Il messaggio

Fra Angelo Preda: «Comunque le cose vanno sempre per il verso giusto. Sempre»

Priore dei Domenicani di San Bartolomeo: la laurea in architettura, il militare negli alpini, la vocazione. Battezzato a Ponte San Pietro

Fra Angelo Preda: «Comunque le cose vanno sempre per il verso giusto. Sempre»
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di Bruno Silini

Sostiene che l’aspetto più difficile dell’essere priore sta nel governare i frati e portare a compimento ciò che la comunità decide. E quand’anche fossero indisciplinati c’è tutta una serie di tecniche e modalità per poter riprendere chi devia. Così fra Angelo Preda definisce il suo ruolo all’interno del convento di San Bartolomeo, sul Sentierone, nel cuore di Bergamo.

Perché prete? E perché Domenicano?

«La mia storia vocazionale parte dal mio battesimo nella chiesa di Ponte San Pietro. L’allora parroco, don Pietro Casari, al termine del rito mi prese e mi pose sull’altare della Madonna Addolorata dicendo: “Questo bambino diventerà un sacerdote”. Tutto questo è nero su bianco in una lettera che mio padre mi scrisse e che conservo ancora gelosamente».

Quel che si dice un destino segnato.

«Ma poi ci fu poi un altro segno che venne da don Corinno Scotti (morto di recente, ndr), carissimo amico di mio papà. Quando mi vide per la prima volta - avevo all’incirca qualche mese - disse a mio padre la stessa frase: “Questo bambino diventerà un sacerdote”».


Però prima di assecondare il volere di Dio sono passati quasi 40 anni. Nel frattempo, si è laureato in Architettura a Milano, ha lavorato per qualche tempo, si è divertito con gli amici...

«Sinceramente, devo dire che c’era qualcosa in me, un tarlo della chiamata. Ma i miei genitori, come del resto tutti i genitori, alcune volte non si accorgono di qualcosa che i figli hanno o che sentono. Quindi ho vissuto la mia fanciullezza, la mia giovinezza come tutti gli altri. Mi portavo addosso “un peso” ma in modo tranquillo. Che non ero “normale” si accorsero i miei compagni durante la leva negli Alpini a Merano. Mi chiamavano “guida spirituale”».

A un certo punto decise.

«Capitai qui a San Bartolomeo, a una messa serale. C’era un grande gruppo di giovani ad ascoltare l’omelia di un padre domenicano. Chiesi se potevo far parte anch’io di questa comunità. Era il 1991. Dopo tre anni entrai nell’ordine».

I suoi genitori come l’hanno presa?

«Fu una settimana traumatica. Mia madre pianse e mio padre ebbe una settimana di ribellione contro la mia decisione. Ma il Venerdì Santo mi abbracciò. Mi disse: “Sia fatta la tua volontà e la volontà del Signore”. Quindi festeggiammo i giorni della Pasqua in pienezza, in comunione con la mia famiglia e con Dio».

Nelle foto sul suo profilo Facebook non le manca mai un sorriso solare.

«Quella del sorriso è una caratteristica che mi riconoscono in molti. D’altro canto un vero cristiano dovrebbe (...)

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