Il nuovo direttore generale della Dea sarà l'ex-Spezia Umberto Marino

Umberto Marino, ecco il nuovo direttore generale dell’Atalanta. L’annuncio è arrivato nel pomeriggio di oggi dalla stessa società bergamasca, tramite il suo sito ufficiale: domani il dirigente verrà presentato alla stampa alle 11, alla presenza del presidente Percassi, che ha scelto così l’ex dg dello Spezia per rimpiazzare l’omonimo Pierpaolo Marino, che a inizio agosto aveva salutato la Dea.
Figura molto esperta di calcio e, al tempo stesso, silenziosa e discreta, Umberto Marino si era liberato lo scorso luglio dal club ligure, dove si era accasato nel dicembre del 2013. Prima, nel 2012, era stato chiamato dall’Inter a svolgere il ruolo di segretario sportivo. Ma uno dei club che ha potuto godere più a lungo della professionalità del dirigente è stata la Sampdoria: qui Marino per dieci anni era stato segretario e responsabile organizzativo dei blucerchiati.
Il nome di Umberto Marino veniva associato all’Atalanta dagli esperti già da alcune settimane: subito qualche giorno dopo l’addio di Pierpaolo Marino la Gazzetta dello Sport dava l’ex-ligure tra i favoriti, sebbene a luglio si pensava che il dirigente potesse tornare all'Inter per affiancare Fassone. Il contratto firmato oggi ha durata pluriennale, e affiderà al nuovo dg incarichi direzionali che escludono mansioni legate al mercato, affidato a Giovanni Sartori. Oltre a Sartori, la figura di Roberto Spagnolo resta al centro di tutte le questioni operative e legate allo stadio mentre per il nuovo arrivato ci saranno una serie di compiti organizzativi, gestionali e istituzionali.
Sul Web non si trovano molte notizie sul nuovo dirigente della Dea, ma nello scorso febbraio Umberto Marino ha rilasciato un’intervista al sito cittadellaspezia.it di cui riportiamo alcune frasi interessanti. Ne emerge la sua visione del mondo del calcio e della gestione di una società.
"La crescita di una società parte da un'organizzazione, da uno sviluppo organico delle cinque aree che rappresentano la struttura di un club calcistico. L’area tecnica (che è il cuore di una società di calcio), l’area organizzativa (dalla quale passano tutte le attività), l’area amministrativa, l’area commerciale e l’area comunicazione. Tutte ugualmente importanti".
"Abbiamo stadi vuoti e fatiscenti, pensiamo a fare guerre di borgata fra guelfi e ghibellini invece di riportare i tifosi allo stadio. Purtroppo il calcio italiano è stato indirizzato su binari che non portano a nulla: biglietti nominativi, tessere del tifoso… strumenti anacronistici che non hanno riscontri in nessuna parte d’Europa. Dobbiamo fare un salto di qualità nel modo di gestire il calcio e di come riorganizzarlo. Credo, lavorando con conoscenza e lungimiranza, che si possano riempire gli stadi e anche vendere bene i diritti tv. Ed è meglio uno stadio accogliente, piccolo ma pieno, piuttosto che una cattedrale nel deserto vuota".
"La Serie A deve avere una sua visibilità internazionale, la Serie B deve valorizzare i giovani calciatori (e non solo…parlo anche di tecnici e dirigenti) che in futuro abbiano poi i “numeri” per poter approdare in A. La Lega Pro, ancor più territoriale, dev’essere bacino per la B".
"Il valore di un club lo fanno tanti elementi a cominciare dalla proprietà. Questa proprietà può essere da traino per tutto l’ambiente, per la città e la provincia. Nulla ci può e di ci deve far paura".