«Ho avuto offerte, ma resto»

Gasperini: «Felicità è vedervi felici»

Gasperini: «Felicità è vedervi felici»

È stato un martello, ha rischiato di finire all’Inferno e invece ci ha portato tutti in Paradiso. Gian Piero Gasperini ha riscritto, insieme ai suoi ragazzi, la storia atalantina. Lo abbiamo incontrato a Zingonia per una chiacchierata di fine stagione e abbiamo parlato di un sacco di cose. Di campo ma non solo. Il rapporto con i Percassi, quello con la città. Ci siamo resi conto che è un uomo felice. Soprattutto perché vede noi tifosi felici.

Mister, come ha fatto?
«Eh, come ho fatto… Certamente non ho fatto niente da solo. Ci siamo riusciti tutti quanti, un mix di energie positive che sono andate dalla stessa parte e ne è uscita una stagione incredibile. È andata come mi immaginavo, volevo fare questo tipo di lavoro. Ma un risultato così, pensando alle oggettive difficoltà iniziali, era difficilissimo da prevedere».

Però lo sapeva, perché già l’estate scorsa, alla Gazzetta, parlò di Europa…
«Non pensavo al l’Europa subito perché questa squadra l’anno scorso, nel ritorno, fece sei punti in 14 giornate. Era impossibile guardare con fiducia ad un obiettivo così grande, ma volevo impostare un discorso per arrivarci magari già la prossima stagione. Secondo me partivamo da una base bassa e anche da un po’ di presunzione».

In che senso?
«Il campionato scorso veniva considerato buono e invece, secondo me, la squadra ha passato dei rischi importanti. C’era soddisfazione ma io non avevo avuto, guardando la stagione da fuori, la stessa sensazione: ero convinto che l’Atalanta avesse davvero fatto fatica e rischiato. Forse è per quello che, all’inizio, l’ambiente era molto resistente alle mie idee. Mi ricordo critiche assolutamente esagerate».

Parla della stampa, della società o dei tifosi?
«Tutti mi accolsero bene ma quando iniziarono le partite vere la critica era troppo forte. E sono stato vicino all’esonero con sei punti in sei partite quando nel girone di ritorno della passata stagione l’Atalanta ne fece altrettanti ma in 14 giornate. Alla vigilia del Napoli, anche dopo il successo di Crotone, c’era grande resistenza».

 

 

Forse non capivamo bene quel che stava facendo.
«Però, a legger qualcuno, ero io quello confuso. Per superare questa situazione è servita una vittoria eclatante e da quel momento le cose sono andate sempre meglio. Prima non si voleva cambiare e si voleva restare ancorati al passato: la situazione non era favorevole».

Però anche quella è stata un po’ la sua fortuna, non crede?
«In quel momento, dopo il Palermo, è iniziata una nuova vita. È stato stravolto tutto. Abbiamo fatto un buon precampionato ma con impegni relativi, è in campionato che abbiamo affrontato i primi veri banchi di prova e le prime due giornate con Lazio e Sampdoria siamo stati abbastanza sfortunati. Con il Torino abbiamo vinto e poi a Cagliari abbiamo fatto male. Contro il Palermo ho visto buone cose ma la situazione, con tanti giocatori in rosa e dopo una preparazione fatta con impegni non molto provanti, era difficile».

Quindi dobbiamo aspettarci un pre campionato diverso?
« Assolutamente sì, compatibilmente con le possibilità mi piacerebbe fare qualche esperienza all’estero perché credo sia importante. Valuteremo le opportunità, in alcuni Paesi si parte prima ma abbiamo tempo per organizzare al meglio il lavoro cercando di fare qualche gara di livello internazionale anche fuori Bergamo».

Che differenze di ambiente ha trovato tra Bergamo e Genova?
«Qui a Bergamo c’è un grande vantaggio: quando la stagione ha svoltato, anche quelli che inizialmente avevano avuto un approccio negativo sono stati felici per la squadra. A Genova, con due squadre, la situazione è spaccata e qualcuno che rema contro c’è a prescindere».

Si è mai commosso quest’anno?
«Vedere la gente felice è una soddisfazione enorme ma la vivo più intimamente, non sono uno che esterna molto. Però le scene che ho visto, incredibili, mi hanno emozionato davvero. Vedo tanta gente contenta e sorridente, è bellissimo».

Immaginiamo la fermino anche per strada.
 «Quasi ogni giorno. Si dice che il bergamasco sia chiuso e invece capita che stia camminando per strada e mi fermino persone di ogni età. Dal ragazzino che vuole la foto ai signori che mi fanno i complimenti, mi stringono la mano e mi abbracciano. Bellissimo».

 

 

Cosa la ha detto il presidente dopo la qualificazione matematica?
«Con il presidente è da tutta la stagione che le emozioni si susseguono. Da tempo mi dice che è tutto bellissimo e che sto facendo un grande lavoro, mi ha riempito di elogi in ogni situazione. Siamo un po’ storditi, la novità l’abbiamo quasi metabolizzata e adesso viene il tempo della grande gioia e della decompressione. Voglio ancora fare un punto, ma stiamo già pensando al futuro. Perché la soddisfazione la assapori nel “durante”, quando arrivi al traguardo dici: “Bene, e adesso”. E adesso si guarda avanti».

Com’è il rapporto tra lei e Percassi?
«In pochi mesi il nostro rapporto è diventato molto forte. C’è grandissima stima e mi gratifica molto la sua considerazione verso la mia persona. Si spera sempre che le cose durino in eterno ma in tutto c’è un inizio e una fine, però credo che il nostro rispetto reciproco non finirà mai. Va oltre al risultato del campo. Abbiamo una simbiosi e un’identità di valori veramente positive».

Le era già capitato di avere rapporti di questo tipo sul lavoro?
«La sintonia che ho con Percassi non mi è mai capitata con nessuno. Preziosi, lo dice spesso anche lui, è un infedele, mentre la stretta di mano di Percassi vale più di un contratto scritto».

Ora che la stagione volge al termine, è un po’ stanco?
«In verità mi sto riprendendo. Ho fatto un paio di giorni un po’ inebetito, ma poi mi sono ripreso e la Papu Dance ballata lunedì sera a Milano mi ha fatto tornare pienamente in pista. L’unica cosa che mi tiene ancora legato a questa stagione è il punto che ci manca per la qualificazione diretta ai gironi di Europa League e che è sfumato, come ha detto Luca Percassi, per il gol in fuorigioco a due minuti dalla fine preso contro il Milan. Fatto quello, inizieremo a pensare al ritiro, alla preparazione e a tutti i dettagli da sistemare per non farsi trovare impreparati. In Europa giocheremo contro squadre che vanno a mille, serve valutare tutto e ragionare anche bene sui giocatori. È un lavoro molto bello e coinvolgente».

 

 

Ha ricevuto altre offerte?
«Si, anche molto importanti».

Da tutta Europa?
«In Europa non mi sono nemmeno messo sul mercato, ho tanti amici che vanno ad allenare fuori, soprattutto in Inghilterra, ma poi c’è sempre un cielo grigio e buio. Ho un’età che mi permette di scegliere anche la qualità della vita che voglio, magari a fronte di qualche soldo in meno».

Però ha scelto di restare a Bergamo.
«Sì, perché qui è meglio. Sono la primissima scelta, non la terza. Bisogna andare dove ti vogliono veramente, se ti mettono in competizione con altri meglio tirarsene fuori».

Secondo molti è il miglior allenatore del campionato.
«Diciamo che, per questa stagione, sono in lizza. Ma ce ne sono tanti di colleghi bravi, che hanno fatto bene. Per me è stata un’esperienza fondamentale. A Genova certi risultati sono passati quasi inosservati, ma non era giusto. Sono tornato con una squadra che era in B e siamo andati in Europa. La seconda volta ho preso una squadra reduce da due diciassettesimi posti e ci siamo prima salvati e poi qualificati in Europa. In otto campionati tra Genoa e Atalanta ho centrato tre volte l’Europa».

Le piace il progetto del nuovo stadio?
«Ho visto il plastico il primo giorno che venni a Zingonia. Ho subito chiesto quando sarebbe stato pronto. Adesso c’è un percorso tracciato e credo che la nostra stagione abbia anche un po’ accelerato i discorsi aperti ormai da tanto tempo. Questa è una cosa fantastica, in Italia è la prima volta che capita e vorrei dire una cosa importante, a cui tengo».

 

 

Prego.
«Questo è un regalo di Percassi alla città e ai tifosi. Dal mio punto di vista, da bergamasco adottato, credo che lo stadio sia stato pagato veramente tanto. Un’esagerazione, non esiste. Sto pensando a quanti giocatori avremmo potuto comprare con quei soldi, sono state tolte delle risorse all’Atalanta per fare un grande regalo a tutti. Al Comune e alla gente. Non esiste che una società con 110 anni di storia debba pagare così tanto lo stadio dove ha sempre giocato. Spero di vederlo finito e di assistere al taglio del nastro. Intanto una partita, da proprietari, l’abbiamo giocata».

A proposito di giocatori, lei ha chiesto due o tre innesti del livello di Gomez. Mica facile.
«Il concetto è semplice. Lui quest ’anno è stato un elemento di grande impatto e di assoluta importanza, quindi quando ho detto che vorrei due o tre innesti come il Papu, intendevo dire giocatori di livello internazionale. Perché per me lui è di quel livello. Prima era relegato sulla fascia, con una mobilità ridotta e un’area di azione limitata; oggi è diventato un giocatore capace di muoversi in più zone, che segna gol e regala assist fungendo da punto di riferimento per tutti. Tecnico e morale. Il suo atteggiamento è positivo, anche nella quotidianità».

Quindi vorrebbe lavorare con tanti ragazzi e qualche innesto di valore?
«È normale che l’Atalanta abbia una politica legata ai giovani e a giocatori da rilanciare e credo si debba continuare su quella strada. Un uomo come il Papu, però, trascina tutti e l’ambizione è trovare un altro paio di giocatori validi su cui lavorare. Non serve andare a prenderli al Barcellona o al Real Madrid. Se riusciamo ad individuare degli elementi di quel livello possiamo migliorare. Tutti quanti. Ma questo lo lascio fare a Sartori».

In che ruoli cercate?
«Io la priorità la do sempre all’attacco. È lì che si alza il livello di una squadra. Magari ci sono squadre mediocri che però, con un grande attaccante, arrivano a fare campionati positivi. Diciamo che un paio di “pezzi da novanta” sarebbero decisivi, a prescindere dal ruolo».

Chi l’ha stupita di più tra i ragazzi?
«Parlare di singoli è difficile. Tanti hanno avuto una crescita importante».

Freuler?
«Con lui si è fatto un percorso particolare. Fin dal ritiro avevo tanti centrocampisti e spesso lo mettevo fuori ruolo, mi serviva vedere altro. Lui un po’ si preoccupava, e io gli dicevo: “Tranquillo, sei un buon giocatore, ma ora mi servi lì”. Però ci sono anche Toloi e Masiello. E Kurtic. A livello tattico, lui è stato l’uomo che mi ha permesso di svoltare e giocare in un altro modo, trovando l’equilibrio giusto».

 

 

Questa stagione sarà irripetibile?
«Noi dobbiamo fare come Bubka. Vi ricordate? Migliorava i record di un centimetro alla volta e vinceva una Ferrari all’anno, anche se aveva nelle gambe salti di un livello molto superiore. Noi, per la verità, quest ’anno abbiamo già fatto un balzo enorme e l’obiettivo è sempre quello di migliorare. Anche poco per volta, ma andare sempre avanti. C’è una cosa, però, di cui nessuno parla mai…».

Cioè?
«Vedo molti che fanno i conti sulla retrocessione del Palermo e su quella di una tra Crotone o Genoa perché ballano 15 milioni di euro di introiti che finiscono nel paracadute per la B. Questo è uno scandalo. Squadre come l’Atalanta quest’anno, l’anno scorso il Sassuolo e prima ancora il Genoa, non hanno nessun premio per essere riusciti a fare qualcosa di grande pur partendo dalla seconda fascia. Ci sono squadre che arrivano dietro che hanno sempre l’assegno giusto sul tavolo. A gennaio arrivano con un sacco di soldi a fare offerte irrinunciabili e prendendo giocatori giovani, anche se poi finiscono il campionato a dieci punti di distanza. Come fai ad alzare il tiro?».

Progettando?
«Sì, ok, tu puoi anche pensare di migliorare e andare oltre, ma se poi, oggettivamente, non cambiano mai le risorse che hai a disposizione anche se dimostri di saper fare calcio in un certo modo raggiungendo grandi obiettivi è quasi impossibile alzare il tiro. L’anno prossimo magari non si penserà più alla salvezza come traguardo, ma si potrà lottare comunque per essere la migliore delle “piccole”, perché per ottenere certi risultati devi sperare che quelle davanti si suicidino e buchino la stagione».

Tra le altre, chi ha giocato il calcio migliore?
«Sicuramente il Napoli, soprattutto nelle ultime partite. Hanno perso Higuain eppure sono migliorati. Sarri è stato veramente molto bravo, quest ’anno ancora più dell’anno scorso». Ma in due gare contro di loro, l’Atalanta ha fatto sei punti e subito zero gol. «È vero, sono state due partite importantissime. La vittoria di Napoli ci ha confermato che potevamo davvero farcela. Avevamo giocato più di un girone e quindi è arrivata la consapevolezza che potevamo arrivare fino in fondo».

 

 

Con casoncelli e polenta come va?
«Troppo bene, mi sono costati almeno due chili. Adesso arriva la bella stagione e lavoro per smaltirli. Se vado avanti così per tutto il contratto divento un gommone».

Dove andrà in vacanza?
«Non ho ancora organizzato nulla, aspetto il punticino. Comunque solitamente faccio dei lunghi weekend, la base sarà ad Arenzano e poi girerò un po’ perché non riesco a stare troppo fermo in un posto. Spesso sarò a Bergamo però».

Ha rinnovato il passaporto?
(Ride, ndr) «Non è mai scaduto, lo tenevo pronto».

Cosa vuol dire ai bergamaschi?
«Che è stato bello e ci stiamo davvero divertendo. Ora facciamo una bella festa e poi ripartiamo. Tutti pronti a prendere l’aereo per andare in Europa. Perché è tutto vero: siamo andati in Europa».