Gigi Vedovati volerà presto in Spagna. E chi rileverà il Caffè Garibaldi ad Albino?
Un locale storico, addirittura settecentesco. Dal 1985 lo gestisce Pierluigi, ma a luglio va in pensione e i figli fanno altro. «Era un locale fumoso, si giocava a carte e a biliardo. C’erano tanti clienti affezionati, dal panettiere al salumiere. E i “tiratarde” della sera»
di Fabio Gualandris
Si affaccia su via Mazzini un locale antico, quasi certamente quello di Albino con più anni di attività alle spalle... e si respira la piccola storia nostrana fatta di ricordi, appesi alle pareti o archiviati in magazzino, come quella vetrata con inciso il logo della squadra di calcio che nel 2019 ha festeggiato i suoi cento anni di storia e che ha avuto i natali proprio qui, al Caffè Garibaldi. Ma anche un quadretto che conserva il ritaglio di una storica pubblicazione albinese, la “Pro Albino”: un articolo degli anni Cinquanta nel quale si parla di “Una partita a tresette di 50 anni fa”, a firma “Tre Trani” e corredato da una bella illustrazione dell’artista albinese Dante Acerbis dove appaiono in bella evidenza, su di una colonna esterna in via Mazzini 69, due banner con le scritte “W il Re” e “W Umberto I”, Re d’Italia dal 1878 al 1900. Ma anche quel cimelio, ben incorniciato, originale “reliquia laica” della lettera iniziale della prima insegna del “Caffè Garibaldi”, una “C” contenente il ritratto dell’eroe dei due mondi.
Pierluigi Vedovati, per tutti “Gigi”, è l’attuale gestore del Caffè Garibaldi. Prossimo alla pensione, che maturerà a luglio, pensa alla cessione dell’attività per poi trasferirsi in Spagna dove da qualche tempo si è dovuta stabilire sua moglie, catalana di Barcellona. Ci siamo fatti raccontare la sua esperienza di gestore di un luogo tanto significativo per gli albinesi. Vi si accede dai portici, datati 1524, che danno sulla “Piàssa” e che fanno da anticamera sia al Caffè Garibaldi che alla tabaccheria Petteni. «Sono nato il 17 gennaio del 1955 - si presenta Gigi -, quindi ho da poco compiuto 65 anni. La mia avventura di gestore parte nell’agosto del 1985. Dopo aver lavorato per sette anni in fonderia, ho ritirato il bar da Mario Santo Corna, albinese con trascorsi in Svizzera. Il locale, completamente ristrutturato nel 2007, ha origini molto antiche, nel Settecento».
Il Caffè è stato anche sede della Falco
«Non solo sede, qui nel 1919 - su iniziativa di alcuni imprenditori albinesi - vi nacque la Falco: una targa all’esterno del locale tuttora lo ricorda. Il Caffè era allora gestito da Coriolano Roncelli, la cui filosofia era riassunta nell’efficace slogan: “Se siete soddisfatti ditelo agli amici, se non lo siete ditelo a me”. Il sodalizio calcistico venne sciolto nel 1969, quando la Falco si fuse con la Fulgor da cui nacque l’Albinese, venne poi rifondata nel 1999 a seguito dell’evoluzione dell’Albinese in AlbinoLeffe dovuta all’ulteriore fusione con il Leffe».
1985, ci parli degli inizi.
«Il bar era ben avviato e aveva molti clienti. Mi aiutavano mia moglie e i miei genitori, l’orario di apertura era impegnativo, dalle 6.30 del mattino all’una di notte. Erano altri tempi, in via Mazzini c’era più movimento, vuoi per la presenza del Municipio, della banca, dei molti negozi e dei tanti parcheggi sulla via. Il lavoro rendeva: bar e giochi, biliardo e carte. Allora si poteva ancora fumare nei locali pubblici e il mio locale era frequentemente attraversato da una fitta coltre di fumo, così, oltre a fumare il mio pacchetto giornaliero, ero costretto a respirare anche il fumo dei miei clienti. Era un bar “fumoso”, gremito da giocatori di carte. Fortunatamente nel 2003 una legge vietò il fumo nei luoghi aperti al pubblico. Oggi fumo una sigaretta dopo pranzo e nei momenti di relax».
Chi frequenta il Caffè?
«Il Caffè Garibaldi aveva tanti clienti affezionati. Ne cito alcuni che mi hanno lasciato un bel ricordo e che purtroppo non sono più tra noi: il panettiere Tullio Cuminetti, dopo le notti passate a lavorare nel suo forno del pane; il salumiere Cesare Bergamelli che aveva il negozio sull’angolo con via Sant’Anna; il vetraio Sergio Cantini; il maestro di biliardo Erminio Paladini. Nei primi tempi la clientela era quasi esclusivamente maschile e le poche donne che ci venivano erano accompagnate dal proprio compagno a marito. Oggi il trend si è completamente invertito e la tradizionale presenza maschile rivive esclusivamente con le dirette calcistiche di Sky che proponiamo, attrazione che ha letteralmente sostituito i giochi delle carte e del biliardo».
C’è ancora il biliardo?
«Purtroppo no. Se agli inizi era la classica osteria con il biliardo e i giochi di carte tanto che si faceva la fila nell’attesa del proprio turno, con il passare degli anni le abitudini dei clienti sono cambiate. Organizzavamo anche tornei di boccette a cui partecipavano giocatori che venivano anche da fuori paese. Lo stesso vale per il gioco delle carte che, nonostante viva tuttora la disponibilità di uno spazio ad hoc, non è passato alle generazioni successive che preferiscono i giochini sul telefonino e la play…