Altro che i gentiluomini inglesi

A dire il vero, a inventare il calcio sono stati i guerrieri Guaranì

A dire il vero, a inventare il calcio sono stati i guerrieri Guaranì
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Nell’agosto del 1587 due gesuiti, i padri J. Saloni, T. Filds e M. De Ortega arrivarono nell’attuale Paraguay con l’obiettivo di fondare alcune opere missionarie che da lì a poco si sarebbero diffuse a macchia d’olio su tutto il territorio. Qualche decennio dopo, uno di questi missionari, Antonio Ruiz de Montova, pubblicò un lessico (1639) in cui figura il termine “manga ñembosarai”, che pare significhi “gioco del pallone con i piedi”.

Tutto si basa sulla ricerca di Bartolomeu Meliá, gesuita spagnolo ed etnologo della cultura Guaranì del Paraguay, che dimostra: fu una tribù di guerrieri ospitati nella missione gesuita di San Ignacio Guazù ad iniziare un gioco coi piedi composto di due squadre e un pallone di gomma. Gli studi di Meliá potrebbero riscrivere la storia del calcio per come l'abbiamo conosciuta fino ad oggi.

In altri due lessici, rispettivamente datati 1639 e 1771, scritti dai gesuiti Antonio Ruiz de Montova e José Cardiel, sono riportati diversi termini tecnici che combaciano con molti aspetti del gioco moderno, ad esempio quello della rimessa laterale. Le partite si vincevano per sfinimento della squadra avversaria: ad essere premiata più di tutto era la resistenza fisica. Pare che dopo la Messa domenicale i Guaranì si riunissero per dare inizio alle danze. E a chi sostiene che il gioco potrebbe essere stato insegnato loro dai gesuiti stessi, Meliá dimostra che una tribù brasiliana praticava lo stesso gioco senza che mai avesse avuto dei contatti con i missionari. Secondo Máximo Génez, membro dei Guaranì di San Ignacio recentemente intervistato dalla giornalista Veronica Smink della BBC, autrice di un articolo sull’argomento, i Guaranì avrebbero portato il gioco in Europa quando alcuni di loro furono mandati in Spagna.

Locandina del calcio storico fiorentino
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Regole originali della Football Association
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Jesuit_Reduction_of_Trinidad_-_Paraguay
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Missione di San Ignacio, where it all began
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Ma non era nato in Inghilterra? Ci hanno insegnato che la patria del calcio è stata l’Inghilterra del secondo Ottocento, dove i giovani dell’élite universitaria si sfidavano su prati d’erba tagliata fine con palloni di cuoio ed eleganti divise.
Sapevamo che il calcio moderno è il prodotto di una riunione di otto ore tenutasi a Cambridge nel 1848, dove H. de Winton e J.C. Thring, assieme ad altri dodici rappresentati, ne stilarono le regole basilari. Il 26 ottobre 1863 venne fondata a Londra la prima Football Association e presto il gioco passò dall’essere uno sport per pochi all’essere – vuoi per la sua semplicità, vuoi per la sua bellezza – uno sport per tutti. Sappiamo anche che già nel XVI secolo, a Firenze, si giocava il calcio in livrea, oggi conosciuto come calcio storico fiorentino, ma per molti aspetti questo gioco, le cui origini risalgono ai tempi della civiltà greca, era molto più simile all’odierno rugby.

 

Partita di calcio di tempi antichi

 

Chi lo sapeva già. L’ipotesi di Meliá non è rimasta in sordina. Oltre al soprammenzionato articolo della BBC, l’Osservatore Romano aveva pubblicato alla soglia dei mondiali sudafricani del 2010 un articolo di Giampaolo Romanato dal titolo Cuando los guaranìes inventaron el fùtbol (quando i Guaranì inventarono il calcio), e il regista paraguayano Marcos Ybañez ha recentemente presentato un documentario al festival del cinema di Mar della Plata, in Argentina, intitolato Los guaranìes inventaron el Fùtbol (i Guaranì inventarono il calcio), disponibile alla visione su Youtube (purtroppo ancora senza sottotitoli in italiano). Alcune delle informazioni rilevanti contenute in questo articolo sono inoltre riprese da un bel pezzo di Daniele Metelli, I Guaranì e l’invenzione del calcio, recentemente apparso sulla rivista web Terre d’America.

 

Football_world_popularity

 

Perché come diceva Pasolini... Alla luce delle scoperte di Meliá nasce l’esigenza mai nuova di riscoprire le origini del calcio e le sue ramificazioni. Perché forse, l’idea che questo delizioso sport sia nato nei cortili impolverati di una terra lontana, non fa che accrescerne l’immortale fascino. Nel rispetto di quello che Pier Paolo Pasolini, saggiamente, definiva «l’ultima rappresentazione sacra del nostro tempo».  Sacro come il gioco domenicale di guerrieri appena usciti da Messa.

Un paio di dati sul calcio oggi. Oggi il calcio è lo sport più praticato al mondo. Uno studio svolto dalla FIFA nel 2006 intitolato Big Count ha sostenuto che a giocare al pallone è il 4 percento della popolazione mondiale, corrispondente a circa 265 milioni di persone.

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