CHIUDEVA SESSANT'ANNI FA

Ellis Island, la porta d'ingresso

Ellis Island, la porta d'ingresso
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"I vecchi, i deformi, i ciechi, i sordomuti e tutti coloro che soffrono di malattie contagiose, aberrazioni mentali e qualsiasi altra infermità sono inesorabilmente esclusi dal suolo americano".

Manuale delle Giovani Marmotte del Ku Klux Klan? No: istruzioni per il personale di Ellis Island, la porta d’entrata degli States dal 1892 al 1954.

Ellis Island è un isolotto alla foce del fiume Hudson nella baia di New York. Antico arsenale militare, dal 1892 al 1954, anno della sua chiusura, venne trasformato in luogo per la selezione degli immigrati. Ora è sede dell'Ellis Island Immigration Museum, che ha anche un sito, che però non funziona troppo bene. La sola immagine che dia un’idea di cosa fosse davvero Ellis Island è quella indicata con la didascalia Then (allora). Le altre foto confondono le idee, perché il pavimento della immensa sala non è mai stato così lucido come lo vorrebbe la foto del museo.

 

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Nuovo Mondo, film del 2006 di Emanuele Crialese, mostra assai meglio, con maggior precisione, cosa succedesse sull’isola. (Qui altri spezzoni del film).

Perché then (allora, cioè fino al 1954), quando una nave entrava nel porto di New York, i passeggeri di prima e seconda classe venivano verificati a bordo. Quelli di terza trasbordavano invece sul traghetto che li portava sull’isola. Le operazioni di smistamento duravano una giornata intera quando andava bene, perché le persone si presentavano generalmente in condizioni pietose: in terza avevano mangiato poco; se la traversata era stata complicata avevano sofferto anche di mal di mare; le docce non erano molto diffuse; i soldi, se li avessero avuti non sarebbero emigrati; inglese zero (tranne gli Irlandesi) e l’italiano - siamo buoni - così così.

Then (fino al 1954) una volta a terra, si veniva sottoposti a visita medica. Uomini da una parte, femmine da un’altra, bambini da un’altra parte ancora. Se andavi bene passavi e riuscivi a ricollegarti coi tuoi. Se non andavi bene (e in una famiglia era difficile che andasse bene a tutti) ti veniva segnato col gesso una lettera sulla schiena:

 

B – Back                                - Dorso (la spina dorsale è dritta o storta?)

C - Conjunctivitis                   - Congiuntivite

TC – Trachoma                      - Tracoma

E – Eyes                                 - Problemi alla vista

F – Face                                 - Problemi al viso (voglie, cicatrici)

FT – Feet                                - Qualcosa non funziona nei piedi

G – Goiter                              - Gozzo

H – Heart                               - Problemi cardiaci

K – Hernia                              - Ernia da qualche parte

L – Lameness                         - Zoppica

N – Neck                                - Qualcosa non va bene al collo

P – Physical and Lungs          - Polmoni e problemi fisici generici

PG – Pregnancy                     - In gravidanza

S – Senility                             - Troppo vecchio (o senilità precoce)

SC – Scalp (Favus)                - Scabbia

SI – Special Inquiry               - Richiede ulteriori indagini

X – Suspected Mental defect                        - Sospetta malattia mentale

Ⓧ – Definite signs of Mental defect               - Chiari segni di malattia mentale

 

Con quella lettera ti presentavi dallo specialista. Se anche lui ti trovava qualcosa, dovevi tornare a casa. Di solito con la stessa nave con la quale eri arrivato (ma dicono succedesse raramente: il due, tre percento dei casi). Se invece eri giudicato idoneo eri accompagnato nella Sala dei Registri: nome, cognome, luogo di nascita, stato civile, luogo di destinazione, disponibilità di denaro, professione e precedenti penali. Se tutto filava liscio ti veniva rilasciato il permesso di sbarco, col quale venivi accompagnato a prendere il traghetto per Manhattan. Il sogno americano poteva avere inizio.

Un attimo, però. Perché Then (allora, fino a sessant’anni fa), però, le cose non erano così semplici come abbiamo scritto. Tra il momento in cui si riceveva il foglio di via e l’accompagnamento al traghetto si doveva passare per le Stairs (le Scale dette “della Separazione”), dove molte famiglie si dividevano: ciascuno al suo destino.

 

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E tutto questo costituiva soltanto la parte ufficiale, amministrativa, del problema. Perché mentre i funzionari provvedevano a disegnare lettere e fare le altre inquisizioni entravano in azione i truffatori d’ogni sorta che promettevano qualsiasi cosa pur di spillare denaro a chi già non ne aveva. Gli usurai erano di casa a Ellis Island. Come pure i ladri, che facevano sparire i bagagli, o li vuotavano mentre eri sottoposto a visita. Abbastanza per capire come mai Ellis Island divenisse nota col nome di “Island of Tears”, l’isola delle lacrime.

C’è un articolo molto interessante, a questo proposito, sul Jerusalem Post. Gli Ebrei hanno avuto modo di conoscere da vicino i modi di Ellis Island. Vi si parla - tra l’altro - di un allacciascarpe di ultima generazione usato per “sollevare e invertire le palpebre di ogni nuovo arrivato” onde verificare se non fosse affetto da tracoma non ancora sintomatico. E dell’uso di “spolverare con DDT” quelli che parevano più pidocchiosi degli altri. Unica giustificazione (magra purtuttavia): il fatto che then non si conoscessero ancora le proprietà cancerogene del para-DicloroDifenilTricloroetano.

Se prendete il biglietto per il Museo di Ellis Island (cumulativo per la visita alla Statua della Libertà), non fatevi incantare dal pavimento lucido.

 

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