L'intervista

Il saluto di don Alfio, che va a Gandosso: «Comenduno di Albino mi ha voluto bene»

Il parroco ai saluti dopo sette anni, andrà via a metà settembre. «Un paese con una sua identità, lo vedi dalle relazioni strette»

Il saluto di don Alfio, che va a Gandosso: «Comenduno di Albino mi ha voluto bene»
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di Fabio Gualandris

Domenica 1 settembre la comunità parrocchiale di Comenduno vivrà momenti particolarmente sentiti per il saluto a don Alfio Signorini, nominato nuovo parroco di Gandosso. Lo abbiamo incontrato per farci raccontare questa sua esperienza che volge al termine.

Da quanti anni è parroco di Comenduno?

«Sono qui dall’ottobre 2017».

Che tempo è stato?

«Sicuramente arricchente, si è trattata della mia terza esperienza pastorale dopo i primi dieci anni come curato all’oratorio di Torre Boldone, seguiti da altri dieci come parroco a Branzi in alta Valle Brembana. Tappe che mi hanno attrezzato dal punto di vista pastorale».

Come è stato accolto?

«Ho subito percepito affetto spontaneo e sincero, ho trovato una parrocchia molto vivace dal punto di vista delle associazioni, del volontariato e un territorio, Albino e la Valle Serina, molto ricco e dinamico, dall’economia al sociale. Comenduno è una realtà che ha proprio una sua identità di paese, non è zona di passaggio, capisci che c’è una rete di relazioni familiari molto strette, ben annodate, che danno forma anche a una comunità che trova nell’oratorio casa, e si impegna dentro nell’oratorio come luogo di crescita. Oratorio, scuola dell’infanzia, chiesa parrocchiale, polisportiva Marinelli… ho visto luoghi in cui la comunità dà forma e visibilità a quello che è il suo esistere. Ho incontrato persone molto generose impegnate in diversi ambienti».

Ci racconti Comenduno...

«Comenduno è una comunità affettuosa, generosa e accogliente, tre aggettivi che la definiscono bene».

Partiamo dal primo. L’affetto.

«Fin da subito ho sentito l’affetto per don Diego che andava, ma allo stesso tempo ho trovato anche affetto nei miei confronti e ho intuito che era legato al fatto che ero il loro parroco. Il tuo ruolo di prete per loro è importante e, se vogliamo, è anche nella storia di Comenduno che nasce staccandosi da Desenzano, chiedendo con forza di avere un suo parroco. Forse, nelle radici profonde di questa comunità c’è l’idea che “il nostro prete è il nostro prete” al di là che ti chiami don Diego, don Guglielmo, don Alfio: si vuole bene al prete del paese. Lo dimostrano anche le storie dei sacerdoti originari di Comenduno, come quella recente del vescovo don Lino Belotti, piuttosto che quella più lontana di mons. Giosuè Signori, che hanno dato forma all’affetto attorno al prete».

La generosità.

«È una comunità generosa nel senso dell’impegno dentro il volontariato e nel tempo che viene dedicato ai bisogni, ma anche a livello economico (...)

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