Intervista a Guido Marinoni: «Non sparate sul medico di famiglia, è insostituibile»
Il presidente dell’Ordine dei medici dal 2018 (confermato) è stato uno dei primi a credere negli studi associati. A tutto campo sulla sanità bergamasca

di Bruno Silini
Anche se rappresenta tutti i medici di Bergamo, Guido Marinoni non si sottrae a domande sui medici di famiglia, professione nella quale ha sempre cercato, così sostiene, di mantenere con l’assistito un rapporto il più empatico e personalizzato possibile.
In tempi non sospetti, ha anticipato quelle che sono oggi le Case di Comunità...
«In effetti, rispetto all’organizzazione della professione, sono stato tra quelli che hanno inventato il lavoro in gruppo in medicina di famiglia mettendo insieme, molti anni fa, più medici in una stessa struttura, con il supporto di personale di segreteria e dell’infermiere, figura che ritengo fondamentale. Inoltre, garantendo un’organizzazione che ha sempre consentito di coprire gran parte dell’arco della giornata in modo da dare ai pazienti la massima disponibilità. Le Case di Comunità sono qualcosa di diverso. L’associazione tra medici di famiglia, però, è la premessa per creare una rete di professionisti il cui riferimento può essere la casa di comunità».
C’è anche un gruppo WhatsApp dei medici di famiglia, dove lei è tra gli utenti più attivi.
«Penso che faccia riferimento a quello creato dal collega Valerio Albani Rocchetti. Conta 225 membri, la maggior parte medici, ma anche qualche politico, sindaco e giornalista. Do consigli a chi me li chiede e cerco di informare i colleghi sulle recenti normative che li riguardano».
Quando un medico di famiglia è obbligato a visitare un paziente in casa?
«Secondo logica, quando il paziente ne ha reale necessità».
L’accordo Collettivo nazionale di lavoro dice che il medico deve visitare (gratuitamente) a domicilio «con particolare riferimento alla non trasferibilità dell’assistito». Un linguaggio da azzeccagarbugli.
«Si può discutere all’infinito, perché “non trasferibilità” è un termine per nulla chiaro. Però penso che tutti quelli che fanno questo lavoro secondo scienza e coscienza (...)