«Un gigante buono»

Chi era Yuri Ravizza, il 40enne morto nello schianto a Cologno: il toccante ricordo degli amici

Era in sella alla sua Ducati quando si è scontrato con un camper. Lascia la sua compagna e una figlia di 10 anni. Viveva a Ghisalba ma era cresciuto a Urgnano

Chi era Yuri Ravizza, il 40enne morto nello schianto a Cologno: il toccante ricordo degli amici

Basta vedere le immagini della Ducati rossa dopo lo schianto per capire quanto è stato violento l’incidente avvenuto nel tardo pomeriggio di ieri (sabato 11 ottobre) in località Muratella a Cologno al Serio. A bordo del motociclo stava viaggiando Yuri Ravizza, 40 anni, originario di Urgnano ma residente a Ghisalba con la compagna e la figlia di 10 anni. Ravizza, purtroppo, non ce l’ha fatta.

Come riporta PrimaTreviglio, il quarantenne era in sella alla sua moto quando, per cause ancora da accertare, s’è scontrato frontalmente contro un camper alla cui guida c’era un 43enne di Cologno.

Il violento incidente

Violentissimo l’impatto, con Ravizza che è stato sbalzato alcuni metri più in là dopo aver sfondato il parabrezza del camper. Il casco è saltato e il quarantenne è rimasto a terra privo di sensi. Alcuni automobilisti di passaggio hanno subito contattato il 112 e hanno prestato i primi soccorsi. Tra loro, una ex volontaria della Croce rossa di Dalmine, che ha praticato al motociclista il massaggio cardiaco in attesa dei soccorritori.

L’uomo è stato poi trasportato con l’elisoccorso all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare: troppo gravi le ferite riportate nello schianto. A indagare su quanto avvenuto sono i carabinieri di Martinengo: entrambi i mezzi sono stati messi sotto sequestro e saranno effettuati tutti gli accertamenti, comprese le analisi sull’uso di alcol. Anche il cellulare del camperista è stato sequestrato.

Le parole dell’uomo alla guida del camper

Proprio il 43enne che era alla guida del camper, poco dopo l’incidente, ha dato la sua prima versione dei fatti: «Stavo facendo un giro col camper e stavo tornando a casa, abito nei dintorni. È stato un attimo, me lo sono trovato davanti e ho cercato di evitarlo, ma è stato inutile. Sono sceso a soccorrerlo, era immobile sull’asfalto, poi è arrivata un’automobilista che gli ha praticato il massaggio cardiaco. C’era ancora luce e non c’erano altri veicoli sulla strada in quel momento, non so cosa sia successo, non ha frenato».

Il ricordo degli amici

Nella giornata di oggi, diversi conoscenti di Ravizza si sono recati sul posto in cui è avvenuto l’incidente. Un modo, forse, per dare concretezza a un fatto a cui ancora non vogliono credere.

Roberto, Emanuele, Nicola e Diego hanno parlato con i colleghi di PrimaTreviglio sul posto: «Eravamo amici da sempre, qualcuno di noi dall’infanzia, altri dalla giovinezza, tutti molto uniti. Uscivamo insieme e organizzavamo serate. Yuri era fantastico, un gigante buono. Non riusciamo ancora a capacitarci dell’accaduto. La salma dovrebbe rientrare domani nella casa dei suoi genitori, dove ha vissuto fino a quando è andato vivere con la sua compagna, Nicoletta».

Yuri Ravizza

Tre anni fa, la madre di Ravizza è morta per un infarto. Un colpo duro per il padre, che ora ha tragicamente perso anche il suo unico figlio… «È distrutto – continuano gli amici di Yuri -. I suoceri stanno tornando ora dal Brasile, dove vivono. Fa male, Yuri era uno che amava la vita, quando si decideva di organizzare qualcosa la prima persona che si chiamava era lui. Era l’amico che faceva sorridere tutti e che amava riunire la compagnia. Purtroppo ce l’ha fatta anche in questo caso…».

Donerà gli organi

Le moto erano la grande passione di Ravizza. Quella su cui viaggiava era stato un regalo per il suo compleanno. «Era un tuttofare – dicono ancora gli amici -. Adorava le due ruote, si divertiva e amava restaurare le Vespa Piaggio. Era così orgoglioso della sua Ducati 748… Aveva sempre lavorato per la storica ditta familiare di Stezzano, che opera nel settore dell’arredamento. Poi, a causa di un problema alla schiena, si era spostato in una ditta a Urgnano, dove costruiva macchine tessili. Faceva qualsiasi cosa per la sua bambina, la sua principessa come la chiamava lui, le aveva appena preso un peluche gigante».

Un gigante buono, lo hanno definito. E l’ultimo gesto di grande generosità, Ravizza lo compirà ora che se n’è andato: «Non era iscritto all’Aido, ma la famiglia ha concesso l’autorizzazione all’espianto degli organi – concludono Roberto, Emanuele, Nicola e Diego -. Avrebbe condiviso, era un uomo buono, mai avrebbe fatto del male a qualcuno, davvero una persona squisita».