L'intervista

Elena Cattaneo, la senatrice a vita cittadina onoraria di Paladina e che ama le rive del Brembo

Docente, scienziata, moglie e madre. È nata a Milano, ma le sue radici sono a Paladina, dove papà e nonno estraevano sabbia dal fiume

Elena Cattaneo, la senatrice a vita cittadina onoraria di Paladina e che ama le rive del Brembo
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di Bruno Silini

Nata a Milano e residente a Brugherio, per la ricercatrice e senatrice a vita Elena Cattaneo l’ascendenza bergamasca non si discute, essendo il papà Fabiano nativo di Paladina. Un fatto anagrafico che non sfuggì all’ex sindaco del paese, Oscar Locatelli, che conferì alla scienziata la cittadinanza onoraria nel 2003.

Che ricordi conserva di Paladina?

«Dai racconti di mio papà Fabiano, ho sempre riconosciuto in Paladina il luogo delle radici e della fatica, ma anche della gioia del ritrovarsi in famiglia dopo che, durante la guerra, si trasferì con genitori e fratelli al villaggio Snia, vicino Milano. Ricordo “la zia Sophia”, “l’Arnaldo”, “il Ciandro”, il loro carattere deciso e generoso. Sono grata per la cittadinanza onoraria. Mi dà una ragione in più per tornare: l’ultima volta un mese fa. Mi piace soffermarmi sulle rive del fiume Brembo: mio padre da piccolo ci entrava con suo padre non per giocarci, ma per estrarre sabbia. Questo mi aiuta a ricordare come l’operosità e la risolutezza di chi ha popolato quei luoghi abbia contribuito a costruire l’Italia di cui sono parte».

Senatrice a vita, docente, scienziata, moglie e madre. Come si organizza per far combaciare ogni cosa tra vita pubblica, vita lavorativa e vita privata?

«C’è sempre stata complicità con mio marito e in famiglia, oltre alla flessibilità necessaria per continuare a essere affiatati senza rinunciare ai sogni professionali e personali. Da subito la vita da ricercatrice mi ha portato spesso in giro per il mondo, con lunghe permanenze in laboratorio fino a tarda sera, anche quando i miei figli erano piccoli: erano abituati a vedermi rientrare tardi, prepararmi in pochi minuti, prendere tre aerei in un giorno, cucinare negli orari più improbabili e comunque non perdere mai occasione di pensare anche a loro. Con la nomina a senatrice a vita si è aggiunto un ulteriore livello di complessità, che ha richiesto una nuova organizzazione lavorativa e familiare. Da subito ho deciso di dedicare almeno un giorno a settimana ai lavori del Senato, tendenzialmente il mercoledì, e di costruire una squadra di persone con competenze diverse - il mio Office -, fondamentale per seguire le vicende istituzionali anche quando sono dall’altra parte del mondo o per mettere in campo iniziative parlamentari o di interesse pubblico».

Le resta del tempo libero?

«In realtà, mi sento in uno stato di libertà continua, che come scienziato “riempio” e organizzo affinché l’impegno sia massimo, utile, a beneficio dei più. Camminare mi fa sentire libera di pensare, di ragionare con altri colleghi e collaboratori, per Roma o per Milano. Il tempo libero è occupato da quello che più amo fare: studiare».

I suoi genitori l’hanno ostacolata o incoraggiata nel percorso di studi?

«Mi hanno sempre sostenuta, a partire da quando dissi loro che mi sarebbe piaciuto fare il liceo Scientifico. Poi, quando espressi il desiderio di iscrivermi all’università, ne furono orgogliosi (...)

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