Con questo Gomez si può volare in Europa
Vincere una partita così, sotto il diluvio universale, rimontando una grande Lazio che alle spalle si era appena lasciata l’ottava vittoria interna consecutiva fra campionato ed Europa League, significa essere due volte forti.
Punto uno, per avere rialzato subito la testa, dopo la sconfitta con la Juve, inopinata e opinabile, a causa dell’inaspettato timore che aveva tagliato le gambe all’Atalanta proprio nel momento in cui avrebbe dovuto compiere il salto di qualità.
Punto due, perché con un Gomez così, che domenica scorsa allo Stadium era incredibilmente partito in panchina, si può davvero volare in Europa. Quel contropiede a quattro minuti dalla fine, ispirato da Stendardo, proseguito da D’Alessandro e firmato dall'argentino è il paradigma di che cosa sia capace questa squadra, in grado di soffrire e di reagire dopo la splendida punizione di Biglia che in realtà non c’era perché Masiello era intervenuto sul pallone, non su Anderson. Tant’è.
Complimenti a Reja per avere cambiato tre volte l’assetto della squadra nell’arco dell’incontro, dimostrando proprio alla “sua” Lazio che passa, il tempo, ma non scalfisce la sua sapienza calcistica. E complimenti per la dimostrazione di umiltà. Se a Torino aveva sbagliato, rimescolando inizialmente le carte, gli sono bastate settantadue ore per dimostrare di avere capito la lezione. Gomez, l’incontenibile Gomez, è tornato titolare e proprio lui, fra l’altro, ha propiziato l’autogol di Basta, ma come non sottolineare il ruolo di due veterani del calibro di Stendardo e Raimondi che incarnano l’autentico spirito atalantino? Settima in classifica dopo 10 giornate, con 11 punti di vantaggio sulla zona B (e soltanto 6 dalla capolista Roma), non si può avere paura di volare.