Atalanta, la ricreazione è finita
Cinque punti nelle ultime undici partite hanno trasformato la partita dell’Atalanta con il Carpi in un autentico spareggio salvezza. Lo certifica la graduatoria della zona B dove Verona, Carpi stesso e Frosinone si stanno battendo come dovrebbe battersi la Dea. Ecco, qui sta il punto. «Non eravamo dei fenomeni prima, non siamo dei brocchi ora», ha rimarcato Cigarini. Giusto. Però, adesso basta con le distrazioni, gli smarrimenti, i narcisismi. Basta. La ricreazione è finita ed è un vero peccato che sia durata così a lungo perché, se questa squadra avesse fatto il salto di qualità alla fine del girone d’andata, oggi si batterebbe per entrare in Europa League e non per essere risucchiata in zona retrocessione.
Ci sarà tempo e modo, a salvezza acquisita, di analizzare le cause e individuare le responsabilità di un’involuzione che sarebbe stata irreparabile se non ci fosse stata la partenza bruciante, tale da conseguire 24 punti nelle prime 18 gare. Tanto che, se avesse girato a 27, l’Atalanta avrebbe stabilito il record assoluto dell’andata da quando si assegnano tre punti a vittoria. Amen. Lo striscione della Curva Nord, nel suo prosaico pragmatismo, riassume efficacemente lo stato d’animo di un’intera tifoseria. La stessa che nelle ultime settimana è stata vessata, criminalizzata, maltrattata in maniera invereconda da uno Stato debole che a Bergamo fa la voce grossa e svuota la Curva. A Roma, invece, dopo i lanzichenecchi olandesi del Feyenoord che nel 2015 danneggiarono la storica fontana della Barcaccia, questo Stato debole lascia che un’orda di barbari turchi sfasci tutto in Piazza del Popolo, tiri bombe carta e fumogeni fra la gente, assalti i mezzi pubblici, blocchi il traffico e chi s’è visto s’è visto. E poi vengono a fare la predica ai tifosi dell’Atalanta. Ma andate a scopare il mare.