Chi glielo dice ai ragazzi di oggi che nella vita non tutto è possibile?
Ho esitato molto prima di scrivere questa mia riflessione. Quando si tratta di vite spezzate bisogna chinare la testa in atto di muto rispetto per quelle famiglie che hanno subito un simile, tremendo colpo e pensare con tristezza a chi, giovanissimo, ha chiuso per sempre la sua esperienza terrena. Eppure è proprio questo terribile epilogo che induce a interrogarsi sul perché e per quale ragione i ragazzi di oggi sembrano tenere in così poco conto la propria vita.
Leggiamo di episodi che trasformano quello che dovrebbe essere un momento di svago e di divertimento in tragedia. E i casi si moltiplicano, sono sempre più numerosi. Non è la prima volta che chiamo in causa la cosiddetta "società easy", quella suggerita da una moda che fa credere tutto possibile oltre ogni limite quasi si trattasse di un eterno videogioco applicabile nell'esistenza di ogni giorno. La realtà purtroppo è assai diversa perché il prezzo da pagare resta quello di sempre, quello classico e per niente quello della dimensione 2.0: una bara e un funerale con il pianto straziante e inconsolabile di chi resta, attonito di fronte all'ineluttabile non sono affatto, né lo saranno mai, uno scherzo.
Eppure accanto alle tragedie dei due ragazzi precipitati dalla finestra di un albergo, se ne preparano altre a causa di comportamenti difficilmente comprensibili. Una delle manie più di moda è ad esempio, ubriachi, lanciarsi a folle velocità in macchina senza tener conto del rischio corso e del pericolo rappresentato per chi, incolpevole, si trova su una simile traiettoria. Un'altra, molto in voga a quanto pare, consiste nell'aspettare un'auto che arriva ad andatura sostenuta per pararsi davanti all'ultimo momento. Bravate che possono costare molto, perché anche quando l'esito non è fatale le responsabilità sono gravi e per questo scatta il codice penale e ci si rovina la vita. Ma delle conseguenze i nostri giovani sembrano infischiarsene allegramente, sono sfide per loro che dovrebbero essere misura di coraggio e sprezzo del pericolo. Non lo credo affatto. Io penso che dietro a certi comportamenti ci sia solo tanta fragilità e un immenso vuoto di valori, una totale assenza di educazione culturale e di esempi costruttivi.
Mi è capitato di sentire il commento del pm dopo l'ultimo, terribile fatto di Milano. Capisco il suo stato d'animo e anche l'imbarazzo nel trattare il caso, ma affermare che "in fondo i ragazzi si erano un po' divertiti fumando spinelli" ( ammesso che i fatti siano andati così), mi sembra un atteggiamento eticamente non corretto e in clima di "politicamente corretto" implicitamente assolutorio sul piano educativo. Mi sembra, insomma, che un po' come accade ormai da tempo in quell'America che imitiamo "a fotocopia" in tutto si tenda ad essere un po' troppo possibilisti per cose fino a qualche anno fa inammissibili e invece draconiani nei confronti di altre molto più "veniali" almeno dal punto di vista dei possibili effetti. Lo schizoidismo tipico degli States ci ha definitivamente contagiati e arriviamo a ritenere plausibile ciò che un tempo sarebbe sembrato inammissibile e forse sanzionato.
La spinta generale suggerita dai sistemi contemporanei è quella di far immaginare a ragazzi e famiglie che tutto in fondo sia alla portata di chiunque, che l'happy end è sempre assicurato come nelle fiction. Questa deriva sociale ha le sue conseguenze: la scuola non ha più mezzi perché se li usa deve vedersela con ragazzi violenti e genitori pronti a denunciare maestri e professori quando non agiscono secondo il loro estro, e in più famiglie sempre più confuse perché sono stati cancellati i principi solidi su cui si reggevano, sostituiti da una serie di "informazioni da opuscolo" molto simili ai libretti di istruzioni dell'Ikea. E il risultato è che nove volte su dieci il montaggio risulta alquanto sbilenco...
Per chiudere non poche volte considero come ormai il danno sia fatto e irreversibile: come chiedere a genitori di ultima generazione di educare quelli della successiva, quando sono stati già abbondantemente privati di ogni sestante di orientamento e sono cresciuti nel clima del perfetto iper relativismo? Difficile sperare in una società siffatta e per il futuro la vedo assai dura: non per pessimismo, bensì per realismo senza sconti.