Nel 2013 salvò a una bimba finita in un pozzo

Che fine ha fatto Luciano Zauri

Che fine ha fatto Luciano Zauri
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Una carriera lunghissima, una storia nata in mezzo ai giovani di Zingonia ed un futuro che è appena iniziato. A due giorni dalla sfida che vedrà l’Atalanta impegnata sul campo della Fiorentina, vogliamo ripercorrere la storia di Luciano Zauri. Nel suo passato ci sono tante stagioni a Bergamo, tante alla Lazio e qualche esperienza in giro per la penisola con Chievo, Sampdoria, Pescara e proprio Fiorentina. Più di 500 partite tra i professionisti con 10 reti, 5 presenze anche con la Nazionale di Giovanni Trapattoni ed una storia di calcio lunga quasi 25 anni.

Dall’Abruzzo alla Casa del Giovane. Zauri arrivò a Bergamo all’età di 12 anni assieme al fratello di Domenico Morfeo, Mario. In realtà la storia sarebbe potuta iniziare due anni prima.  Al termine di un provino lo stesso Zauri venne notato da un osservatore pescarese, ma la madre si oppose al trasferimento e tutto venne rimandato.

Tra Pescina, piccolo centro abruzzese in province de L’Aquila, e Bergamo la distanza è parecchia, ma alla fine il destino di Zauri era quello di vestire la maglia dell’Atalanta e il matrimonio si fece. Siamo nel 1990, l’eclettico centrocampista abruzzese viveva in convitto e i primi tempi furono durissimi: in diverse interviste sul suo passato, Zauri ha raccontato come le lacrime e la solitudine siano state sue indesiderate compagne per i primi tempi ma, ben presto, arrivarono soddisfazioni importanti sia con la Nazionale (chiamate in Under 15 e una finale europea con la under 18) che con la Dea.

 

ZAURI ATALANTA

 

L’esordio di Luciano Zauri in prima squadra arrivò il 15 maggio 1997. A Bergamo era di scena la Roma e il risultato finale non lasciò scampo ai nerazzurri: i capitolini conquistarono la vittoria grazie ad un perentorio 4-0. Poi Zauri trovò spazio per una seconda apparizione nella stessa annata (il mister era Vavassori) e, dopo un parcheggio di 12 mesi al Chievo, ecco il definitivo ritorno a Bergamo.

Tra il 1998 e il 2003, Zauri disputò tra campionato e Coppa Italia ben 175 partite con la maglia dell’Atalanta realizzando solo 3 reti. Vavassori lo conosceva benissimo, Zauri si dimostrò subito un jolly molto prezioso e, tra centrocampo e difesa, Bergamo conobbe le sue grandi doti di lavoratore al servizio del gruppo. I gol segnati in campionato sono due, uno arrivò il 20 maggio del 2001 a Bergamo contro la Reggina (1-1 il finale) e il secondo venne realizzato la stagione successiva sempre al Comunale contro il Perugia (2-1 per la Dea al novantesimo.

 

 

 

La terza rete segnata da Zauri con la maglia dell’Atalanta venne ricordata per lungo tempo perché proprio lui siglò l’1-1 interno nella Coppa Italia del 200/2001 contro la Pistoiese. Per quella gara, Zauri ed altri giocatori vennero accusati di combine, ma nel processo sportivo vennero completamente prosciolti e ne uscirono senza macchia.

Trapattoni, Mancini e Prandelli. Giovanni Trapattoni ha segnato la storia azzurra di Luciano Zauri. Sul campo di Piacenza, contro il Marocco, il ragazzo nato a Pescina e cresciuto a Bergamo conobbe per la prima volta l’emozione della maglia azzurra. L’infortunio di Pessotto sembrava schiudere le porte del Mondiale di Corea e Giappone del 2002 (quello a cui partecipò Cristiano Doni), ma le scelte furono diverse e Zauri dovette accontentarsi di altre 4 presenze tra agosto e novembre del 2002.

 

ZAURI LAZIO

 

Il punto più alto venne toccato a Napoli, il 12 ottobre 2002 l’Italia pareggiò 1-1 contro la Serbia in una gara valevole per la qualificazione agli Europei del 2004 e, davanti a oltre 50.000 persone, l’atalantino provò i brividi di una gara vera con la maglia azzurra.

Il grande salto Luciano Zauri lo fece nell’estate del 2003, la retrocessione con l’Atalanta gli schiuse le porte della capitale e proprio in maglia biancoceleste con Mancini allenatore Zauri provò l’estremizzazione del concetto di “jolly”. Mancini in difesa preferiva inserire Favalli, Zauri venne spesso impiegato con compiti molto più offensivi: con la Lazio, in due blocchi distinti di carriera, Luciano Zauri collezionò 177 presenze e 6 gol tra campionato e coppe togliendosi anche la soddisfazione di segnare un gol in Champions League.

 

zauri fiorentina

 

Con la maglia della Fiorentina, Zauri disputò 27 gare tra campionato, Coppa Italia e Champions Leage realizzando solo un gol nello 0-2 conquistato dalla formazione di Prandelli sul campo del Catania. Anche a Firenze, Zauri venne impiegato in diversi ruoli confermandosi jolly preziosissimo.

L’unico gol di Zauri con la maglia della Fiorentina: 

 

 

Ma che fine ha fatto Luciano Zauri?  La carriera calcistica di Luciano Zauri si è conclusa al termine della passata stagione con la maglia del Pescara. In Abruzzo, il ragazzo cresciuto in maglia atalantina ha chiuso un cerchio lungo 24 anni (dal 1990 al 2014 appunto) disputando 38 gare tra serie A e serie B prima di appendere le scarpette al chiodo.

Il campo è sempre stato un protagonista assoluto della vita di Zauri e, dunque, il presidente del Pescara Sebastiani ha pensato di mantenerlo in società con il ruolo di allenatore della formazione Berretti. Il lavoro con i giovani è una sfida molto intrigante per Zauri, gli insegnamenti ricevuti a Zingonia e quelli che i mister incontrati nella sua carriera come Trapattoni, Prandelli, Vavassori e Mancini saranno certamente preziosi e nei prossimi anni sarà curioso seguire i risultati che i giovani delfini otterranno sotto la guida dell’ex jolly dell’Atalanta.

 

W

 

Nella storia recente di Zauri, però, c’è anche un episodio che non è legato al mondo del calcio che merita di essere raccontato. Soprattutto perché c’è un ex tennista, Vincenzo Santopadre, che deve la vita di sua figlia alla prontezza di rifletti e al tempismo del ragazzo di Pescina.

Era il gennaio del 2013, Zauri era agli sgoccioli della sua carriera con la Lazio e stava pranzando in un locale di Roma vicino a Ponte Milvio. Nello stesso ristorante c’erano anche Santopadre, la moglie Karolina Boniek (figlia del grande calciatore Zbigniew Boniek attuale presidente della Federcalcio polacca ). La figlia di Santopadre, solo 7 anni, era andata in bagno e dopo pochi istanti una voragine si aprì sotto i suoi piedi risucchiandola.

L’intervento di Zauri fu immediato. Ecco come l’ex atalatino raccontò all’epoca i fatti a Lazio style: «Mio malgrado mi sono trovato in mezzo a una situazione particolare, risolta per fortuna nel migliore dei modi. Avevamo quasi finito il pranzo, quando a un certo punto nel ristorante c’è stato il panico più totale. Alcune persone correvano verso il bagno, gridando: "È caduta una bambina". Sotto il lavandino del bagno si era aperta una voragine di un metro e mezzo. La bimba era sprofondata, urlava, piangeva, ma era tutto buio. Una scena pesante, che non scorderò mai. Ho cercato di vedere cosa poter fare, senza gesti inconsulti. Ho provato a calarmi, appoggiandomi con la schiena e aiutandomi con le travi. Col telefono ho illuminato il pozzo, la bambina aveva solo la testa fuori dall'acqua. La piccola, superintelligente, si è aggrappata a me, le ho fatto mettere i piedi sulle mie spalle. Una volta uscita, ha potuto abbracciare il padre. È stato un gesto istintivo, anche un pizzico d'incoscienza, ma bisognava farlo. Non voglio prendermi meriti. La bimba è stata eroica, ha lottato fino alla fine, mi ha ascoltato».

Tante partite da protagonista sul campo, un presente da allenatore di giovani promesse pescaresi e la consapevolezza di aver salvato la vita ad una piccola di soli 7 anni.

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