Alto prelato

Cologno al Serio in festa accoglie il neocardinale Pierbattista Pizzaballa

Ad attenderlo in via Rocca due ali di folla, banda e cavalli che hanno guidato il corteo fino alla Parrocchiale. Presenti autorità civili, militari e religiose

Cologno al Serio in festa accoglie il neocardinale Pierbattista Pizzaballa
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Emozione, gioia, orgoglio. Questi i sentimenti che si leggevano ieri mattina, domenica 8 ottobre, negli occhi delle centinaia di persone che hanno accolto festosamente l'arrivo a Cologno al Serio di Pierbattista Pizzaballa, ordinato cardinale domenica scorsa da Papa Francesco a Roma. Cittadini comuni, amici, parenti e autorità civili e militari lo hanno atteso in porta Rocca, e con loro la banda e otto maestosi destrieri. Lui non si è fatto attendere, alle 10 è giunto in mezzo alla folla, tra fotografi e cameramen pronti ad immortalare il momento, sicuramente storico per Cologno.

A dargli il benvenuto per primo è stato il parroco, don Giuseppe Navoni, ma poi la piccola Giulia lo ha avvicinato e "rubato" a tutti per una foto con lui, strappandogli un sorriso. E' arrivato poi il momento dei saluti ufficiali dell'Amministrazione comunale, con la prima cittadina Chiara Drago attorniata dai sindaci del circondario: il marito Sebastian Nicoli, primo cittadino di Romano, Beatrice Bolandrini, sindaca di Brignano (paese natale dei genitori di Pizzaballa), Gianluigi Conti primo cittadino di Ghisalba, il collega di Morengo Amilcare Signorelli, quello di Pumenengo Mauro Barelli e quello di Cividate al Piano Gianni Forlani, oltre che dal comandante della Polizia locale Ugo Folchini e dai rappresentanti dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di Finanza. Più tardi è arrivato anche il presidente della Provincia Pasquale Gandolfi.

Drago: "Un uomo che unisce e non divide"

"L’ultima volta che lo abbiamo atteso festosamente qui davanti alla Rocca era il 2016 ed era diventato vescovo - ha esordito Drago rivolgendosi al cardinale - ricordo che sottolineai il fatto che Castel Liteggio, suo luogo di origine, si trova proprio sull’antico confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia, rappresentato dal Fosso Bergamasco, cosa che rende a tutti gli effetti il padre un uomo “di confine” nel senso più profondo e positivo del termine. Una persona quindi che non si stanca di tessere relazioni, di costruire rapporti basati sul dialogo, sulla conoscenza, sulla fratellanza; un uomo che unisce e non divide. Credo che il suo percorso lo stia dimostrando, così come le sue parole, instancabilmente volte alla speranza di pace, che abbiamo potuto ascoltare ieri mattina durante il conferimento della cittadinanza onoraria Giovanni XXIII a Bergamo, a poche ore dal nuovo, rinnovato, drammatico conflitto scoppiato Terra Santa".

"Siamo parte di un mondo molto più grande del nostro piccolo paese"

Drago ha sottolineato l'importanza di aprire gli orizzonti.

"Grazie per averci fatti uscire dalle nostre abitudini - ha detto la sindaca - abbiamo voluto, come comunità, essere presenti a Roma negli scorsi giorni così importanti per lei e anche per il nostro paese. Un viaggio insieme, uniti verso una meta, condividendo gli stessi sentimenti e la sensazione di aver vissuto un’esperienza in una certa misura storica. Il viaggio ci ha fatto sentire molto uniti ma ci ha fatto anche comprendere fisicamente che siamo parte di un mondo molto più grande del nostro piccolo paese. Sabato scorso Papa Francesco ha evidenziato che i cardinali venivano da ogni parte del mondo e ci ha invitato a riscoprire con stupore il dono di aver ricevuto il Vangelo “nelle nostre lingue”. Ci ha ricordato che la fede nei nostri paesi e nelle nostre famiglie è trasmessa “in dialetto”, la lingua di casa. Questo parallelismo fra l’universalità delle provenienze di chi in quel momento sedeva con noi in piazza San Pietro e il particolare delle singole vite dei presenti, dell’intimità delle famiglie e delle storie, oltre a riportarci ai nostri ricordi da bambini, e per lei sicuramente ai suoi cari genitori, ci ha fatto pensare alle numerose religiose e ai numerosi religiosi provenienti da Cologno e che hanno operato nel nostro paese, alla nostra storia".

"Cerchiamo il dialogo e la convivenza nelle differenze"

La prima cittadina ha insistito sull'insegnamento del cardinale e cercare il dialogo.

"Grazie per l’apertura verso l’altro e verso l’Alto, che sempre trasmette con le sue azioni e nelle sue parole - ha affermato Drago tra le altre cose - Da sindaca, credo sia un insegnamento prezioso che possiamo accogliere anche come comunità civile. Lavorare per mettere in luce quanto unisce, per vivere il conflitto in modo civile e tale da renderlo proficuo e non distruttivo, rifiutando la violenza già soltanto a partire dalle parole. Mi sento di dire che la nostra comunità colognese, sia cristiana che civile, insieme, certamente con qualche fatica, sta cercando di mettere in pratica l’apertura, il dialogo, la convivenza nelle differenze, dando dignità e valore a tutte e tutti. Siamo consapevoli però che la strada da fare è ancora tanta. Le siamo grati anche per la sua umanità, nel senso etimologico del termine: attaccamento alle origini, al paese, e umiltà che ogni suo gesto trasmette. Infine grazie per il legame, ancora più solido da cardinale, che rappresenta fra noi, la piccola realtà di Cologno, e la città di Gerusalemme, il centro del mondo medievale cristiano, città santa per tre religioni e ora città il cui patriarca è un cardinale. Proprio in queste ore giungono notizie preoccupanti di guerra, distruzione e morte: il rischio che Gerusalemme si trasformi da luogo di incontro a città-fortezza, negando se stessa, è molto alto. Sappiamo che con la sua presenza laggiù lei farà il possibile per aprire al dialogo, alla conoscenza reciproca, alla speranza. Noi colognesi e bergamaschi la accompagneremo come sempre attraverso il pensiero affettuoso e la preghiera. Voglio infine condividere l’augurio che lei ci ha fatto ieri sera: l’anno prossimo a Gerusalemme, sperando nella pace".

Opere d'arte in dono al cardinale

Una chiesa parrocchiale mai così gremita ha tributato affetto e onori a un figlio che ha raggiunto un traguardo straordinario mantenendo l'umiltà di sempre. Sull'altare il parroco ha ricordato un aneddoto raccontato da mamma Maria Tadini, in prima fila, e ha scherzato con sua eminenza, interrotto a applausi scroscianti. Poi ha ringraziato anche tutti i colognesi e non, per l'impegno nell'organizzazione della festa in onore del porporato.

"Una festa di paese, nel senso bello del termine - ha esclamato - di quel paese che coltiva la tradizione ma guarda con speranza al domani. E da parte della comunità vogliamo consegnare un bouquet di fiori alla mamma del cardinale, che deve continuare a raccontarci gli episodi della sua vita... E a lui invece regaliamo un'opera d'arte del maestro Mario Donizetti: si tratta di un volto di Papa Giovanni XXIII realizzato su una maschera funeraria del Papa di Sotto il Monte, fatta dal maestro Manzù. Proprio ieri infatti di Pierbattista ha ricevuto la cittadinanza onoraria Papa Giovanni XXIII. Un secondo dono è una stele di bronzo dell'artista Giancarlo Defendi con i segni della Passione. Questo è più pesante del primo, consiglio di lasciarlo dalla mamma a Castel Liteggio, così tra alcuni anni sarà più facile portarlo a Roma...".

Un augurio accolto da un altro fragoroso applauso.

"Sono grato di essere qui ma il mio cuore è lacerato"

Nell'omelia sia eminenza ha espresso la sua gioi ma anche la sua amarezza per gli accadimenti in Terra Santa.

"Sono molto contento e grato al Signore per essere qui nel mio paese natale, nella chiesa dove ho ricevuto il battesimo e sono cresciuto, anche se in questo momento il mio cuore è lacerato, è là - ha esordito Pizzaballa facendo riferimento alle vicende belliche in corso in Terra Santa - sento un po' di apprensione anche se bisogna mantenere le giuste distanze da questa situazione e non lasciare che le emozioni prevalgano su di noi. E' molto bello vedere tutto il paese presente, stavano preparando le celebrazioni anche a Gerusalemme ma le circostaneze ci hanno ricordato di tenere i piedi per terra e riportato alla realtà dolorosa e difficile che abbiamo a Gerusalemme. Dovrò imparare cosa significa fare il cardinale: per me non cambia nulla, continuerò a fare le mie cose di sempre, con lo spirito e la semplicità di sempre, consapevole però che forse sono cambiate le attese degli altri. Queste non devono determinare le scelte ma bisogna ascoltarle e fare una sintesi. Fare il cardinale significa essere voce di una comunità ma per esserlo bisogna mettersi in ascolto e orientarla, dicendo i sì e i no necessari. In Terra Santa c'è un odio profondo e radicato che fa perdere anche la dignità umana, la comunità cristiana è piccola e non ha potere ma forse per questo è più libera: abbiamo il dovere di mantenere vivo il senso della dignità. Il Cristianesimo prima che una religione è uno stile di vita, si basa sul riconoscere che l'uomo è fatto a immagine e somilgianza di Dio, e questo deve concretizzarsi nel nostro modo di rapportarci con gli altri".

"Anche i capi religiosi strumentali alle lotte politiche"

Il cardinale ha fatto una profonda riflessione sul mondo concepire le relazioni e sulle mancanze proprie anche dei capi religiosi.

"Il territorio dove siamo calati non è nostro, non ci appartiene, questo vale anche nelle relazioni: quelle in cui uno si sente padrone dell'altro si esauriscono, mentre quelle basate sul dono fioriscono - ha rimarcato - E' così per famiglia, per la chiesa: molti sacerdoti si sentono padroni delle loro parrocchie e queste si spengono. La questione del possesso e della proprietà è motivo di scontro in Terra Santa: quando si dice "io e nessun altro, la proprietà è solo mia" non si tiene in considerazione l'altro. In tutti i contesti dove c'è il dono nasce la vita, dove non c'è si spegne. E dove c'è il dono c'è anche la fiducia, che supera tutti i nostri piccoli e grandi fallimenti. Pietro ha tradito eppure è lui che ha guidato la Chiesa, perché chi ha provato l'errore trova anche il perdono e può creare occasioni per ricominciare e voltare pagina. Dio solo sa quanto noi in Terra Santa vorremmo voltare pagina: la politica, quella alta, è ingessata, e anche i capi religiosi sono diventati strumentali alle lotte politiche ed è un dolore grande. Noi religiosi e credenti abbiamo il dovere di dire cosa in nome di Dio è proibito: la violenza, l'odio, il rancore, la vendetta non sono strumenti che vengono da Dio e si possono giustificare, il nostro silenzio è colpevole. Ci sono però nel territorio tantissime realtà di associazioni di volontariato, religiose e non, che cercano un incontro. Non hanno voce, ahimè, e una delle cose che farò al mio ritorno è proprio incoraggiarle. Tante persone vogliono la pace e dobbiamo cercarle e tenerle vicine, perché verrà il momento in cui ne avremo bisogno: dopo tutto questo odio che è stato seminato avremo bisogno di qualcuno per dissodare il terreno e seminare prospettive belle. Dobbiamo solo attendere e prepararci".

"Sono felice di essere stato strumento per questa bella esperienza di comunità"

Il cardinale si è congedato con un grazie.

"Sono grato al Signore per questo momento molto bello di festa, di comunità, ne abbiamo tutti bisogno, ci dice che non siamo soli - ha asserito - ma don Giuseppe da domani avrà bisogno anche di un a settimana di riposo per riprendersi dalle fatiche ... Sono felice di essere stato strumento per questa bella esperienza di comunità civile e religiosa, dove ci si ritrova per festeggiare, per ringraziare e per lodare. Grazie".

Parole accolte nuovamente da applausi, e seguite dalla promessa dei colognesi di riverdersi a Gerusalemme. Poi, al termine della funzione, Pizzaballa si è concesso alle foto di rito, con le autorità e i parenti, ma anche con i coscritti e i tanti cittadini accorsi per salutarlo, prima di continuare i festeggiamenti a pranzo.

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