Il suo stile? Comic Sans

Chi è Fabiola Gianotti, da gennaio la prima donna a capo del CERN

Chi è Fabiola Gianotti, da gennaio la prima donna a capo del CERN
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Se veramente il buongiorno si vede dal mattino, il 2016 sarà un grande anno per l’Italia. Merito, un po’ a sorpresa, della ricerca, della fisica e di una donna. Stiamo parlando di Fabiola Gianotti, ricercatrice romana, cresciuta e formatasi a Milano, che con l’avvio del nuovo anno diventerà la prima donna della storia a rivestire l’incarico di direttore generale del CERN di Ginevra, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. La nomina è avvenuta oltre un anno fa, precisamente il 4 novembre 2014, quando il Consiglio dell’Organizzazione europea per la ricerca nucleare l’ha scelta per questo importante ruolo e come successore di Rolf-Dieter Heuer, fisico tedesco in carica dal 2009.

 

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Il bosone di Higgs, la notorietà. Sebbene la Gianotti sia diventata da diversi anni uno dei volti più noti del CERN a livello internazionale, la sua nomina non era affatto scontata. Come si può ben immaginare, in quel del Large Hadron Collider di Ginevra le menti brillanti sono più d’una. A questa decisione ha certamente dato una spinta importante la ribalta mediatica conquistatasi dalla Gianotti nel 2012, quando davanti al mondo annunciò, emozionata, la prima osservazione di una particella compatibile con il bosone di Higgs. Così la fisica italiana spiegò il rilievo di quella scoperta: «Il meccanismo di Higgs entrò in azione dopo un centesimo di miliardesimo di secondo dall'esplosione del Big Bang e diede massa ad alcune particelle lasciandone altre senza massa. Dal "Modello Standard", che è l’insieme delle nostre conoscenze che finora meglio descrivono la composizione della materia e le forze che fanno interagire le particelle, sapevamo che ci sono particelle, come il fotone, che non hanno massa ma sono pura energia e viaggiano alla velocità della luce, e altre invece che hanno massa. La ragione era un mistero. Adesso abbiamo capito che questo fatto dipendeva dalle differenti interazioni che queste particelle avevano con il bosone». Il peso della scoperta tentò di spiegarlo nuovamente un anno dopo: «Il bosone di Higgs è diverso, perché ha il compito di dare massa a tutte le altre particelle e, se così non fosse, il nostro universo non esisterebbe e ovviamente non esisteremmo neppure noi».

La Gianotti non è stata solo il volto mediatico di quella scoperta, che le fruttò comunque la candidatura a persona dell’anno del Time nel 2012, ma anche una delle principali artefici. Entrata nel CERN nel 1987, nel 1992 fu tra i primi fisici ad aderire all’esperimento ATLAS, teso proprio all’analisi e allo studio delle particelle e il cui risultato è stata la strepitosa scoperta del bosone di Higgs. Si sta parlando di quello tutt’oggi ritenuto il più grande esperimento scientifico mai realizzato nella storia, a cui hanno collaborato quasi 3mila studiosi provenienti da ben 38 Paesi diversi. Di questi solo il 20 percento erano donne, ma una era proprio lei, Fabiola. Dopo essere stata coordinatrice di ATLAS dal 1999 al 2003, ha passato lo “scettro” a un collega, prima di essere rinominata in quel ruolo nel 2009. Per questo, il 4 luglio 2012, fu lei ad annunciare al mondo la grande scoperta del bosone.

 

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La letteratura prima del CERN. Figlia del geologo astigiano Agostino Gianotti e di una letterata siciliana, dopo aver vissuto a Roma per i primi 7 anni della sua vita, si trasferì con la famiglia a Milano. Nel capoluogo meneghino frequentò le scuole medie e poi il liceo classico delle Orsoline. Non proprio il cammino che ci si immagina per una fisica. Ma, come lei stessa ha spiegato in diverse interviste, tra cui una molto interessante con Giovanni Minoli per Radio24, furono proprio gli studi classici ad avvicinarla alla fisica: la lettura della biografia di Marie Curie e la spiegazione fornita da Albert Einstein circa l’effetto fotoelettrico non la appassionarono solamente per lo stile formale, ma anche per i contenuti scientifici. Tra Fabiola e la fisica fu amore, se non proprio a prima vista, a prima lettura. Finite le superiori, decise quindi di intraprendere lo studio della fisica all’Università Statale di Milano, dove si laureò con indirizzo sub-nucleare nel 1984. Ancora una volta fu un evento esterno e inaspettato a farle trovare la sua strada: l’attribuzione del Premio Nobel a Carlo Rubbia la convinse a intraprendere un dottorato di ricerca sulle particelle elementari. La sua tesi di dottorato riguardò l’analisi dei dati dell'esperimento UA2, ovvero uno degli esperimenti di fisica delle particelle più importanti della storia compiuto proprio al CERN. Quasi una premonizione.

 

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Il CERN, la religione, le passioni. Abbandonata la carriera universitaria, fu proprio il grande centro studi di Ginevra ad accogliere a braccia aperte questo giovane e sorridente astro nascente della fisica italiana. Uno dei primi esperimenti a cui lavorò fu proprio l’evoluzione dello UA2, a cui presto affiancò però anche altre collaborazioni con diversi studiosi del CERN. Il grande salto, come detto, avvenne nel 1992, quando fu una delle prime a credere in ATLAS. Una scelta più che mai azzeccata. Dal 2012 a oggi, non c’è dubbio che la Gianotti sia diventata il volto più noto del CERN. I motivi sono svariati: in primis perché è una donna, e in una società ancora fortemente “maschiocentrica”, anche nell’ambito scientifico, questa è certamente una piacevole novità; e poi perché ha uno stile elegante, sobrio, mai polemico. Quando parla di fisica, parla di equilibri, melodie, ritmi. È come se parlasse di musica (non a caso è diplomata in pianoforte al Conservatorio di Milano). A differenza di altri volti noti della scienza, come ad esempio Margherita Hack, la Gianotti si è sempre dichiarata credente e non vede nessuna incoerenza tra la scienza e la religione: «Quello che io vedo nella natura, la sua semplicità, la sua eleganza, mi avvicina all'idea di una mente intelligente ordinatrice».

 

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Ma soprattutto è simpatica e autoironica, lontana dall’immagine che abbiamo sempre avuto dello scienziato, un topo di laboratorio chiuso in una stanza ad analizzare numeri e formule. Molti la presero in giro quando, all’esposizione dei risultati dell’esperimento ATLAS del 2012, mostrò una presentazione in PowerPoint scritta in Comic Sans. Internet si scatenò; ma invece che prendersela, lei rispose con la stessa ironia: l’1 aprile successivo diffuse un decreto in tutto il CERN in cui spiegava che, da quel momento, Comic Sans sarebbe stato il carattere ufficiale dei documenti del centro di ricerca. È una donna in costante equilibrio tra l’ordine della ricerca e il caos delle sue passioni, come la cucina, dove proprio le sue competenze fisiche le offrono un po’ di certezze. È una donna normale con una mente geniale. È la prossima direttrice generale del CERN. Ed è italiana.

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