Chi è Conte, papabile premier
Di lui non si sa molto, tolto quel chilometrico curriculum che contrassegna una carriera piena di titoli, di insegnamenti prestigiosi e di pubblicazioni. Giuseppe Conte, principale indiziato ad essere il prossimo premier del governo giallo-verde, non ha mai fatto politica, anche se si è sempre mosso bene nell’alta burocrazia statale: dal 2013 ad esempio è componente del Consiglio di presidenza della Giustizia Amministrativa, scelto dal Parlamento. Ha 54 anni, ed è nato in un paese dal nome strano con cui presto familiarizzare: Volturara Appula, in provincia di Foggia, quasi al confine con il Molise. Un paese oggi di 400 anime, cinque volte meno di quando lui nacque. Ha l’aplomb del perfetto funzionario meridionale, con un’eleganza inappuntabile e una grande conoscenza dei protocolli.
L'incontro con i 5stelle. Che potesse avere una carriera politica lo ha scoperto nel 2013 quando i 5stelle lo hanno contattato. «Mi hanno telefonato e mi hanno chiesto la disponibilità a farmi nominare come membro dell’organo di autogoverno della Giustizia amministrativa. Io per onestà intellettuale dissi che non li avevo votati e che non ero un simpatizzante». Infatti ha ammesso di avere votato sempre a sinistra, ma la cosa non ha ostacolato il fatto che il rapporto con i 5stelle maturasse («Oggi penso che gli schemi ideologici del ‘900 non siano più adeguati», ha detto in un’intervista). A fine febbraio 2018 è stato presentato da Luigi Di Maio nella sua squadra di governo come ministro della Pubblica amministrazione di un eventuale governo 5stelle. La mission che gli era stata data era semplice: «Combattere l’ipertrofia normativa, contrastare l’ignoranza coatta che avvantaggia i disonesti e puntare sulla meritocrazia».
I cinque anni di affiancamento ai 5stelle lo ha convinto della loro affidabilità. E quindi aveva accettato di lasciarsi ulteriormente coinvolgere. «In questi anni in cui ho svolto questo alto incarico non ho mai ricevuto una telefonata che volesse interferire con il delicato incarico che ho ricoperto. La promessa è stata mantenuta. Nel corso della telefonata mi venne subito detto: a noi non interessa, vogliamo un indipendente. Ecco allora io ho potuto verificare con mano che nel Dna di questi giovani amici c’è la cultura della legalità e il rispetto delle istituzioni e la difesa di un concetto di etica pubblica che era tanto caro a Rodotà. Si è avviato un dialogo più recentemente: la svolta è stata quando ho visto come sono state composte le liste».
Le idee di riforma. Inutile cercare dettagli sulla sua vita privata. Non ha account social, non ha una sua voce su Wikipedia. I maligni, con Matteo Renzi in prima fila, sottolineano i suoi rapporti con Maria Elena Boschi: un’amicizia e niente di più che evidenzia un passato con simpatie renziane. Oggi Conti si è ripulito da quella “macchia”, mettendo in fila le sue tre idee per un programma di governo, ne ha inserite due che trovano d’accordo tutti: «Abolire drasticamente le leggi inutili, che sono molte più delle 400 indicate da Luigi Di Maio e rafforzare la normativa anti-corruzione prevedendo quelle iniziative che si muovono nello spazio oscuro che precede la corruzione» .Mentre la terza idea è invece un pugno nello stomaco del renzismo: «Bisogna rivedere, pressoché integralmente, la riforma della cattiva scuola».