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Le parole di Malala a Obama

Le parole di Malala a Obama
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Il sito di Forbes ha pubblicato un articolo sul recente intervento di Malala Yousafzai al primo Summit Under 30 di Forbes, tenutosi a Filadelfia. Lo abbiamo tradotto per voi.

 

Inviate libri, non droni: Malala Yousafzai sulla vincita del premio Nobel, proseguendo la lotta per l'educazione delle ragazze

21 ottobre 2014

Malala Yousafzai era a lezione di chimica, quando l’insegnante le ha detto che le era stato assegnato il premio Nobel per la Pace. Poco dopo, un tweet dal Malala Fund avvisava che la giovanissima vincitrice avrebbe rilasciato le sue (onoratissime) dichiarazioni dopo lo squillo della campanella di fine scuola, alle 16,00. Undici giorni dopo – martedì – Malala, 17 anni, ha trascorso la mattinata con gli alunni di una scuola di Philadelphia («Ho incontrato ragazze meravigliose, così come alcuni ragazzi, anche loro un pochino meravigliosi») e nel pomeriggio si è rivolta a quasi mille giovani innovatori al primo Summit Under 30 di Forbes. Dopo essere stata accolta da una standing ovation, Malala ha confessato alla platea di non essere nervosa, né di esserlo stata quando ha parlato alle Nazioni Unite. Ma era spaurita quando ha dovuto rivolgersi ai suoi compagni di classe a Buckingham, in una assemblea seguita alla sua vittoria. Di questa ha detto: «infonde speranza a molti bambini e a molte giovani persone che il loro lavoro possa essere apprezzato e che quello che stanno facendo per l’educazione conta. Talvolta pensiamo che siamo bambini e che quello che stiamo facendo non avrà nessun impatto. Questo dimostra che il nostro lavoro ha un impatto e può causare un grande cambiamento». Benché di fronte alla folla sia a suo agio in modo sorprendente per la sua età, il viaggio di Yousafzai è cominciato in un luogo molto distante dalla città in cui ha trovato l’affetto di tanti fratelli e sorelle.

È nata a Mingora nel 1997, un distretto nel nordovest del Pakista. Suo padre dirigeva una scuola locale e sosteneva la convinzione, radicale nel loro paese, che anche le ragazze dovrebbero essere educate. Anche se la madre di Malala è analfabeta, suo padre chiede sempre il suo parere prima di prendere una decisione. Questo ha aiutato la più grande ed unica figlia femmina dei loro tre bambini a sentirsi incoraggiata. Ovviamente, il fatto che Malala sia sveglia è un vantaggio. A scuola va bene ed è sempre stata motivata dalla competizione con i suoi compagni di scuola. Quando i talebani hanno preso il controllo della regione in cui abitavano i Yousafzai, affermando che era contro la legge islamica che le ragazze andassero a scuola, Malala ha rifiutato di rinunciare alla sua sete per la conoscenza e di arrendersi. Al contrario, ha alzato la voce. Ha fatto discorsi in pubblico. È apparsa in un documentario sulla chiusura da parte dei talebani delle scuole femminili nella Swat Valley, dove viveva. Ha persino raccontato dettagliatamente la sua esperienza e i suoi pensieri nei loro confronti in un blog per la BBC. Il blog all’inizio era anonimo, ma rappresentava vivacemente la lotta delle giovani ragazze in Pakistan e altrove.

Mentre Malala incoraggiava e entusiasmava le persone di tutto il mondo, ai talebani è apparsa come una minaccia. Due anni fa un militante talebano ha fermato lo scuolabus che trasportava Malala e le sue compagne di scuole e ha chiesto: «Chi è Malala?» Poi le ha sparato nella testa. La situazione era delicata, ma Malala è sopravvissuta. La sua campagna continua. Recentemente ha incontrato il presidente Barack Obama e ha scambiato con lui qualche parere. Li ha elencati per l’assemblea Under 30:

1. Se il denaro che gli Stati Uniti spendono in armi fosse investito nell’educazione globale, ci sarebbero dei cambiamenti. “Il modo migliore per combattere il terrorismo” ha detto con enfasi “è attraverso l’educazione”

2. Un attacco con i droni può uccidere due o tre terroristi, ma non ucciderà il terrorismo. Se i droni restano, il terrorismo si diffonderà.

3. L’America dovrebbe sostenere la democrazia in Pakistan. Questo è il modo in cui diventerà un paese sviluppato.

Non ha condiviso le risposte del presidente, ma quando le è stato chiesto ha ridacchiato, facendo notare che le risposte sono “sempre politiche”. Nonostante la sua giovane età, Malala ha imparato a non contare su nessun altro per cambiare il mondo. Lo sta facendo di persona. A casa, insiste, la sua vita è piuttosto normale. Litiga con i suoi fratelli più piccoli (quando non dà a uno di loro il suo iPod si sente dire: «Il mondo pensa che tu sei la ragazza più coraggiosa di tutti, ma io penso che tu sia la più cattiva») e come i suoi compagni di classe è tenuta a completare i suoi compiti. Bombardata da telefonate, nel fine settimana seguito alla vincita del Nobel, Malala non ha terminato i suoi compiti di inglese per il lunedì mattina. La mia insegnante mi ha chiesto: dove sono i tuoi compiti? Ho risposto: Signorina, mi dispiace, ho vinto il premio ieri. Ero impegnata. La replica della professoressa è stata: e allora? Malala ha promesso che avrebbe consegnato il compito il giorno seguente. Nonostante debba destreggiarsi, Malala dice non cambierà molto. «Il ruolo che ho adesso non è qualcosa che mi è stato dato da qualcuno. È ciò che ho scelto per me stessa».

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