Ciao Barba Roell, quei sorrisi e quella forte risata a Ponte San Pietro non moriranno mai
Luciano Rovelli, classe 1943, se n’è andato a 81 anni. Amico di tutti, alpino, instancabile volontario, lascia un vuoto colmato solo dai ricordi

di Laura Ceresoli
In paese bastava sentire una risata forte, di quelle che contagiano tutti, per sapere che Luciano Rovelli era arrivato. Lo conoscevano tutti come Barba Roell, ed era impossibile non volergli bene.
C’era sempre, con una battuta pronta, un gesto gentile, una parola per sdrammatizzare anche le giornate più dure. E ora che non c’è più, a Ponte San Pietro sembra mancare un suono fondamentale: il rumore della sua allegria.
Classe 1943, Luciano avrebbe compiuto 82 anni il prossimo 13 dicembre, il giorno di Santa Lucia. A portarlo via è stato un incidente domestico, all'apparenza banale, ma poi degenerato in modo tragico. Era un’istituzione in paese, erede del soprannome del padre e della sua stessa vitalità. Dietro di sé una scia di ricordi di serate passate a ridere fino alle lacrime, di gesti semplici ma profondi. Lo piangono la moglie Mariangela, con i figli Pinuccio e Rossana, ma anche tutti quegli amici che lo consideravano parte della propria famiglia. I funerali si sono svolti lunedì 4 agosto, nella chiesa parrocchiale di Ponte San Pietro, gremita di affetto e commozione.

Chi ha conosciuto Rovelli sa che dietro la sua vena comica si nascondeva una profondità umana rara, come racconta Gianbattista Brioschi, presidente della Conferenza dei sindaci della Asst Papa Giovanni:
«Ho conosciuto Luciano la prima volta in un viaggio nel 2013 in Sudafrica a Johannesburg a visitare Little Eden, un centro per disabili mentali (e non) fondato da Domitilla Rota Hyams, nativa di Almenno San Bartolomeo. Siamo membri della onlus associazione Little Eden Italia, fondata dal compianto presidente Giuliano Rota Martir. Luciano era simpaticissimo, burlone, con lui non ci si annoiava mai: aveva sempre una battuta per tutti. Ma a Little Eden in Sudafrica ho potuto invece constatare quanta sensibilità e gentilezza amorevole avesse per gli ospiti del centro. Sono stati anni bellissimi, pieni di umanità, dove anche noi siamo cresciuti sia a livello umano e spirituale, ma sempre con quella bella leggerezza inconfondibile che aveva Luciano. Tanto che si era proprio creato un bel gruppo all'interno dell'associazione».
Poi l'amicizia è proseguita: «Il venerdì sera ci invitava alla casa degli alpini di Ponte San Pietro e lui, personaggio celeberrimo e amatissimo, tra piatti tipici, buon vino e risate, ci faceva rivivere le avventure in Sudafrica, divertendosi a raccontare episodi esilaranti. Tanto che veniva paragonato al professor Sassaroli, lo psichiatra del film “Amici miei”. Sono contento e felice di aver fatto un bel pezzo di strada con lui. Ci mancherà molto, ma sono sicuro che lui lassù starà già facendo ridere e ammattire tutti con i suoi racconti», conclude Brioschi.
Alex Bonati, legato a Luciano da un’amicizia profonda, lo descrive così: «Era l’amico di tutti (...)