Cuore Atalanta, dedicato a chi calpesta i diritti dei tifosi

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La vittoria sul Cagliari vale triplo: perché è stata ottenuta su una diretta concorrente nella corsa alla salvezza che veniva da 7 punti collezionati nelle precedenti tre partite; perché è stata firmata dal meraviglioso gol di Pinilla, il quale non poteva siglare in modo più spettacolare la prima rete in maglia nerazzurra; perché ha premiato il coraggio di Colantuono nel secondo tempo, quando ha piazzato le mosse Gomez, Emanuelson e Boakye, risultate vincenti. Con cinque punti di vantaggio sul Chievo terz'ultimo, ora l'allenatore ha tempo e modo di perfezionare l'inserimento dei nuovi arrivati, senza dimenticare il ruolo che potrà giocare Masiello.

C'è di più. C'è la nuova dimostrazione che quando l'Atalanta fa l'Atalanta, cioè scende in campo sin dal primo minuto con la concentrazione e la determinazione che contraddistinguono i suoi giorni migliori, può giocarsela con chiunque. C'è il crescendo di condizione di Biava, confermato anche dalla splendida rete del primo vantaggio nerazzurro. C'è la tenuta gladiatoria di Stendardo e l'immediato inserimento di Emanuelson negli schemi della squadra, nonostante l'olandese avesse giocato pochissimo quand'era nella Roma. C'è lo stato di grazia di Maxi Moralez, ritornato ai suoi massimi livelli di rendimento.

Questo successo riveste un significato particolare anche per il contesto in cui è maturato, cioè la quinta partita interna consecutiva vietata a tutti i tifosi atalantini, a causa dell'assurdo, inaccettabile e intollerabile divieto di accesso reiterato dall'Illustrissima a Prefetta nei confronti dei non possessori della tessera sfollagente.

Gliel'abbiamo detto e continueremo a ripeterglielo sino quando la signora rappresentante di Alfano seguiterà ad imporre un provvedimento che suona urticante verso tutti, sottolineiamo, tutti i bergamaschi. È ora di piantarla con questa decisione che non ha nessuna giustificazione legata alla situazione dell'ordine pubblico e della pubblica sicurezza. Nessuna. Fa piacere scoprire che dopo settimane di silenzio anche alcuni membri orobici della Casta abbiano dato segni di timido risveglio dal torpore di cui, invece, è ancora preda il sindaco di Bergamo incapace di spendere una parola di condanna, censura, biasimo per una misura draconiana che danneggia pesantemente l'Atalanta e i suoi tifosi. I quali, in queste ore, stanno massicciamente testimoniando solidarietà ai sei lavoratori del Baretto dello stadio che rischiano di ritrovarsi in mezzo a una strada a causa di un altro provvedimento che non sta né in cielo né in terra: locale chiuso, in virtù di un regio decreto del 1931, perché frequentato anche dagli ultrà dell'Atalanta. La cui vittoria sul Cagliari è dedicata proprio a chi calpesta i diritti dei tifosi. Che non molleranno mai.

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