E meno male che Stendardo doveva lasciare l'Atalanta

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La vittoria sul Frosinone è stata netta, addirittura schiacciante in termini di gioco e di occasioni, non altrettanto nel punteggio solo per merito di uno strepitoso Leali. Porta in copertina il ringhio di Guglielmo Stendardo, 34 anni, 102 presenze e 7 gol in nerazzurro, alla tredicesima rete in serie A, unico giocatore professionista in attività abilitato alla professione di avvocato.

Secondo alcuni detrattori, Stendardo sarebbe dovuto partire, in quanto in fase agonisticamente calante, tanto più che nel ruolo l’Atalanta ha preso prima Toloi e poi Paletta: né l’uno né l'altro sono venuti a Bergamo per fare panchina. Invece, Stendardo ha dimostrato che cosa sia lo spirito atalantino: ha masticato amaro senza fare polemiche, ha lavorato duro, ha sbloccato il risultato dopo l’errore di Pinilla dal dischetto. Prodezza doppiamente importante: ha restituito fiducia alla squadra, lanciandola verso una vittoria che vale sei punti, essendo stata ottenuta a spese di una diretta concorrente per la salvezza.

Questa è l’Atalanta di Stendardo,ma anche di Maxi Moralez capitano che la fascia ha onorato; Gomez che è tornato quello di Catania e ha segnato un gol memorabile; Grassi, classe 1995, ultimo gioiello della miniera di Zingonia; Sportiello che merita la Nazionale; de Roon che è sempre più padrone del centrocampo; Reja che all’Atalanta ha rifatto i connotati e come disse Pierpaolo Marino quando lo volle al posto d Colantuono, “salverà l’Atalanta e nel prossimo campionato ci farà divertire”. Marino se n’è andato, ma ancora una volta con i Percassi ha visto giusto.

A proposito di Percassi: la ristrutturazione della tribuna centrale è un altro fiore all’occhiello di una società la cui distanza dalla classe politica locale è la stessa che separa la Terra dalla Luna, quanto a progetti che diventano realtà. Sabato 5 settembre, a Bergamo si gioca il trofeo Achille e Cesare Bortolotti, avversario lo Shakhtar Donetsk, una delle trentadue squadre partecipanti alla Champions League. Chissà se il Comune si sveglia e, finalmente, si decide ad intitolarelo stadio ai due indimenticabili presidenti, cosa che peraltro per i tifosi è già decisa, come ricorda la targa affissa in viale Giulio Cesare. Coraggio Gori: faccia qualcosa di atalantino.

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