far tornare dei conti pesantemente provati dall’acquisto dei diritti per la Champions League. E per Bolloré scalare i media italiani dev’essere una questione di prestigio personale: non deve aver digerito troppo bene la cacciata di Vivendi dalla fusione tra Tele+ e Stream, ormai 13 anni orsono. All’epoca ebbe la meglio Rupert Murdoch, che da quella fusione fece nascere Sky. Oggi Bollorè sembra voler la rivincita sul magnate australiano e nei suoi piani forse c'è il sogno di far nascere una pay tv europea.

Una fortuna che arriva da lontano. Amico di vecchia data di Sarkozy, al quale Bolloré presta spesso il suo yacht per le vacanze, quella del bretone sbarcato a Cologno Monzese è una storia che comincia molto indietro nel tempo. La sua famiglia possedeva dall’inizio dell'Ottocento una cartiera ad acqua, e suo padre e gli zii producevano cartine da sigarette, bustine di thè e carta per le pagine su cui venivano stampate le bibbie. Per scalare l’impero di famiglia, caso più unico che raro, Vincent si fece prestare i soldi da uno dei Rothschild all’età di 23 anni. Del resto, Bolloré venne nominato vice direttore della società finanziaria Edmond de Rothschild nel 1975 e la società del padre versava in stato di crisi.

La pensione. Restio a parlare con i giornalisti, Vincent Bolloré ha tuttavia progettato di andare in pensione il 17 febbraio 2022, giorno in cui cade il bicentenario dell’azienda di famiglia, che lascerà in eredità ai suoi quattro figli.

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