È l'eroe di questi Europei

Effetto Conte sulla Nazionale come avere in panchina un martello

Effetto Conte sulla Nazionale come avere in panchina un martello
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Una carezza in un pugno, una manovra in un urlo, un movimento in un aaargh. Effetto Conte. L'allenatore urlatore. Agghiacciante. Se l'Italia s'è desta è perché in panchina ha un martello. Che picchia, chiama, fischia, sbraita, si mette il cappellino e si toglie il cappellino, incita, fiiiu (fischia), tu vieni qui, tu vai lì, daiii.

 

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Anche la gestualità ha la sua importanza, perché è più bello essere italiani. Come uno di quei Superman che si cambiano alla prima cabina telefonica (le hanno tolte quasi tutte, ma qualcuna c'è ancora), il ct azzurro è diventato l'eroe di questi Europei. Arriva serio, poi si trasforma. Non si ferma mai, fa su e giù per l'area di rigore. Vorrebbe giocare, si accontenta di sgolarsi. Ha fatto il giro del mondo il filmato della partita contri la Spagna. E' un riassunto (fedelissimo) di quanta grinta ci voglia per affrontare questo strano, incredibile Europeo.

 

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Basta con l'allenatore loffio, quello che sta in panchina seduto a contare i perché. L'Italia ci piace così: Contezzata. Che vorrebbe dire elettrizzata, vivacizzata, scossa dai continui schiamazzi del suo tecnico. Gli inglesi ancora si stanno chiedendo dov'era Hodgson, rimasto a ciondolare senza dire una parola finché non sono arrivati gli islandesi a eliminare cent'anni di aplomb. All'Italia serviva la mimica di Conte, amplificato all'ennesima potenza quasi a telecomandare i suoi giocatori. Conte non può farne a meno di saltare come una molla, e richiamare (anche al minuto ottanta di partita) i giocatori al pressing e alla volontà. E dentro quella partita nella partita, in quel teatro di movimenti che gli azzurri e il suo popolo si stanno rispecchiando.

 

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È la differenza di Conte, diverso da tutti i selezionatori passati da qui. Il caro Bearzot si faceva sentire il giusto, con la pipa e la faccia seria. Azeglio Vicini difficilmente si scomponeva. Da Roberto Donadoni qualche indicazione arrivava ma solo se necessaria, come da Cesare Prandelli. Nemmeno Marcello Lippi campione del mondo sprecava fiato più di tanto. Le nevrosi di Arrigo Sacchi duravano un attimo, e puff. Per trovare una similitudine azzeccata bisogna tornare al vecchio e sempreverde Trap, lui sì che non si fermava mai. Trapattoni come Conte, l'adrenalina è la stessa. Ma un po' ce l'eravamo dimenticata, e quella grinta lì ci mancava. La mimica del tecnico è cambiata, proprio come è cambiata l'Italia. Più agguerrita, più determinata, creata a immagine e somiglianza del suo selezionatore. I tedeschi dagli occhi di ghiaccio sono avvisati.

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